Minimum tax 2024: come funzionerà e chi colpirà

Nel 2024 è previsto l'arrivo delle minimum tax. Ad essere colpiti dalla nuova tassa saranno principalmente le grandi aziende e le multinazionali

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

In questo ultimo scorcio di anno si parla sempre più sovente della minimum tax, che dovrebbe arrivare nel corso del 2024. Questa novità non coinvolgerà tutti i contribuenti, ma solo e soltanto le multinazionali: è, in estrema sintesi, una tassa minima che verrà applicata ai colossi che hanno sedi ed unità operative in più paesi. E che, soprattutto, permetterà di finanziare la nuova Legge di Bilancio del governo Meloni.

I pilastri sui quali si regge la Manovra 2024 sono ormai arcinoti: si passa dalla riforma Irpef e dal taglio del cuneo fiscale, per arrivare alle varie misure a sostegno delle famiglie. Non sono stati dimenticarti il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione e la sanità.

Purtroppo i fondi per coprire queste misure sono limitati ed il governo Meloni ha necessità di reperire delle nuove risorse. Questo è il motivo per il quale, per il nuovo anno, è stata messa in calendario la global minimum tax, il cui gettito previsto è aggira intorno ai 2-3 miliardi di euro. La nuova tassa scatterà dal mese di gennaio 2024. Cerchiamo di capire in cosa consiste questa particolare novità e quali saranno i soggetti che ne verranno colpiti.

Come funziona la minimum tax

Il presupposto normativo sul quale si poggia la global minimum tax è una direttiva europea datata 14 dicembre 2022, che si basa su alcuni accordi presi tra i Paesi Ocse i quali prevedono delle regole condivise tra questi ultimi ed il G20. Il governo italiano, a breve, dovrebbe far scattare un decreto legislativo attraverso il quale provvederà ad introdurre un’imposta minima del 15%, che verrà applicata ai grandi gruppi nazionali ed alle multinazionali.

Per l’Italia i tempi per introdurre la minimum tax sono realmente stretti e per non risultare inadempiente deve correre: la direttiva deve essere recepita entro e non oltre il 31 dicembre 2023. L’Esecutivo ha provveduto ad inserire la nuova tassa per le multinazionali in uno dei vari decreti legge di delega fiscale. E dovrà obbligatoriamente entrare in vigore nel corso del 2024.

Ma perché è necessario introdurre la minimum tax? La tassa a livello globale deve essere inserita a fronte della globalizzazione e digitalizzazione dell’economia e, soprattutto, a fronte della sempre più spiccata capacità delle multinazionali di modificare in tempi rapidi i propri modelli di business.

Perché è stata introdotta la minimum tax

Quali sono i motivi per i quali si è deciso di introdurre la minimum tax? Il progetto di introdurre una tassazione al 15% arriva decisamente da lontano e rientra nei progetti di riforma fiscale globale sollecitata dai paesi Ocse. Dopo un lungo iter, ora come ora, si appresta ad assumere anche una forma concreta a livello locale.

Nel corso di una serie di confronti che sono durati alcuni anni i 139 paesi membri dell’Ocse e del G20 si sono trovati d’accordo ad approvare una riforma fiscale globale che si dovrà basare su due importanti pilastri:

  • un sistema tutto nuovo di tassazione delle multinazionali, che dovrà essere calibrato sulle giurisdizioni nelle quali sono realizzati gli utili. Le grandi aziende – con un fatturato che supera i 20 miliardi di euro ed una redditività superiore al 10% – prima che vengano applicate le tasse, dovranno provvedere a pagare le imposte anche nei paesi in cui operano e non soltanto dove hanno collocato la propria sede legale;
  • la tassazione minima deve essere pari al 15% per le multinazionali che abbiano un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro. Lo scopo di questa scelta è evitare che venga ridotta la base imponibile e trasferiti gli utili.

Cosa succederà in Italia

La global minimum tax prevista nel nostro paese a partire dal 1° gennaio 2024 ha lo scopo di rendere concreto, ai fini pratici, il secondo pilastro della riforma fiscale approvata a livello mondiale: è prevista, infatti, l’introduzione di un’imposta minima pari al 15% per le multinazionali.

Proprio per riuscire a mettere in atto questa imposta, l’Unione europea ha decido di tracciare alcune linee guida che possono essere sintetizzate in due punti fondamentali:

  • estendere la disciplina che abbiamo appena sintetizzato anche ai gruppi nazionali, che abbiano un fatturato globale pari a 750 milioni di euro;
  • introdurre un’imposizione integrativa per tutte le imprese localizza in un qualsiasi Stato Ue a bassa imposizione, comprese le controllanti capogruppo che applicano l’imposta minima integrativa.

Seguendo le indicazioni fornite direttamente dall’Unione europea la minimum tax verrà introdotta anche nel nostro paese.

È già pronta la bozza di decreto

La bozza di un decreto legislativo, che a breve l’Esecutivo dovrà approvare, esiste già. Questo documento si compone di 52 articoli e risulta essere disponibile dallo scorso mese di settembre. A metterlo a disposizione è stato direttamente il Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in questo modo, ha intenzione di raccogliere i commenti ed i suggerimenti delle varie associazioni di categoria, degli ordini professionali e degli esperti della materia.

Volendo schematizzare al massimo le tre imposte che potrebbero essere introdotte nel nostro paese, queste possono essere sintetizzate in questo modo:

  • imposta minima integrativa (IIR), che dovrà essere versata da tutte le imprese controllanti che risultino essere localizzate in Italia di multinazionali o nazionali, che al momento sono soggette ad una bassa imposizione inferiore al 15% e che fanno parte del gruppo;
  • imposta minima suppletiva (UTPR), che è riservata ad una o più imprese di una multinazionale localizzata in Italia in relazione alle imprese che fanno parte del gruppo soggette ad una bassa imposizione quando non viene applicata l’imposta integrativa equivalente in altri paesi;
  • imposta minima nazionale (QDMTT), che dovrà essere versata dalle multinazionali (o dalle imprese nazionali) che risultino essere soggette ad una bassa imposizione e che si trovino in Italia.

I benefici previsti

Quali sono i benefici previsti dalla minimum tax. All’Italia, prima di tutto, permetterà di raccogliere il gettito necessario per finanziare la Manovra 2024. Ma soprattutto l’esistenza di una tassazione condivisa a livello europeo dovrebbe contrastare, almeno sulla carta, il rischio di un dumping fiscale. Stiamo parlando della pratica che porta a ridurre le aliquote fiscali di un determinato paese per attirare imprese ed investitori dall’estero a discapito degli altri Paesi.

In questo momento sono quattro gli stati europei con delle aliquote inferiori al 15%:

  • Ungheria: 9%;
  • Bulgaria: 10%;
  • Irlanda: 12,5%;
  • Cipro: 12,5%.