Bigh Tech nel mirino di Meloni: arriva la Minimun Tax

Finita la pacchia per le multinazionali in Italia (o almeno ridimensionata di molto): allo studio del governo c'è una Minimum Tax al 15% sui redditi dei grandi gruppi transnazionali

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Le multinazionali, e in particolare i giganti del Web, finiscono nel mirino del governo. A palazzo Chigi si inizia a ragionare su come dare corpo alla delega fiscale e uno dei punti sul tavolo è la tassazione dei grandi gruppi internazionali che fanno affari d’oro nel nostro Paese pagando tasse risicate. Il primo decreto legislativo in attuazione della riforma del Fisco verrà presentato nei prossimi giorni. Il testo imporrà una tassazione minima del 15% e una serie di obblighi compensativi per chi non raggiunga tale quota.

Global Minimum Tax sui profitti della multinazionali

Il governo Meloni non ha inventato nulla, ma ha spinto il piede sull’acceleratore dal momento che mancano poco più di tre mesi alla presentazione della legge di Bilancio e occorre trovare velocemente le risorse.

Tutto nasce con l’accordo dell’Ocse sulla tassazione delle multinazionali. Tale accordo, che deriva dalla teorizzazione di una Global Minimum Tax, è stato poi recepito dalla direttiva europea 2523 del 2022. La ratio è fare in modo che i grandi gruppi imprenditoriali che abbiano un fatturato consolidato di almeno 750 milioni di euro paghino almeno il 15% di tasse in ogni Paese in cui fanno affari. La direttiva colpisce sia i gruppi stranieri che quelli italiani.

Tassazione sopra al 15% per le multinazionali

Chi paga meno del 15% di tasse al Fisco sarà chiamato a integrare i pagamenti, con modalità da definire, fino a raggiungere l’aliquota minima. Le modalità di integrazione sono ancora allo studio ma si pensa, ad esempio, a vietare alle multinazionali l’accesso a quelle detrazioni e deduzioni fiscali che permettono di abbattere i profitti riducendo l’imponibile.

Secondo un’indagine dell’Area Studi Mediobanca nel triennio 2019-2021 i giganti del web hanno risparmiato 36,3 miliardi di euro in tasse grazie al fatto che i loro introiti sono stati contabilizzati in Paesi che adottano la fiscalità agevolata. In Italia le filiali delle Big Tech hanno versato al Fisco un totale di 150 milioni di euro a fronte di un fatturato aggregato di 8,3 miliardi. Si tratta di poco più dell’1,8% di tasse.

Paesi a fiscalità agevolata in Europa

In Europa questo sistema è reso possibile dalla fiscalità agevolata di Irlanda e Olanda. Nella pubblicistica questi sistemi vengono definiti “caffè irlandese” e “panino olandese”. Si tratta di sistemi del tutto legali ai quali, al massimo, si può avanzare qualche critica sul piano etico. Per evitare di andare allo scontro con i Paesi che offrono una fiscalità agevolata e per evitare che le multinazionali, semplicemente, decidessero di spostare le loro sedi legali verso acque meno agitate si è scelto di imporre una Minimum Tax dove vengono fatti affari, una misura alla quale non è possibile sfuggire.

Si tratta di un primo passo verso la regolamentazione del sistema, anche se una Minimum Tax al 15% rappresenta pur sempre un sistema fiscale premiale per multinazionali che fatturano milioni o miliardi. Si pensi, ad esempio, che attualmente un cittadino italiano che guadagni fino a 15mila euro viene tassato al 23% del suo reddito, secondo il primo scaglione Irpef.