La legge delega sulla riforma fiscale è approdata ufficialmente in Gazzetta ufficiale lo scorso 14 agosto 2023. La domanda che, a questo punto, si pongono i contribuenti è la seguente: quando entra ufficialmente in vigore? Prima di far partire il conto alla rovescia per l’approvazione dei decreti legislativi di attuazione è necessario attendere almeno la fine di agosto.
La legge n. 111 del 9 agosto 2023, nota anche come riforma fiscale, ha introdotto alcune novità di rilievo per l’Irpef e per le sanzioni previste per i contribuenti. Ma non solo: verranno introdotte importanti novità per quanto riguarda l’Iva e l’Ires. È importante sottolineare, comunque vada, che prima che le varie novità introdotte dalla riforma fiscale possano prendere corpo è necessario attendere che vengano redatti alcuni appositi provvedimenti, per i quali il Governo ha tempo, al massimo, ventiquattro mesi. Ma nessuna preoccupazione: l’Esecutivo è già all’opera e con ogni probabilità non sarà necessario attendere due anni perché la riforma fiscale possa vedere definitivamente la luce.
Indice
Riforma fiscale: quando entra in vigore
Una delle domande che accompagnano un po’ tutti i contribuenti, almeno dallo scorso mese di marzo, è quando la riforma fiscale entri definitivamente in vigore. A questo punto, però, di procedere con il comunicare nel dettaglio le date dell’entrata in vigore, è necessario chiarire un punto fondamentale. L’entrata in vigore della delega fiscale non ha comportato alcune modifiche del sistema tributario italiano. La sua importanza è un’altra: costituisce, nella maniera più semplice, l’apertura dei lavori necessari per poter mettere in atto le varie misure che sono state progettate con il testo che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto 2023.
A seguito dell’approvazione in Parlamento della legge delega, si è provveduto, molto semplicemente, a delegare il Governo a cambiare in più punti il sistema fiscale. La legge delega, inoltre, ha definito il perimetro nel quale l’Esecutivo si dovrà muovere e ha definito i tempi, così come erano stati delineati nell’iter di approvazione della riforma fiscale che ha coinvolto il Senato e la Camera.
Fatte queste doverose premesse dal 29 agosto 2023, il Governo Meloni ha ufficialmente a disposizione ventiquattro mesi entro i quali adottare i decreti legislativi, che serviranno per andare a modificare l’Irpef e il sistema sanzionatorio. Ma non solo: nell’arco di questi due anni dovranno essere adottate le misure di adempimento e le modifiche dell’Iva e dell’Ires. Solo per fare alcuni esempi.
L’Esecutivo avrà poi tempo altri ventiquattro mesi a partire dall’ultimo provvedimento adottato per provvedere a correggere od integrare quanto era stato previsto in prima battuta.
I decreti attuativi
Il conto alla rovescia perché la riforma fiscali diventi realmente operativa è, al dire il vero, molto lungo. Lo scorso mese di marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo della riforma fiscale. Successivamente, il Parlamento ha dato il via libera al testo sulla legge delega per la riforma fiscale lo scorso 4 agosto 2023, che si appresta a entrare in vigore a ridosso della pausa estiva.
Sempre il 4 agosto 2023, Maurizio Leo, viceministro all’Economia e alle Finanze, ha provveduto a firmare il decreto attraverso il quale è stato istituito il comitato tecnico per l’attuazione e le commissioni di esperti, ai quali è stato affidato il compito di lavorare direttamente sui tredici diversi ambiti di intervento.
Il conteggio dei 24 mesi per l’approvazione dei decreti delegati, in questo momento, non risulta essere ancora partito. Le squadre di lavoro, comunque vada, hanno già in mano una data da rispettare per gli schemi dei decreti, che devono essere consegnati alla commissione tecnica, che è presieduta direttamente dal viceministro Maurizio Leo. Il passo successivo è quello di arrivare a una prima imposizione dei provvedimenti, attraverso i quali verranno introdotte le novità: questa operazione dovrebbe essere effettuata entro e non oltre il 20 settembre 2023.
Le priorità del Governo
Il governo presieduto da Giorgia Meloni, in più occasioni, ha annunciato che la priorità è partire direttamente dall’Irpef. Il primo passo sarà una rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni, che dovrebbero passare dagli attuali quattro a tre. Stando alle prime indiscrezioni, questo dovrebbe avvenire già dal prossimo anno.
L’intervento che l’Esecutivo ha intenzione di effettuare direttamente sull’imposta sul reddito delle persone fisiche andrà a toccare direttamente una platea molto ampia di contribuenti. L’obiettivo è quello di andare a ridurre il carico fiscale, compensandolo, però, con una vera e propria rimodulazione delle detrazioni e dei crediti d’imposta.
Questa operazione, comunque vada, risulta essere particolarmente difficile. L’articolo 5 della Legge n. 111/2023 prevede, infatti, che i settori che hanno un peso maggiore – tra questi rientrano, ad esempio, l’istruzione, la salute e la casa – debbano essere tutelati. Questo è il motivo per il quale sono intoccabili.
La riforma fiscale non deve comportare, in altre parole, nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Ma soprattutto non deve comportare una crescita della pressione tributaria. Il testo ammette che le novità introdotte possano avere dei costi. Il margine di manovra per recuperare le coperture, purtroppo, risulta essere particolarmente ristretto e circoscritto al fondo che è stato istituito dalla Legge di Bilancio 2021 o dalle risorse disponibili nel fondo che raccoglie le maggiori entrate o i risparmi di spesa che eventualmente derivano dagli altri provvedimenti attuali.
Ora come al Governo e alle varie commissioni degli esperti spetta l’ardua sfida di riuscire a mettere in atto le varie novità che sono state delineate attraverso la riforma fiscale e a far quadrare i conti. I lavori, che dovranno durare al massimo fino al 29 agosto 2025, a questo punto risultano essere ufficialmente aperti.