Una cartella esattoriale ha valore anche quando viene notificata a un indirizzo sbagliato. Questo è, in estrema sintesi, quanto deciso recentemente dalla Corte di Cassazione: il documento non perde il suo valore legale anche quando arriva a un recapito errato.
È la seconda volta, almeno in tempi recenti, che i giudici della Suprema Corte si esprimono nello stesso modo su vicende simili. Confermando, nelle varie occasioni, la validità dei dei documenti esattoriali anche in presenza di errori formali negli indirizzi di consegna.
Indice
Cartella esattoriale, quando è valida lo stesso
La Corte di Cassazione è intervenuta sulle notifiche delle cartelle esattoriali con la sentenza n. 18274/2025, scaturita da un ricorso contro una notifica mosso da una Srl, che aveva contestato un documento inviato a un indirizzo diverso rispetto a quello della sede legale ufficiale della società.
I giudici della Suprema Corte, in questo caso, hanno enunciato il seguente principio:
In tema di notificazione della cartella di pagamento, ai sensi dell’art. 26, comma 1, parte seconda, del Dpr. 29 settembre 1972, n. 602, la prova del perfezionamento del procedimento notificatorio e della relativa data è assolta mediante la produzione della relata di notificazione e/o dell’avviso di ricevimento, recanti il numero identificativo della cartella stessa, non essendo necessario che l’agente della riscossione produca la copia della cartella di pagamento.
Ma entriamo nel dettaglio nella vicenda e cerchiamo di capire cosa sia effettivamente accaduto.
Equitalia Sud Spa – oggi diventata Agenzia delle Entrate – Riscossione – aveva notificato una comunicazione preventiva su un’ipoteca su degli immobili.
Il contribuente, una società a responsabilità limitata, ha immediatamente proposto ricorso. L’atto oggetto della disputa è stato emesso a seguito dell’invio di una serie di tributi locali non versati da parte dell’azienda.
A finire sotto la lente d’ingrandimento della società sono state le notifiche, ritenute irregolari, perché sarebbero state recapitate presso un numero civico errato rispetto alla sede legale.
E, soprattutto, perché sarebbero stata ricevute da una persona non identificata, che non era stata incaricata a svolgere questo compito.
Perché il ricorso è stato respinto
La Commissione Tributaria Regionale ha respinto il ricorso dell’azienda, confermando la legittimità della notifica, che si basava sulla presenza di un soggetto incaricato dalla società e sulla regolare attestazione dell’avviso di ricevimento.
L’azienda, quindi, decideva di perorare la propria causa in Cassazione: il ricorso, questa volta, è stato affidato ad un unico motivo. Veniva denunciata la violazione delle norme in materia di notifiche – articolo 145 del Codice di Procedura Civile e l’articolo 26 del Dpr n. 602/1973 – e difetto di motivazione.
Proprio con l’ordinanza n. 18274/2025 la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso della società. È stato ribadito un principio giurisprudenziale ormai consolidato:
In tema di notificazione della cartella di pagamento, ai sensi dell’art. 26, comma 1, parte seconda, del d.P.R. 29 settembre 1972, n. 602, la prova del perfezionamento del procedimento notificatorio e della relativa data è assolta mediante la produzione della relata di notificazione e/o dell’avviso di ricevimento, recanti il numero identificativo della cartella stessa, non essendo necessario che l’agente della riscossione produca la copia della cartella di pagamento.
Cos’è il principio di conoscenza legale
Nel caso in esame la Corte di cassazione ha messo in evidenza il principio di conoscenza legale previsto dall’ex articolo 1335 del Codice Civile, che prevale su ogni altro ragionamento salvo querela di falso. I giudici hanno quindi sottolineato che:
- non è indispensabile produrre in giudizio gli originali delle cartelle esattoriali, nel caso in cui il destinatario non ne disconosce la conformità ai sensi dell’articolo 2719 del Codice Civile;
- la notifica risulta essere valida anche quando viene effettuata ad un numero civico errato, quando l’atto viene ricevuto da una persona che è stata incaricata alla sede legale della società;
- nel momento in cui dovesse mancare una querela di falso, il contenuto dell’avviso di ricevimento ha efficacia probatoria. Vale come un atto pubblico.
Raccomandata consegnata ad un indirizzo sbagliato
Sullo stesso principio verte quanto previsto sempre dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 21444/2024, attraverso la quale viene confermato che anche una raccomandata consegnata al vecchio indirizzo o presso una via sbagliata è valida, nel momento in cui viene fatto ricorso.
Siamo di fronte ad una situazione che, almeno di fatto, coinvolge molti contribuenti, che cambiano residenza e vanno a vivere in una casa diversa rispetto a quella in cui vivevano prima.
Al vecchio indirizzo può arrivare il postino che consegna un atto giudiziario (lo stesso discorso vale se si tratta di una multa), che viene ricevuta materialmente da un parente. Questo consegna pochi giorni dopo la busta all’effettivo destinatario.
Il soggetto in questione, però, decide di fare ricorso ritenendo che il notificante, prima di fare la spedizione, avrebbe dovuto effettuare i dovuti accertamenti presso l’anagrafe.
Dall’ordinanza n. 21444/2024 della Cassazione emerge un punto di vista che lascia poco margine di azione al ricorrente. La notifica è valida nel momento in cui raggiunge il suo scopo. Ossia quando viene consegnata al diretto interessato, che a questo punto è posto nelle condizioni di difendersi.
Quando la notifica in un luogo sbagliato è nulla
Il principio della Corte di Cassazione, in questo caso, è molto chiaro: la notifica arrivata in un luogo sbagliato non può essere ritenuta nulla nel caso in cui vi sia la prova che il destinatario ne abbia preso visione.
A questo punto è necessario chiarire il concetto di presa visione dell’atto: si intende esserne entrato in possesso, in qualsiasi modo. E, soprattutto, riuscire a leggerne il contenuto.