Perché la benzina aumenta anche con i tagli alle accise

I prezzi del gasolio tornano a crescere nonostante il congelamento delle imposte sui carburanti al distributore

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

I tagli alle accise sui carburanti sembrano aver esaurito il loro effetto calmante sui prezzi della benzina in Italia, a soli due mesi dalla misura decisa dal governo per arginare l’impennata dei costi al distributore arrivati a marzo oltre i 2 euro per litro. Secondo i prezzi elaborati sui dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mise, la media nazionale per la verde in modalità self service è arrivata a quota 1,9 euro al litro, mentre al servito torna a superare i 2 euro.

Perché la benzina aumenta anche con i tagli alle accise: quotazioni del greggio in rialzo

Il contenimento dei costi dei carburanti con la proroga del taglio accise è stato deciso con un provvedimento a fine marzo, rinnovato di volta in volta fino alla scadenza ultima dell’8 luglio, e prevede uno sconto di 25 centesimi sulle imposte che gravano su diesel e benzina, e di 8,5 centesimi sul Gpl.

Con il taglio delle accise il risparmio è di 30,5 centesimi al litro al distributore su verde e gasolio, e 10,4 centesimi per il Gpl, se si considera il calcolo sull’Iva. Nonostante questo, però, nel quotidiano ci si continua a lamentare per le altre folli accise che paghiamo ancora come il finanziamento della crisi di Suez del 1956 e la ricostruzione del disastro del Vajont del 1963, solo per citarne alcune.

Tornando ai carburanti, la causa principale di questi rincari alla stazione di servizio è rappresentata dalle quotazioni in continua salita del greggio continuano a salire: nel pomeriggio i contratti sul Wti sono arrivati a 116,1 dollari, mentre quelli sul Brent crescono a 120,48 dollari.

Perché la benzina aumenta anche con i tagli alle accise: i prezzi

A causa della chiusura in aumento di venerdì dei prodotti petroliferi nel Mediterraneo, nel fine settimana le compagnie petrolifere hanno applicato rincari sui prezzi raccomandati. Le tariffe nelle pompe IP ad esempio sono salite di due centesimi sulla benzina e di tre sul diesel, mentre Q8 Tamoil alzano di due cent solo il costo della verde.

Di conseguenza crescono i prezzi praticati sul territorio, ai quali aggiungo anche precedenti aumenti. Secondo l’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mise aggiornati alle 8 del 29 maggio, il prezzo medio nazionale alla stazione di servizio della benzina in modalità self service arriva a 1,902 euro al litro (con un valore precedente registrato sui 1,892 ero al litro), con i diversi marchi compresi tra 1,900 e 1,915 euro al litro, con i distributori senza insegne a 1,893 euro al litro.

Il prezzo medio praticato del diesel al self service si attesta invece a 1,824 euro/litro (valore precedente 1,821), con le compagnie tra 1,803 e 1,838 euro al litro, mentre le pompe bianche sul 1,811 euro al litro.

Per quanto riguarda la modalità servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 2,034 euro al litro (a fronte di 2,029 registrato precedentemente), con gli impianti con insegna che espongono prezzi medi praticati tra 1,982 e 2,119 euro al litro, mentre quelli senza sui 1,942 euro al litro.

La media del diesel in modalità servito è invece di 1,962 euro al litro (contro un valore di 1,965 precedente), con prezzi medi praticati dalle stazioni di servizio delle compagnie compresi tra 1,888 e 2,044 euro al litro, mentre quelle senza logo a 1,862 al litro.

I prezzi praticati del Gpl vanno da 0,836 a 0,852 euro/litro (no logo 0,825). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 1,736 e 1,961 (no logo 1,772).