Benzina, le “folli” accise che paghiamo: quali possiamo farci rimborsare

La guerra in Ucraina sta facendo salire il prezzo della benzina, ma non è l'unico elemento che ne determina il costo: quali accise paghiamo

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La guerra in Ucraina sta avendo conseguenze notevoli sulle tasche degli italiani, soprattutto per quel che riguarda i rincari energetici. Oltre al gas, anche la benzina ha visto il suo costo schizzare alle stelle. Per questo motivo il Codacons ha chiesto al Governo di azzerare l’Iva sui carburanti e di ridurre le accise. Ma cosa sono? E perché le paghiamo? Per molte di queste si possono richiedere i rimborsi: ecco come fare.

Perché la benzina costa così tanto? I fattori che determinano il prezzo

Prima di tutto è opportuno sottolineare che il prezzo della benzina varia da Paese a Paese. Il motivo è che il suo costo, oltre al prezzo del petrolio, dipende da altri fattori: il cambio tra euro e dollaro e le accise. Secondo una nota diffusa dal ministero della Transizione ecologica lo scorso 28 febbraio, quest’ultime costituiscono il 57% del prezzo finale. Ecco quanto incide invece la guerra in Ucraina.

Cosa sono le accise sulla benzina e perché le paghiamo

Le accise sono delle tasse che lo Stato italiano pone, in questo caso, sul carburante e sui suoi derivati. Il gasolio ha più o meno le stesse accise della benzina, ma gli importi – in alcuni casi – variano leggermente.
Secondo quanto riportato dall’ADM, l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli, su 1.000 litri di benzina si pagano 728,40 euro di accise. Si scende a 617,40 euro col gasolio e a 267,77 euro col Gpl (ecco perché costano sostanzialmente di meno, al distributore).

Ecco alcune delle accise ancora in vigore:

  • 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,00516 euro per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 0,0511 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
  • 0,0387 euro per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
  • 0,114 euro per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
  • 0,0071 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011;
  • 0,082 euro per il decreto “Salva Italia” del 2011;
  • 0,02 euro per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012;
  • 0,005 euro per il finanziamento del “Bonus gestori” del 2014;
  • 0,0024 euro per il finanziamento del “Decreto Fare” del 20214.

L’appello del Codacons: ridurre le accise e azzerare l’Iva

Sul tema del caro carburanti è intervenuto il Codacons, chiedendo l’azzeramento dell’Iva e non la riduzione di cui si sta discutendo nelle Commissioni parlamentari, che secondo l’associazione ridurrebbero i prezzi dai distributori di soli 10 centesimi al litro, a fronte di incrementi del +33% in un solo anno.

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha chiesto che l’Iva venga sospesa fino al termine dell’emergenza energetica e che vengano inoltre ridotte le accise: “Solo così, ha spiegato – sarà possibile riportare i listini dei carburanti a livelli accettabili, calmierare i prezzi al dettaglio e permettere a migliaia di imprese di continuare la propria attività”. Questo accade mentre viene introdotta una novità: da luglio la scatola nera sarà obbligatoria sulle vetture mentre la Germania ha fatto retromarcia sullo stop dei motori a scoppio nel 2035.