Patto di stabilità, c’è l’accordo in Ue: via libera anche dall’Italia

Dall'Ecofin dei ministri dell'economia dell'Ue arriva l'intesa sulle nuove regole previste dalla riforma del Patto di Stabilità: favorevole anche il Governo Meloni

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

I ministri dell’Economia dell’Unione europea hanno trovato l’intesa sulla riforma del Patto di Stabilità. L’accordo sulle nuove regole sui bilanci dei 27 Paesi membri ha fatto infine contenti tutti e il “sì” è arrivato anche dall’Italia, con il responsabile del Mef Giancarlo Giorgetti che ha rivendicato i risultati conquistati dal governo Meloni, facendo però ricorso allo “spirito di compromesso”.

L’accordo

Ad ufficializzare il via libera alla fine dell’Ecofin è stata la presidenza di turno dell’Ue presieduta dalla Spagna, che ha annunciato il “traguardo storico” con nuove regole “realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future“.

“L’accordo sulle nuove regole fiscali è una notizia importante e positiva. Darà certezza ai mercati finanziari e rafforzerà la fiducia nelle economie europee”, ha dichiarato la vicepremier e ministra spagnola dell’Economia, Nadia Calvino.

Durante la riunione straordinaria dei ministeri dell’Economia dell’Ue, Giancarlo Giorgetti ha dato in videoconferenza il parere favorevole dell’Italia: “Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi – ha detto -. Ci sono alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto  da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo” (qui avevamo parlato delle strategie di Giorgetti contro il Patto di Stabilità).

“Ci sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore – ha aggiunto il responsabile del Mef -. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo. Consideriamo positiva il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027″ (qui l’ultimo braccio di ferro con l’Ue di Giorgetti e Meloni).

Le nuove regole

La riforma del Patto di Stabilità, siglato nel 1997 per disciplinare i bilanci dei Paesi membri dell’Ue, si era reso necessario prima che rientrasse in vigore a gennaio 2024, dopo la sospensione del marzo 2020 per la crisi economica dovuta alla pandemia.

La riforma continuerà a basarsi sui principi fissati dal Trattato di Maastricht del limite del 3% del rapporto tra deficit e Pil e del tetto del 60% debito pubblico/Pil di ogni Paese, ma con margini di flessibilità più ampi.

Secondo quanto riportato da ‘Ansa’, le nuove regole dovrebbero prevedere che gli Stati membri con un debito tra il 60% e il 90% debbano ridurlo dello 0,5% annuo, mentre quelli con debito superiore al 90% di un punto percentuale all’anno.

I Paesi che superano questa soglia di rapporto debito-Pil, inoltre, dovranno far scendere il livello del disavanzo all’1,5%, tramite un aggiustamento strutturale annuo dello 0,4% per quattro anni o dello 0,25% in sette anni, calcolato al netto degli interessi sul debito con l’impegno del Paese a fare investimenti e riforme.

Se il deficit supera il tetto del 3% l’aggiustamento annuo richiesto è dello 0,5% del Pil in termini strutturali. L’accordo prevede però che il ritmo della correzione tenga conto dell’aumento della spesa per interessi al fine di non bloccare gli investimenti più urgenti.

Tra il 2025 e il 2027 la Commissione europea, nello stabilire il percorso di risanamento dei conti, terrà conto degli oneri degli interessi sul debito, così da lasciare agli Stati membri spazio per gli investimenti.

I Paesi sotto procedura dovranno concordare l’uso dei fondi pubblici con la Commissione europea nel rispetto delle traiettorie di aggiustamento del debito. I piani ad hoc sono quadriennali e all’insegna della flessibilità potranno essere estesi a sette anni tenendo conto degli sforzi di investimento e riforma compiuti dai governi per attuare i Pnrr. Ma sarà comunque concesso uno sforamento dello 0,3% rispetto al piano concordato.

Le reazioni

“L’accordo è una buona notizia per l’economia europea, il viaggio non è ancora finito. A gennaio noi dovremo passare alla fase successiva, quella dei triloghi e ho fiducia che lo stesso spirito di costruttivo e di compromesso che ci ha portato al risultato di successo di oggi ci guidi ad una positiva conclusione delle tappe finali”, ha commentato il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni.

Dopo due anni di negoziati abbiamo raggiunto un accordo storico a 27 sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. È  un’ottima notizia per la Francia e per l’Europa perché garantirà la stabilità finanziaria e il buon andamento dei conti pubblici in tutta Europa negli anni a venire”, ha detto il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, in un video messaggio diffuso dopo l’Ecofin.

“Per la prima volta in 30 anni questo Patto riconosce l’importanza degli investimenti e delle riforme strutturali” che saranno “essenziali nei prossimi decenni”, ha sottolineato Le Maire.

Soddisfatto anche il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner: “Le nuove regole di bilancio per i Paesi membri dell’Ue sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata”.