Arrivano i negozi “no Green pass”: la mappa corre su Telegram

In rete è possibile controllare con pochi clienti quali negozi non richiedono il Green pass all'entrata, nonostante gli obblighi imposti dal Governo

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’obbligo di esibire il Green pass base nei negozi a partire dal 1° febbraio ha scatenato molte critiche, sia tra clienti no vax che tra i commercianti che temono di perderli, visto che per poter accedere alle attività commerciali devono necessariamente esibire la certificazione verde ottenuta tramite l’adesione alla campagna vaccinale, con la guarigione dal virus o con un tampone antigenico o molecolare negativo. Lo zoccolo duro di chi non vuole dotarsi del Green pass, nonostante l’implementazione continua di nuove regole da parte del Governo, ha però già imparato ad aggirare le norme.

Fatta la legge, trovato l’inganno, come spesso accade nel nostro Paese. E sono tanti i canali in cui i no pass consigliano i negozi e i locali in cui gli esercenti non richiedono di esibire il certificato verde.

In quali negozi si può entrare senza Green pass: cosa dice la legge

Esiste una lista limitata di luoghi dove è possibile accedere ancora senza Green pass. Si tratta dei seguenti esercizi commerciali, uffici e attività.

  • Supermercati, ipermercati, discount, negozi di alimentari anche non specializzati, rivendite di bevande e surgelati, pescherie.
  • Mercati all’aperto.
  • Farmacia, parafarmacie, negozi di articoli sanitari, medicali e ortopedici, negozi di ottica.
  • Edicole all’aperto (chioschi)
  • Negozi per animali.
  • Distributori di carburante e negozi che vengono carburanti per il riscaldamento, come bombole a gas, legna e pellet.
  • Srutture sanitarie e sociosanitarie per motivi di salute, ovvero prevenzione, diagnosi e cura di malattie.
  • Uffici delle forze dell’ordine, per la prevenzione e la repressione di illeciti, ad esempio per sporgere una denuncia o essere interrogati.
  • Uffici postali e banche, ma solo per ritirare la pensione o altri emolumenti che non hanno l’obbligo di accredito.

Per le altre tipologie di negozi, come quelli di abbigliamento o le rivendite di tabacchi, i servizi alla persona, compresi i centri estetici e i parrucchieri, quelli turistici e gli uffici pubblici, è necessario dotarsi della certificazione verde. Ma a quanto pare esistono eccezioni in tutta Italia.

Negozi “no Green pass”: non temono multe né controlli

Nicola Pinna de Il Messaggero ha scoperto una comunità digitale, neanche troppo nascosta, in cui, tra fake news, annunci di denunce e organizzazione di eventi e proteste, circola una mappa degli esercizi che non richiedono, per scelta o “distrazione” il Green pass all’ingresso. Rischiando sanzioni salate, e facendole rischiare anche ai propri clienti.

Tutto avviene all’interno di una chat di Telegram. Una volta ottenuta la fiducia degli iscritti al gruppo, il giornalista ha ricevuto in pochissimo tempo la cartina dettagliate delle attività no pass. Nella chat non è troppo difficile farsi segnalare i negozi in cui il Green pass non viene richiesto, a patto di fare attenzione “perché qui è pieno di sbirri e di servi delle case farmaceutiche”, come ha tenuto a precisare qualche membro della comunità e come ha riportato il giornalista nella sua inchiesta.

La rete sommersa di negozi “Qr free” delle principali città italiane (Roma, Milano e Torino, anche se ci sono tanti esempi ovunque, anche in provincia, da Nord a Sud), non è composta esclusivamente da no pass e no vax. Tra gli esercenti ci sono anche molti vaccinati che decidono di promuovere le proprie attività su Telegram per evitare disagi ai clienti storici che hanno deciso di non vaccinarsi. E che non temono i controlli delle forze dell’ordine, perché verificare il possesso del certificato verde di ognuno sarebbe impossibile “senza un esercito”.

A scanso di equivoci, però, bisogna rimarcare che i controlli effettivamente vengono fatti, a campione, su tutto il territorio italiano. E che non rischiano solo i proprietari delle attività no pass, ma anche i clienti stessi, con multe che vanno dai 400 euro ai 1.000 euro. Che in molti sono già disposti a pagare in cambio della “libertà” di non aderire alla campagna vaccinale che sta permettendo la ripresa economia del Paese.

Per evitare le sanzioni, dunque meglio dotarsi del Green pass base, rafforzato o booster. Ricordiamo inoltre che da poco il Governo ha anche approvato il nuovo Green pass illimitato che viene rilasciato dopo la terza dose di vaccino.  Se ancora nutrite dubbi sull’efficacia del vaccino anti Covid e non volete spendere soldi in tamponi, è utile sapere dove non è mai obbligatorio il Green pass come, ad esempio, nei negozi alimentari.