L’Europa dovrà applicare dazi doganali ai prodotti provenienti dalla Cina, e dovrà farlo al più presto. Altrimenti le conseguenze saranno catastrofiche. È la posizione del governo espressa da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Il capo del Mimit è intervenuto nel corso del Festival dell’Economia di Trento organizzato dal Gruppo 24 Ore e Trentino Marketing per conto della Provincia autonoma.
Urso invoca dazi fra Cina ed Europa
Urso si è espresso rispondendo a chi gli aveva domandato se l’Europa dovesse seguire la strada protezionistica intrapresa dagli Stati Uniti. “Sì. È inevitabile. E dovrà farlo anche in fretta. Altrimenti sarà spazzata via“. E ancora: con la prossima Commissione europea servirà una “politica industriale assertiva, basata su risorse comuni, che tuteli le imprese europee”. Occorrerà muoversi “sulla strada che stanno già seguendo gli Stati uniti contro la sfida titanica cinese”. La Cina, prevede Urso, “invaderà il mercato europeo, spazzando via ogni concorrenza”. Serve dunque una “sana e significativa politica industriale comune in Europa, che finanzi le imprese attraverso risorse comuni europee, per evitare di ampliare i divari”.
Ma tale politica non dovrà riguardare esclusivamente il settore manifatturiero relativo ai beni di largo consumo: la stretta europea dovrà riguardare anche il settore della Difesa e quelli ad esso strettamente collegati, come il siderurgico, ha aggiunto il ministro. Servono “strumenti comuni, risorse comuni, per finanziare l’autonomia strategica e industriale dell’Europa”.
La Cina e il dumping di Stato
Il nodo della questione riguarda in particolare il dumping di Stato messo in atto dalla Cina nel settore delle auto elettriche. Nel 2023 l’Unione Europea ha avviato un’indagine. E secondo un rapporto del Kiel Institute for the World Economy, Pechino avrebbe disposto miliardi di euro di aiuti di Stato al settore dell’automotive. Solo per quanto riguarda il produttore Byd si parla di 220 milioni di euro nel 2020, oltre 500 milioni nel 2022 e 2,1 miliardi nel 2023.
Senza contare i minori costi relativi alla manodopera dal momento che in Cina, rispetto all’Europa, i diritti dei lavoratori sono compressi.
I dazi americani contro la Cina
Gli Usa hanno stabilito forti aumenti dei dazi sulle importazioni cinesi. Il settore più colpito è quello dei veicoli elettrici e dei semiconduttori. La mossa americana ha scatenato le vibranti proteste di Pechino. “Non permetteremo alla Cina di inondare il nostro mercato, rendendo impossibile ai produttori di auto americani di competere in modo equo”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dopo l’annuncio della misura.
Per Biden non si è trattato solo di una mossa commerciale con evidenti risvolti geopolitici. Poche settimane prima Donald Trump, nel corso di un pirotecnico comizio elettorale, aveva annunciato che la prima iniziativa della sua presidenza sarebbe stata quella di innalzare nuove barriere doganali contro la Cina. Biden ha battuto Trump sul tempo e ha disinnescato uno dei suoi cavalli di battaglia.
L’aliquota tariffaria sui veicoli elettrici quadruplicherà passando al 100% nel 2024. L’aliquota sui semiconduttori passerà dal 25 al 50% entro il 2025. L’obiettivo americano è spingere la Cina a “eliminare le sue pratiche commerciali sleali”, ha specificato la Casa Bianca.
L’allarme era partito dalla Alliance for American Manufacturing, associazione a tutela dell’industria statunitense.