Le auto cinesi fanno tremare il mercato Usa, l’Italia apre le porte a Byd

In Messico sono presenti fabbriche di auto cinesi che hanno come sbocco principale il mercato Usa. Questo rischia di mandare fuori mercato la produzione statunitense. L'industria dell'automobile a stelle e strisce lancia l'allarme e chiede l'intervento della politica

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Le auto cinesi, sia elettriche che a combustione, sono destinate a segnare sempre più il mercato mondiale dell’automotive. In Italia pare che il governo Meloni abbia contattato Byd, colosso di Shenzhen, per l’eventuale apertura di un polo produttivo nel Bel Paese. Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti, avviene invece il contrario: l’industria dell’automobile chiede alla Casa Bianca di intervenire per bloccare la proliferazione di auto cinesi, che rischierebbe di mandare fuori mercato i produttori americani.

Le auto cinesi spaventano il mercato Usa

In un recente rapporto, la Alliance for American Manufacturing, associazione a tutela dell’industria statunitense, chiede al governo di bloccare l’importazione di automobili e componenti cinesi prodotte in Messico. La produzione Usa non riesce a tenere il passo della concorrenza cinese.

La Cina ha scelto il Messico per un duplice motivo: perché il Paese centroamericano beneficia di accordi di libero scambio con gli Stati Uniti, quindi un’auto (cinese) made in Mexico così come la relativa componentistica possono accedere a uno dei mercati più grandi del mondo senza essere vessate da dazi eccessivi. Il secondo motivo è che dal Messico la Cina spera di espandersi anche verso il meno opulento sud del continente, verso quei Paesi in cui le automobili low cost sono particolarmente attrattive.

Nel suo rapporto, la Alliance for American Manufacturing utilizza toni apocalittici e parla di potenziale “estinzione del settore automotive americano”. L’associazione paventa “chiusure di fabbriche e perdita di posti di lavoro”, con relative ricadute a cascata su tutto il tessuto socioeconomico americano.

Il rapporto Aam arriva a stretto giro dopo l’annuncio di Byd di voler aprire uno stabilimento in Messico. Elon Musk, uno dei più grandi produttori di auto elettriche e a guida autonoma, ha abbracciato la filosofia del “se non puoi sconfiggerli fatteli amci”: il papà di Tesla ha annunciato l’imminente costruzione di una fabbrica nello stato messicano di Nuevo Leon grazie a una partnership con una sponda cinese che metterà a disposizione un investimento da 1 miliardo di dollari.

Ondata di auto cinesi in arrivo

A preoccupare l’industria dell’auotmotive americana è in particolare il doppio vantaggio di cui godono le aziende cinesi che costruiscono in Messico: da una parte godono del sostegno, anche economico, di Pechino; dall’altra parte possono accedere agli incentivi fiscali applicati dagli Stati Uniti perché hanno stabilimenti attivi in Messico, Paese con cui esiste un accordo di libero scambio.

Sul tavolo della Rappresentante per il Commercio Katherine Tai è già finita una richiesta, sottoscritta da diversi politici Usa, di alzare le tariffe doganali per le auto cinesi. A Tai si chiede anche di “prepararsi ad affrontare l’ondata di veicoli cinesi che verranno esportati dai nostri partner commerciali come il Messico, dove si stanno strategicamente stabilendo i costruttori di Pechino”.

Auto elettriche indiane a prezzi scontati

Ma il futuro potrebbe riservare ulteriori incognite, legate al ruolo dell’India: spaventati dalla concorrenza di Tesla, Tata Motors e Ola Electric, due dei principali produttori indiani di auto elettriche, hanno annunciato un taglio dei prezzi.

Byd in Italia

Il governo italiano avrebbe attivato un canale di comunicazione con Byd, colosso cinese dell’auto elettrica, per l’apertura di un polo produttivo in Italia. L’Italia rappresenterebbe la seconda tappa europea per Byd. Il colosso cinese ha infatti confermato i piani per la costruzione di una fabbrica in Ungheria. Stellantis, che nelle settimane passate ha polemizzato con il governo Meloni, osserva con attenzione le prove di dialogo fra governo Meloni e Byd.