Caro benzina: dove costa di più e dove di meno rispetto all’Italia

L’Italia è tra i Paesi d’Europa dove la benzina costa di più: ma dove le persone spendono meno (e dove invece no) quando si tratta di carburanti?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’Italia è tra i Paesi d’Europa dove la benzina costa di più, è quello che è emerso dai dati di un nuovo monitoraggio. Ma, nel resto della Zona Euro, dove le persone spendono meno (e dove invece no) quando si tratta di carburanti?

Caro benzina: la classifica delle città più care in Europa

Secondo il LAB del Sole 24 ore, aggiornato al 21 settembre 2023, i Paesi dove la benzina costa di più in Europa sono: Paesi Bassi (al primo posto), Danimarca (al secondo posto) e Grecia (al terzo posto). A seguire si posiziona l’Italia (al quarto posto).

I prezzi resi noti e registrati dal monitoraggio sono i seguenti:

  • Paesi bassi 2.080,0 euro al litro;
  • Danimarca 2.047,9 euro al litro;
  • Grecia 1.966,0 euro al litro.

In Italia il prezzo invece si aggira intorno all’1.939,1 euro al litro. A seguire (rispettivamente al quinto, sesto, settimo e ottavo posto) si posizionano:

  • Polonia con 1.480,0 euro al litro;
  • Romania con 1.428,7 euro al litro;
  • Bulgaria con 1.372,6 euro al litro;
  • Malta con 1.340,0 euro al litro.

Perché il prezzo della benzina sta salendo di nuovo?

In genere, quando i prezzi del gas aumentano, il principale colpevole è il costo del petrolio. Negli ultimi tempi, tuttavia, i prezzi del petrolio sono solo una delle cause scatenanti.

Prima di tutto, è vero che quando i prezzi globali del petrolio salgono, i prezzi del gas in genere seguono l’esempio. Ma perché i prezzi del petrolio stanno salendo? In parte perché la Russia, il terzo produttore mondiale di petrolio, ha deciso di tagliare la produzione a partire da agosto. E gli analisti della banca d’investimento UBS prevedono che i prezzi del greggio aumenteranno da 85 a 90 dollari a barile nei prossimi mesi a causa della crescente domanda (a fronte di risorse sempre più limitate).

Anche l’Arabia Saudita, il secondo produttore di petrolio, ha tagliato le sue esportazioni di petrolio questa estate, riducendo la produzione di 1 milione di barili al giorno, sperando di mantenere elevati i prezzi del petrolio (con una richiesta sempre più alta e una domanda sempre più scarsa, il mercato avrebbe giocato a suo favore, e infatti così è stato: ne avevamo già parlato qui).

D’altro canto, i sauditi sono particolarmente desiderosi di guadagnare di più dal loro petrolio così da poter finanziare Vision 2030, un piano ambizioso che punta alla crescita economica del regno, riducendo la dipendenza dal petrolio e creando posti di lavoro per una popolazione giovane.

Infine, c’è da dire che i prezzi del petrolio sono più alti anche a causa delle alte temperature estive che hanno reso più difficile per le raffinerie produrre benzina sufficiente a soddisfare la domanda. Ovviamente, anche l’inflazione elevata influisce sul prezzo da pagare alla pompa e con l’inverno alle porte, il riavvio dei riscaldamenti e delle fonti di calore in generale aumenterà naturalmente la domanda di gas, facendo crescere così ulteriormente i prezzi.

Quanto ha incassato lo Stato e quanto hanno speso in più le famiglie italiane

Secondo il Codacons, in Italia, in base all’ultimo dato Unrae, circolano 39.272.000 autovetture, ossia in media 1,5 automobili a famiglia residente. Quindi, facendo una media tra benzina e gasolio, ai listini attuali le famiglie italiane si ritrovano a spendere complessivamente 10.777.950.000 di euro in più su base annua solo per i rifornimenti di carburante ai distributori. Per le casse statali si tratta di un maggiore guadagno da circa +5,6 miliardi di euro all’anno a titolo di Iva e accise, considerato che su ogni litro di benzina paghiamo oggi il 54,5% di tasse, 50,1% sul gasolio.

“A partire dal mese di maggio i prezzi dei carburanti hanno subito in Italia una salita costante al punto che oggi, basandosi sui dati settimanali ufficiali forniti dal Mase, la benzina registra un incremento del +10,5% rispetto ai prezzi medi di 4 mesi fa, mentre il gasolio è aumentato addirittura del +16,6% – analizza il Codacons – Questo significa che da quando è iniziata la curva crescente dei listini alla pompa, un pieno di benzina costa oggi agli automobilisti 9,5 euro in più, pari ad una maggiore spesa da +228 euro all’anno a famiglia ipotizzando due pieni al mese ad automobile, mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa raggiunge quota 13,7 euro, ossia +329 euro all’anno a famiglia”.

I rincari dei carburanti, inoltre, non si avvertono solo alla pompa, ma hanno effetti diretti sui prezzi dei prodotti trasportati – che rappresentano l’88% della merce venduta in Italia – con un incidenza fino allo 0,6% sui listini finali dei beni venduti sugli scaffali di negozi e supermercati. Un ulteriore aggravio di spesa da oltre 3,9 miliardi di euro all’anno per le famiglie italiane – calcola il Codacons.

Tra costi diretti e indiretti, e ai livelli attuali dei listini alla pompa, la maggiore spesa in capo agli italiani determinata dal caro-carburanti raggiunge quindi quota 14,7 miliardi di euro in un anno, conto che potrebbe aggravarsi qualora i prezzi di benzina e gasolio dovessero continuare a crescere.

La benzina ha sfiorato più volte nelle ultime settimane la soglia psicologica dei 2 euro al litro, attestandosi a una media di 1,997 euro, il gasolio è voltato a 1,924 euro, con un incremento in appena 4 mesi del +10,5% per la verde e addirittura del +16,6% per il diesel, ha reso noto Codacons.

Rispetto a maggio 2023, a settembre un pieno di benzina costa agli automobilisti 9,5 euro in più, pari a +228 euro all’anno a famiglia ipotizzando due pieni al mese, mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa raggiunge quota 13,7 euro, ossia +329 euro all’anno a famiglia.

“Di fronte a questi dati drammatici è evidente che il bonus benzina allo studio del Governo non rappresenta una soluzione adeguata all’emergenza carburanti – afferma il Coordinamento delle associazioni in difesa dei consumatori – L’unica strada percorribile è quella di un taglio alle accise su benzina e gasolio, sfruttando l’extragettito Iva per ridurre la tassazione e determinare una discesa immediata non solo dei prezzi alla pompa, ma anche di quelli dei prodotti trasportati”.

Tuttavia, sulla questione delle accise il governo è stato chiaro e non intende muoversi (e ve ne abbiamo parlato qui). Con delle chiare disattese rispetto a quanto promesso dalla Presidente Giorgia Meloni in campagna elettorale (qui il punto su cosa aveva detto e cosa in realtà sta facendo).

“Il bonus benzina da 80 euro che il Governo vorrebbe riconoscere a 1,3 milioni di famiglie una goccia nel mare” – denuncia per questo motivo il Codacons – “Un aiuto da complessivi 104 milioni di euro che rappresenta appena lo 0,7% della stangata che gli italiani stanno subendo a causa dell’impennata dei carburanti. Un bonus inutile e immorale, se si considera che lo Stato sta registrando incassi record grazie al caro-benzina, e dispone ora di mezzi e risorse per intervenire sulle accise ottenendo un effetto calmierante non solo sui prezzi alla pompa, ma sui listini di tutti i prodotti venduti in Italia”.