No del Governo al taglio delle accise: quanto costerebbe

Il ministro Adolfo Urso conferma quanto detto in passato da Giorgia Meloni: il taglio delle accise costa troppo. Ma è davvero così? Facciamo i conti

Foto di Mirko Ledda

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Ancora rialzi di benzina e diesel. Il caro carburanti è tornato a essere l’argomento del giorno, con gli automobilisti e le associazioni di consumatori sul piede di guerra contro il Governo. I cittadini non dimenticano le promesse fatte durante la campagna elettorale dalle varie forze politiche che, a più riprese, si sono scagliate contro le accise.

Come confermato anche dal ministro Adolfo Urso, titolare delle Imprese e del Made in Italy, sono queste a pesare maggiormente sul prezzo al consumo dei prodotti petroliferi, ma Palazzo Chigi sembra intenzionato a non agire per abbassarle. Ma quanto influiscono effettivamente sulle spese di pendolari e viaggiatori? E quali sono le differenze con gli altri Paesi europei?

Adolfo Urso conferma: niente taglio delle accise

Per tagliare le accise, secondo Adolfo Urso, sarebbero necessari 12 miliardi di euro all’anno. Cifra che potrebbe invece essere utilizzata per tagliare il cuneo fiscale, in particolare per i lavoratori con i salari più bassi e quelli con più figli. La misura potrebbe diventare strutturale, per fare fronte all’inflazione e alle difficoltà economiche delle famiglie italiane e rilanciare il sistema economico del Paese.

Non si sono sprecate le critiche nei confronti del ministro per le dichiarazioni sui prezzi dei carburanti che sono apparse come un clamoroso autogol, ma che in realtà appartenevano a un discorso di più ampio respiro. Urso ha infatti spiegato, in un’intervista a Repubblica, che “in Italia abbiamo il costo industriale di benzina e diesel più basso d’Europa, molto più di Germania, Francia e Spagna”.

Rincari colpa dell’OPEC+: cosa ha detto Urso

L’esponente del Governo ha così confermato che sono le accise a pesare maggiormente sui listini, sottolineando però che gli evidenti rialzi sarebbero dovuti alle strategie messe in atto dall’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, il cartello economico composto dai Paesi arabi e della Russia, con la riduzione della produzione e il conseguente aumento dei prezzi.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha suggerito una presa di posizione da parte dell’Unione Europea, come già avvenuto per il prezzo del gas, con il price cap oltre il quale i Paesi comunitari rinunciano all’acquisto della materia prima. Una misura simile, al contrario del taglio delle accise, otterrebbe il via libera di Palazzo Chigi.

Prezzo della benzina e del diesel: come è calcolato

Sono tre i fattori che determinano il prezzo dei carburanti.

  • Il costo industriale, che racchiude i costi di produzione e di distribuzione e i margini aziendali.
  • Le accise, un insieme di imposte introdotte per obiettivi specifici e diventate strutturali nel tempo.
  • La componente IVA, calcolata in percentuale sul prezzo di vendita e applicata sugli altri due elementi.

La componente fiscale di accise e IVA rappresenta oltre la metà dei prezzi della benzina e del diesel. L’Italia è tra i Paesi europei in cui la tassazione influisce maggiormente sui listini.

Quanto costano benzina e diesel nel resto d’Europa

Le rilevazioni dell’UE aggiornate al 14 agosto 2023 fanno emergere che la Penisola non è il Paese con la percentuale di tassazione più alta sui carburanti, né quello con i prezzi più alti di benzina e diesel. I dati comunicati alla Commissione Europea evidenziano però che ci sono stati comunitari dove fare il pieno costa decisamente meno.

Paese Prezzo medio della benzina Prezzo medio del diesel Percentuale di tassazione sulla benzina Percentuale di tassazione sul diesel
Austria 1,67 euro 1,69 euro 56% 52%
Belgio 1,84 euro 1,89 euro 56% 46%
Bulgaria 1,37 euro 1,35 euro 43% 41%
Cipro 1,54 euro 1,59 euro 45% 42%
Croazia 1,57 euro 1,60 euro 49% 44%
Danimarca 2,05 euro 1,84 euro 51% 44%
Estonia 1,78 euro 1,63 euro 48% 40%
Finlandia 1,93 euro 1,90 euro 57% 46%
Francia 1,91 euro 1,83 euro 53% 50%
Germania 1,92 euro 1,78 euro 54% 47%
Grecia 1,97 euro 1,74 euro 56% 44%
Irlanda 1,70 euro 1,61 euro 51% 49%
Italia 1,94 euro 1,83 euro 56% 52%
Lettonia 1,69 euro 1,60 euro 51% 47%
Lituania 1,56 euro 1,50 euro 47% 42%
Lussemburgo 1,63 euro 1,61 euro 47% 40%
Malta 1,34 euro 1,21 euro 56% 54%
Paesi Bassi 2,08 euro 1,89 euro 56% 46%
Polonia 1,48 euro 1,44 euro 45% 43%
Portogallo 1,83 euro 1,71 euro 51% 46%
Repubblica Ceca 1,64 euro 1,56 euro 50% 44%
Romania 1,43 euro 1,46 euro 41% 39%
Slovacchia 1,69 euro 1,61 euro 49% 41%
Slovenia 1,55 euro 1,61 euro 50% 51%
Spagna 1,69 euro 1,59 euro 45% 41%
Svezia 1,77 euro 2,05 euro 50% 37%
Ungheria 1,65 euro 1,68 euro 41% 39%

Dove i carburanti costano di più e di meno in UE

Sono i Paesi Bassi e la Danimarca i posti dell’Ue dove la benzina costa mediamente di più, rispettivamente 2,08 e 2,05 euro al litro. Malta, Bulgaria e Romania sono invece le isole felici della Super, dove costa rispettivamente 1,34, 1,37 e 1,43 euro al litro.

Per quanto riguarda il diesel, si aggiudicano la medaglia nera Svezia e Finlandia, con 2,05 e 1,90 euro al litro. I prezzi più bassi si hanno invece a Malta e in Bulgaria, Polonia e Romania, rispettivamente 1,21, 1,35, 1,44 e 1,46 euro.

Per quanto riguarda la quota totale della tassazione rispetto al prezzo di vendita, bisogna segnalare che l’Italia è ben al di sopra della media UE del 50% per la benzina e del 45% per il diesel. Nella Penisola, infatti, accise e IVA rappresentano il 56% e il 52% del prezzo finale dei due carburanti.

Perché ci sono differenze così evidenti nei prezzi

Tutti i Paesi comprano il petrolio dai mercati internazionali allo stesso prezzo, ma hanno politiche diverse che riguardano la tassazione e i sussidi. Ciò determina un prezzo al dettaglio differente anche in stati confinanti o che hanno sistemi economici molto simili. Bisogna evidenziare che nei Paesi più ricchi, fatta eccezione per quelli appartenenti all’OPEC+, le tariffe sono in genere molto più alte.

Gli Stati Uniti sono un’anomalia: lì i carburanti hanno una tassazione inferiore al 20%, e i prezzi praticati alle pompe sono decisamente più bassi rispetto all’Italia e al resto d’Europa. Più che confrontare i costi, è utile però aprire una discussione sulle risorse generate da benzina e diesel e sul fabbisogno dei singoli Paesi per gestire i servizi per i cittadini.

Quanto guadagna lo Stato dalle accise e quanto costa il taglio

Secondo gli ultimi dati disponibili, l’Italia ricava ben 24 miliardi di euro all’anno dalle accise sulla benzina e sul diesel. Un gettito importante, a cui difficilmente Roma può rinunciare. Proprio per questo la premier Giorgia Meloni ha stabilito di non prorogare il taglio temporaneo voluto dal governo Draghi per fare fronte agli aumenti straordinari che hanno fatto seguito all’attacco dell’Ucraina da parte della Russia.

Tagliare di 30 centesimi il prezzo dei carburanti equivarrebbe a una spesa di quasi 1 miliardo di euro al mese. Costi simili a quelli del Reddito di cittadinanza e delle misure alternative di sostegno al reddito e di lotta alla povertà assoluta, che incidono sicuramente di più sulle tasche degli italiani rispetto a uno sconto, per quanto importante, sul pieno.

Bisogna infatti considerare che, secondo le stime, le famiglie del nostro Paese spendono circa 260 euro al mese in carburante. Con un taglio di 30 centesimi al litro, come avvenuto in passato, gli italiani risparmierebbero meno di 40 euro al mese. L’abolizione totale delle accise permetterebbe invece un risparmio di oltre il 50%, ma senza il gettito fiscale proveniente dai carburanti lo Stato dovrebbe alzare i prezzi di altri servizi e fare importanti tagli altrove.