Allarme sanzioni russe: quanto rischia di perdere il vino italiano

Il settore vitivinicolo italiano è messo in pericolo dalla guerra in Ucraina e dal crollo della Borsa e del rublo in Russia

Non solo un aumento dei costi dell’energia elettrica e del gas: le sanzioni alla Russia potrebbero mettere in pericolo diversi settori del nostro Paese. Il colpo al Made in Italy potrebbe passare soprattutto per il vino, come avverte la Uiv. L’Unione italiana vini spiega che i produttori potrebbero pagare a caro prezzo i costi della guerra in Ucraina, sia a causa delle controsanzioni che arriveranno da Mosca, in risposta a quelle emanate dai Paesi Nato e dall’Occidente, sia del crollo della Moex. Già nelle scorse ore si sono visti gli effetti dell’occupazione di Kiev.

Perché il vino italiano è in crisi a causa della guerra tra Russia e Ucraina

I prezzi energetici alle stelle stanno già causando, con il caro bollette dello scorso periodo, danni al settore vitivinicolo, con effetti su tutta la filiera. Il crollo del rublo, la moneta russa, colpirà il settore del vino anche dall’altra parte, sulle vendite e le esportazioni.

La Uiv denuncia che si stanno già formando lunghe code di camion alla frontiera tra la Lettonia e la Russia, con le merci prodotte in Italia che vengono ritirate alla dogana. Le sanzioni alle banche russe e la possibile sospensione dei pagamenti da Mosca per effetto del blocco del sistema Swift, di cui vi abbiamo parlato qui, fanno presagire un periodo nero per il Made in Italy.

Si tratta di uno “scenario di stato di guerra”, come sottolinea l’Unione, che farà perdere tutte le tutele assicurative sui pagamenti delle merci che esportiamo all’estero. Un business milionario che sostiene una fitta rete di produttori italiani, che potrebbero improvvisamente trovarsi senza entrate.

Quanti milioni vale l’export del vino italiano in Russia e Ucraina

Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio Uiv e Vinitaly su base dogane, solo nel 2021 sono stati registrati ordini dalla Russia per un valore di ben 375 milioni di dollari, in crescita di circa l’11% rispetto all’anno precedente. Una parte importante dei circa 1,155 miliardi di dollari di importazioni di vino a Mosca.

L’Italia è infatti il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna. Il 2021 è stato poi il boom della domanda di spumanti, in crescita del 25%, e dei fermi imbottigliati, con un incremento del 2%.

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Non solo. L’Italia è anche il leader del settore in Ucraina, dove nei primi 9 mesi del 2021 è stato registrato un aumento delle importazioni di vino Made in Italy del 20% per i vini fermi e frizzanti in bottiglia e del 78% per gli spumanti.

Sono il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti spumante, insieme ai vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e venti a trainare le vendite di vino italiano in Russia e Ucraina, dove i nuovi ricchi apprezzano particolarmente i prodotti del nostro Paese, percepiti come status symbol del lusso e della moda.

Guerra in Ucraina: l’avvertimento ai produttori di vino italiani

Paolo Castelletti, segretario generale della Uiv, ha spiegato che con la guerra in Ucraina ci troviamo a rinunciare a una “piazza strategica per l’Italia”, primo Paese fornitore di vino in Russia, “proprio in una fase di forte risalita degli ordini”.

In attesa di avere nuove informazioni sul fermo totale delle esportazioni, il consiglio rivolto ai produttori italiani è quello di posticipare le consegne verso la Russia, o effettuarle solo dopo aver ricevuto “adeguate garanzie sui pagamenti”.

Vi abbiamo già parlato qui degli effetti delle sanzioni russe in Italia. La crisi delle esportazioni potrebbe diventare molto più grave se la Russia deciderà di invadere altri Paesi, come spiegato qua.