Guerra in Ucraina, l’Italia può perdere 1 miliardo: il motivo

Le sanzioni alla Russia fanno aumentare i prezzi di gas, petrolio e grano, ma danneggiano anche l'export: quanto rischia di perdere l'Italia a causa della guerra in Ucraina

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Non solo il gas, il petrolio e il prezzo del grano. La guerra in Ucraina può avere anche altre conseguenze economiche pesantissime per l’Italia, a partire dall’export. Coldiretti ha calcolato le possibile perdite in una analisi diffusa in occasione della mobilitazione di allevatori, agricoltori e pescatori con barche, trattori e animali da nord a sud del Paese, contro l’invasione di Vladimir Putin che affossa economia e lavoro. Quali sono le cifre in ballo.

Guerra in Ucraina, l’Italia può perdere 1 miliardo di euro: il motivo

Secondo Coldiretti, la guerra tra Ucraina e Russia mette a rischio anche le esportazioni agroalimentari made in Italy in Russia e in Ucraina. Si stima una perdita di 1 miliardo di euro, la cifra che è stata superata nel 2021. Se le vendite in Russia hanno raggiunto lo scorso anno 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020, dovuto soprattutto a pasta, vino e spumante, quelle in Ucraina valgono altri 350 milioni di euro. Lo confermano i dati Istat.

Le sanzioni mettono il made in Italy a rischio

Gli effetti della guerra tra Ucraina e Russia potrebbe di fatto cancellare completamente il made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev, aggravando ulteriormente – secondo Coldiretti – gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto numero 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti da altri Paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari italiane 1,5 miliardi di euro negli ultimi 7 anni e mezzo.

Il decreto del 2014, che è in vigore ancora oggi, colpisce diversi prodotti agroalimentari attraverso il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da diversi Paesi:

  • dell’Unione europea;
  • Stati Uniti;
  • Canada;
  • Norvegia;
  • Australia.

Secondo Coldiretti, l’agroalimentare al momento è il solo settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti italiani presenti nella black list:  dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura. Mentre, per quel che riguarda le importazioni, i prezzi salgono alle stelle: dai cereali al pane e alla pasta. Per non parlare di gas, benzina e diesel.

Made in Italy, il rischio di imitazione

C’è un problema ulteriore ovvero il made in Italy per il quale fu stanziato anche un fondo ristorazione per sostenere la filiera. Il prodotto italiano piace, infatti, tantissimo a tavola e per questo stride ancora di più la beffa dei prodotti di imitazione che, ricorda Coldiretti, non hanno nulla a che fare con il made in Italy. In Russia si spacciano per italiane mozzarelle, robiole, scamorze, provole e salami di altra provenienza, dalla Bielorussia al Brasile.

Nei supermercati si possono trovare surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella ‘Casa Italia’ all’insalata ‘Buona Italia’, dalla robiola Unagrande alla mortadella Milano. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari made in Italy originali.