Via al maxi progetto per portare più gas in Italia: quanto è costato

Alla presenza della premier Giorgia Meloni e del suo omologo libico, è stato siglato l'atteso accordo tra Eni e Noc per la produzione di gas

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Claudio Descalzi e Farhat Bengdara, rispettivamente amministratore delegato di Eni e amministratore delegato della Nation Oil Corporation, hanno firmato l’atteso accordo per avviare lo sviluppo della Strutture A e della Struttura E, due progetti considerati strategici per l’aumento della produzione di gas per rifornire il mercato interno libico e garantire importanti volumi di esportazione verso l’Europa. Si tratta dell’ennesimo passo verso l’indipendenza dal giogo russo, che garantirà in futuro una maggiore stabilità dei prezzi. L’accordo è stato firmato alla presidenza della premier italiana Giorgia Meloni e di Abdul Hamid al-Dbeibah, primo ministro del governo di unità nazionale della Libia.

In cose consiste il nuovo progetto Eni in Libia da 8 miliardi di dollari

L’investimento complessivo è di circa 8 miliardi di dollari, pari a 7,3 miliardi di euro, e le due strutture saranno il primo grande progetto a essere sviluppato in Libia dall’inizio del 2000. I due giacimenti di gas, chiamati Struttura A e Struttura E, sono situati nell’area contrattuale D, al largo della Libia.

La produzione inizierà solo nel 2026, e raggiungerà un picco di 750 milioni di piedi cubi di gas standard al giorno. Sarà garantita da due piattaforme principali, collegate agli impianti di trattamento già esistenti nel complesso di Mellitah Oil and Gas BV a 100 chilometri da Tripoli.

Saranno inoltre costruiti un impianto di cattura e stoccaggio di anidride carbonica nello stesso sito, con l’obiettivo di ridurre significativamente l’impronta di carbonio generata dalle attività, in linea con la strategia di decarbonizzazione portata avanti da Eni.

Benefici anche per l’Italia e l’Europa dal nuovo progetto Eni in Libia

Il nuovo progetto di Eni avrà un impatto significativo sull’industria e l’economia libiche, ma anche sulla catena di fornitura verso l’estero. La multinazionale italiana è presente nel Paese africano dal 1959, e attualmente dispone di un ampio portafoglio di asset relativi a esplorazione e sviluppo, con una quota dell’80% della produzione nazionale. Le attività sono portate avanti attraverso la società mista Mellitah Oil and Gas BV.

“L’Italia vuole giocare un ruolo importante, anche nella capacità di aiutare i Paesi africani a crescere e a diventare più ricchi. Questa cooperazione non vuole essere predatoria, ma vuole lasciare qualcosa nelle nazioni”, ha dichiarato la nostra presidente del Consiglio durante la cerimonia per la firma dell’accordo.

“La Libia è una priorità per l’Italia e per la stabilità dell’area mediterranea, è una priorità per la sicurezza italiana ed è una priorità per una delle grandi sfide che l’Europa affronta, ovvero la crisi energetica”, ha sottolineato. Ricordiamo che per portare altri accordi a casa sul gas di recente la premier Giorgia Meloni è volata in Algeria.

Il gas prodotto dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam raggiunge l’Europa attraverso il Green Stream, che collega la Libia all’Italia dal 1° ottobre del 2004 attraverso ben 520 km di tubature. È il più lungo gasdotto presente nel Mar Mediterraneo. La sua capacità ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi all’anno. L’incremento della produzione di gas che arriverà dal 2026 va dunque a favore anche del nostro Paese e di tutti gli altri membri dell’Unione Europea.

A proposito della società energetica, hanno riscosso grande successo le nuove obbligazioni record di Eni. In ogni caso, bisogna prestare sempre attenzione a questo tipo di investimento e ai rischi collegati ai bond.