Come ampiamente prevedibile, le sanzioni occidentali non hanno piegato l’economia russa, soprattutto per quanto riguarda l’export di energia. E verso gli Stati europei, per giunta. Dall’invasione su larga scala dell’Ucraina, Mosca torna il primo fornitore di gas per l’Europa superando per la prima volta in due anni gli Stati Uniti.
Un risultato inatteso per i più, ma paventato da proiezioni e analisti negli ultimi mesi. Nonostante gli sforzi per diversificare gli approvvigionamenti, il Vecchio Continente si dimostra dunque ancora fortemente dipendente dall’energia russa.
L’Europa importa più gas dalla Russia
Mentre in Italia i prezzi dei beni energetici sono scesi, a maggio 2024 l’export di gas e Gnl dalla Russia ha rappresentato il 15% della fornitura totale verso Ue, Regno Unito, Svizzera, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord. Secondo i dati pubblicati dal Financial Times, i Paesi più legati alle forniture di Mosca sono proprio quelli ex sovietici dell’Europa orientale e cioè i più determinati a contrastare la minaccia russa in sede Nato. Come era emerso, del resto, anche a gennaio. Analizzando i report dell’Icis (Indipendent Commodity Intelligence Service), l’inversione di rotta segnalata dal nostro Continente non sarebbe destinata a durare a lungo, ma è senza dubbio significativa per comprendere le reali possibilità europee di sganciarsi dal Cremlino al di là dei proclami e della propaganda occidentalista.
Il gas arriva dalla Russia all’Europa attraverso i metanodotti che attraversano i territori di Turchia e Ucraina. Sì, Ucraina: perché la guerra non ferma gli affari e, fino a prova contraria, è stato appurato che Mosca continuava a pagare Kiev (in euro e dollari, non in rubli) anche dopo l’invasione del febbraio 2022 per il transito di energia sul territorio ucraino. In ogni caso, l’accordo di transito ancora in vigore tra Ucraina e Russia scadrà a fine 2024 e molto probabilmente non sarà rinnovato. La Commissione Ue, da parte sua, ha sancito lo stop al gas russo in transito dal Paese invaso entro la fine del 2024, anche per l’Italia.
La Russia supera gli Usa, ma durerà a lungo?
Il gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti verso gli Stati Ue si è invece fermato al 14%, un punto percentuale sotto la quota russa e al livello più basso mai registrato dall’agosto 2022. Secondo gli analisti dell’Icis, la situazione dovrebbe comunque essere solo contingente. I flussi di maggio sono stati infatti influenzati da diversi fattori occasionali, tra cui un’interruzione in un importante impianto di esportazione di Gnl negli Stati Uniti.
Al contempo, la Russia ha invece esportato maggiori quantità di gas attraverso la Turchia in vista della manutenzione del gasdotto programmata per il mese giugno. Proprio pochi giorni fa era stata Reuters a calcolare un balzo delle forniture di Gazprom del 39% a maggio, rispetto allo stesso mese del 2023 e di oltre il 7% rispetto ad aprile 2024. Tuttavia entro la fine del 2024, la Federazione sarà in grado di inviare gas liquefatto anche in Asia attraverso la rotta del Mare del Nord. A quel punto, con ogni probabilità, Mosca ridurrà le forniture verso l’Europa.
La flessibilità della Russia nel dirottare le proprie esportazioni è limitata e sarà molto difficile che possa mantenere lo stesso livello di forniture verso Occidente anche durante il prossimo inverno, quando cioè la domanda di energia aumenterà di molto. Al contrario, la produzione complessiva di Gnl negli Usa registra una crescita ed entro dicembre garantirà nuovi flussi sul mercato globale. Infine una considerazione sulle sanzioni: se sapevano che non avrebbero colpito l’economia russa, perché gli Usa le hanno lanciate? Non certo per colpire l’economia della Russia che, in quanto impero, agisce nel mondo in maniera anti-economica e non conosce il nostro benessere. La mossa americana voleva compattare il fronte interno europeo coalizzandolo verso il nemico comune.