Ucraina, mantelli invisibili e un treno come barriera: come fa la guerra la Russia

La conquista russa di Avdiivka ha evidenziato tattiche che sembrano uscite da un film di guerra. Dalle coperte che nascondono i soldati a droni e visori termici al treno dello zar, passando per un tunnel che sbuca alle spalle del nemico

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La presa della città ucraina di Avdiivka da parte dei russi ha mostrato nuove tattiche militari a dir poco inconsuete. Se da un lato la guerra elettronica ha mostrato tecnologie estremamente sofisticate, dall’altro la fantasia umana ha aguzzato le proprie capacità di “ingannare” l’Intelligenza Artificiale e i sistemi a essa legati.

Negli ultimi mesi è inoltre cresciuto il dubbio che i russi stiano utilizzando StarLink, il sistema che permette di usare internet grazie a satelliti della compagnia SpaceX. Nonostante la smentita del patron Elon Musk, la cosa è effettivamente possibile visto che il servizio è attivo in alcune zone dell’Ucraina occupate dalle truppe di Mosca. Entrambi gli eserciti ricorrerebbero dunque al medesimo sistema di comunicazione web, ma anche ad altri mezzi comuni.

Cos’è questa storia del mantello che rende invisibili ai radar

Come riportato dal think tank di Parabellum, nelle prime notti di febbraio i russi hanno sferrato una serie di attacchi su Avdiivka utilizzando mantelli fatti di un materiale speciale che riesce a schermare il calore del corpo. I soldati diventavano così praticamente invisibili ai visori termici dei cecchini nemici e ai droni che pattugliavano la zona. Lo stesso escamotage era stato utilizzato anche dagli ucraini, ad esempio nell’ottobre 2023, per sfuggire ai droni russi. L’invenzione era stata attribuita a uno scienziato anonimo di Bucha, città simbolo dei crimini di guerra compiuti dall’esercito di Mosca in terra ucraina nelle primissime fasi del conflitto nel marzo 2022.

A sviluppare la tuta mimetica speciale in Russia è stata invece l’azienda HiderX, che ha migliorato la capacità del materiale di bloccare l’emissione infrarossa. “La ricetta è segreta”, ha affermato un portavoce della società all’agenzia Tass, ma non è in tutto e per tutto una novità. Il primo prototipo risale infatti al 1964, sviluppato dalla Nasa per la produzione di coperte spaziali.

Chiamato Phantom Skin (letteralmente “pelle di fantasma”), il mantello dell’invisibilità ha però un punto debole: la sua efficacia è limitata, in quanto col passare dei minuti il calore del corpo si trasferisce al materiale, rendendo visibile la traccia termica dei soldati che lo indossano o delle attrezzature militari che ne sono avvolte. Presentato anche al DSEI (Defence and Security Equipment International) di Londra, il mantello è formato da un materiale plastificato nero, simili a quello dei teli che vengono adoperati per il campeggio, e pesa appena 350 grammi. Oltre a occultare i soldati impegnati in operazioni attive, il mantello può essere anche utilizzato per coprire i feriti prima dell’evacuazione dal campo di battaglia.

Il treno dello zar: la “strana” mossa della Russia

I russi hanno costruito quello che viene già soprannominato “il treno dello zar”. Un treno che non cammina, piuttosto una linea continua di vagoni lunga 30 chilometri installata a scopi difensivi. Servirebbe dunque da barriera per prevenire possibili controffensive ucraine. Come riferito dall’Institute for the Study of War e il portale che si occupa di attività Osint (Open Source Intelligence) DeepState, l’analisi di immagini satellitari raccolte da maggio 2023 a febbraio 2024 mostra una costruzione di 2.100 vagoni merci. Il tutto a sei chilometri dalla linea del fronte meridionale di Novomykhailivka, nell’oblast di Donetsk, estendendosi da Olenivka, a sud della città di Donetsk, a Volnovakha, a nord di Mariupol.

Gli analisti affermano che la linea “si trova in un’area del fronte che era relativamente tranquilla quando le forze russe hanno iniziato la costruzione”. La barriera sembra rivestire scopi unicamente difensivi, ma gli esperti non escludono anche altre finalità potenzialmente offensive. In generale le linee di difesa della Russia nelle regioni ucraine occupate si sono rivelate difficili da penetrare, bloccando efficacemente le operazioni di controffensiva sui fronti orientale e meridionale. Nella stessa Avdiivka, come a Bakhmut, l’utilizzo di treni come “fortini” è stato di notevole importanza militare.

Come ha sottolineato l’analista militare Mirko Campochiari, probabilmente l’utilità del “treno dello zar” non vale lo sforzo impiegato nell’assemblarlo, anche se resta una mossa interessante che potrebbe contribuire a fortificare la linea russa anche in caso di distruzione dei convogli. Al netto del fatto che non si sa con cosa i russi abbiano riempito i vagoni: esplosivo, cemento, terra? Una mossa che appare dunque “strana”, a suo modo unica vista l’assenza di artiglieria sul mezzo e messa in atto in una zona in cui gli ucraini non hanno capacità di attacco, almeno al momento.

Il tunnel

Sempre ad Aviidvka, i russi hanno condotto un’altra operazione da film. Il think tank di Parabellum ha rivelato anche che le truppe di Mosca hanno individuato un tubo d’acciaio lungo due chilometri e largo 80 centimetri, dunque percorribile dai militari. L’entrata del tunnel giaceva nel territorio controllato da Mosca, mentre l’uscita sbucava alle spalle delle linee ucraine. Un mezzo perfetto per sorprendere il nemico, come è di fatto avvenuto il 22 gennaio: i russi hanno messo in sicurezza il tubo e hanno superato sottoterra la linea delle trincee avversarie di Tsarska Ohota.

Dopo aver verificato il percorso della struttura sotterranea, i soldati del Cremlino l’hanno svuotata dal fango che la invadeva per settimane. Un’operazione impegnativa, che ha richiesto la realizzazione di numerosi fori per respirare e di blocchi per evitare allagamenti. Per mascherare il rumore dei lavori necessari e non farsi scoprire, i russi hanno scatenato un costante fuoco d’artiglieria e di mortai. Risultato: gli ucraini si sono visti sbucare alle spalle 150 soldati dei reparti scelti di Mosca, che hanno conquistato i quartieri meglio difesi della città.

Mezzi militari comandati da remoto: la contromossa ucraina

Poco più a nord di Bakhmut, gli ucraini si sono resi protagonisti di un’iniziativa militare a suo modo storica: hanno condotto il primo attacco della storia con RC, cioè mezzi militari radiocomandati o comandati da remoto, dotati di mitragliatrici. Vengono chiamati in gergo “droni terrestri” e il loro utilizzo contro postazioni russe si è rivelato efficace, grazie soprattutto alla loro mole ridotta, leggera al punto da non far scattare le mine anticarro ma resistente in modo da non essere distrutti dalle mine antiuomo.

Le truppe di Kiev utilizzano i veicoli RC in combinazione con droni e artiglieria classica, cercando di danneggiare le linee nemiche a distanza, cercando di risparmiare uomini e munizioni ormai ridotti al lumicino. Non si tratta di novità tecnologiche tout court, in quanto già diffuse e utilizzate da tempo, ma gli ucraini e i loro partner occidentali stanno cercando di migliorare i mezzi rendendoli più piccoli e veloci. In video pubblicati su Telegram, si vede una piccola “macchinina” radiocomandata verde con ruote robuste e una mina fissata sul retro, o una mitragliatrice sulla parte superiore, che si muove attraverso l’erba alta quasi senza essere vista.

L’impiego di RC rappresenta la risposta ucraina al sempre più frequente uso da parte dei russi di UGV, veicoli terrestri senza pilota che operano a contatto con il suolo e sono dotati di mini-cannoni. In pratica, dei piccoli carri armati comandati da remoto. Le macchine sviluppate dagli ingegneri ucraini possono essere manovrate a distanza fino a un massimo di 10 chilometri. Altri piccoli veicoli senza pilota hanno invece il compito di trasportare armi e artiglieria ai soldati in un determinato punto.