Benzina verso i 2,5 euro, perché il prezzo aumenta e continuerà ancora a salire

Il prezzo dei carburanti torna ad aumentare dopo sei mesi, con le incertezze geopolitiche che cominciano a giocare un ruolo pesante nei rifornimenti

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il prezzo della benzina torna a correre veloce in Italia, con aumenti da Nord a Sud del Paese che fanno preoccupare gli automobilisti. Secondo le ultime rilevazioni di Quotidiano energia il prezzo medio è arrivato a 2,048 euro/litro, il massimo negli ultimi sei mesi, ma è un dato che non si stabilizzerà in quanto, stando alle previsioni, il costo alla stazione di rifornimento è destinato a crescere.

Quanto costano i carburanti in Italia

Gli ultimi dati aggiornati riferiscono un prezzo medio praticato della benzina in modalità self di 1,911 euro al litro, con oscillazioni fra 1,906 e 1,928 euro al litro a seconda delle compagnie (no logo 1,897). Sul servito, invece, arriva ai citati 2,048 euro al litro (da 2,037)

Quanto al diesel in “fai da te”, il prezzo medio è 1,811 euro al litro (1,803 il dato precedente), con la modalità servito che invece schizza a 1,951 euro (contro 1,943).

Il Gpl viaggia tra 0,723 e 0,741 euro al litro, mentre il metano auto da 1,308 a 1,414 euro al chilogrammo.

Come detto, si tratta del prezzo più alto dei carburanti negli ultimi sei mesi e che, con l’arrivo di nuove festività come il 25 aprile e l’1 maggio, è destinato a crescere ancora con le associazioni dei consumatori che denunciano prezzi oltre i 2,5 euro in autostrada.

Perché il prezzo della benzina aumenta?

Il prezzo dei carburanti, in linea generale, è collegato al costo delle materie prime. La nuova ondata di aumenti, infatti, è causata in primo luogo dal prezzo del greggio che ha superato i 90 dollari al barile nelle quotazioni di Londra, dove il Brent è il punto di riferimento dei mercati europei. Si tratta, nello specifico, di un aumento del 20% rispetto ai minimi di inizio dicembre.

Ma a giocare un ruolo fondamentale sono anche le situazioni di contorno, tra guerre e decisioni politiche. L’attuale momento di tensione geopolitica, infatti, fa da ago della bilancia sul prezzo di benzina e diesel, con le guerre tra Russia e Ucraina e quella in Medio Oriente, con annessa minaccia degli Houthi nel Mar Rosso, che portano i costi a salire o scendere in determinate situazioni.

Se è vero che le guerre vanno avanti da mesi, perché allora da sei non si toccava un punto così alto nei prezzi? A spiegarlo è stato Davide Tabarelli, di Nomisma Energia, che a Quotidiano Nazionale ha sottolineato come i ribassi dell’ultimo periodo sono stati frutto dei timori diffusi per la debolezza dell’economia cinese e l’abbondanza di offerta della materia prima.

Un altro motivo d’aumento, poi, è il carico fiscale sui carburanti. Ricordate le “vecchie” accise? A marzo, secondo i dati ufficiali del ministero, accise e Iva hanno pesato per il 57% del prezzo finale della benzina e per il 52% di quello del diesel. Se è vero che nel programma del governo Meloni c’erano interventi mirati sulle accise, per cercare di scorporare i costi dal prezzo dei carburanti per non gravare nelle tasche degli italiani, a oggi l’unico strumento messo in campo è quello dei cartelli sui prezzi medi. Un obbligo che ha portato con sé numerose polemiche che, tra l’altro, è stato impugnato più e più volte fino a trovare una declinazione diversa rispetto all’idea iniziale del Mimit.