Lucrezia Reichlin: le previsioni sulla deglobalizzazione

L'economista Lucrezia Reichlin dà uno sguardo al prossimo futuro. Le sue idee su quello che sarà il futuro in un mondo deglobalizzato

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Lucrezia Reichlin è una celebre economista, la cui fama è internazionale. Professoressa ordinaria in Economia presso la London Business School, è inoltre membro della British Academy, così come dell’Academia Europea e del consiglio della Royal Economy Society. Vanta quattro pubblicazioni all’attivo, oltre una lunga serie di analisi pubblicate da prestigiose riviste internazionali di settore.

Previsioni sul futuro economico

Guardando al futuro prossimo del sistema economico europeo, si è definita molto pessimista, seppur non catastrofista. La grande domanda è: come sarà l’economia in un mondo che si deglobalizza?

Le incertezze non mancano, al di là di quella che può essere un’analisi a stretto giro, ovvero di anno in anno, valutando per esempio la complessità del sistema energetico, con costi in netto aumento. Se invece si parla di futuro, l’incognita resta la Cina: “La globalizzazione è legata alla grande integrazione cinese nell’economia mondiale”.

Restando in ambito europeo, però, ha più volte richiamato l’attenzione della Bce, sostenendo la necessità di fermare l’aumento dei tassi a settembre. Una condizione complessa, dalle conseguenze generalizzata e un impatto enorme sulle famiglie, a partire dagli aumenti registrati nel settore mutui.

La Banca centrale europea ha inoltre fissato un target del 2% di inflazione. Questo standard perseguito, però, necessita d’essere ridiscusso: “Necessario farlo, magari fissando revisioni periodiche dell’obiettivo. Non ora, però, altrimenti i mercati di scatenerebbero”.

Traduzione? Almeno per il momento i tassi d’interesse resteranno alti. Si potrà assistere a una diminuzione, probabilmente lieve, soltanto nel corso del 2024. Tutto dipenderà, però, dai dati dell’economia reale.

Bce e situazione italiana

Guardando all’operato degli ultimi due anni, considerando Covid e crisi energetica, l’Italia ha saputo reagire in maniera sorprendente. Non mancano però elementi di fragilità allarmanti, dal generale indebolimento dell’economia alle ben note diseguaglianze interne al Paese, passando per l’indebitamento che non offre grandi margini di manovra nella politica fiscale.

Nell’estate 2023 l’economista Lucrezia Reichlin ha analizzato la condizione economica italiana sotto la gestione del governo di Giorgia Meloni, spiegando fortunatamente come un rischio recessione semplicemente non sia nei numeri, ad oggi. Non una notizia per la quale festeggiare, considerando la condizione delicata del nostro Paese, e soprattutto il prevedibile impatto sui nostri conti in seguito alla recessione già avviata in Germania. Dinanzi a un rallentamento dell’economia mondiale, spiega, il Pnrr è la vera opportunità da sfruttare al meglio: “Altri investimenti così pesanti non ci saranno nei prossimi anni”.

Si può dire, dunque, come il futuro prossimo e remoto dell’Italia dipenda dalla gestione, complessa, di questi fondi provenienti dall’Europa. È un esame da non poter fallire, soprattutto per le prossime generazioni.

Guardando all’inflazione e alle sue devastanti conseguenze, la Bce addossato parte della situazione agli eccessivi profitti delle imprese. Si parla di uno squilibrio evidente tra utili e salari bloccati. In buona parte Reichlin è d’accordo con questa visione, spiegando come i margini siano aumentati ben più degli stipendi, al netto delle differenze evidenziate da un settore all’altro: “Trovo giusto e politicamente intelligente parlare tanto dei profitti quanto dei salari. Mi aspetto però un indebolimento della domanda, dunque degli utili”.

Il governo dovrebbe dunque intavolare una serie discussione in questo ambito e, soprattutto, indirizzarsi verso il salario minimo. Grande il dibattito in Italia e la professoressa Reichlin non potrebbe essere più d’accordo: “Non ha una portata rivoluzionaria, certo. Se ben disegnato, però, è uno strumento che non interferisce sul potere contrattuale. Del resto è una misura adottata già in molti Paesi”.