L’attività economica europea si è nuovamente contratta nel mese di agosto, raggiungendo il livello più basso da novembre 2020: l’Inflazione dell’Eurozona sta avendo quindi è peggiore del previsto. Ma cosa ci dicono, esattamente, questi nuovi dati economici?
Cosa dicono i numeri
ll Purchasing Managers Index, ovvero l’Indice composito degli acquisti dei manager responsabili degli acquisti della zona euro è sceso a 47,0 ad agosto, registrando ulteriori perdite (a luglio il suo valore era di 48,6). I dati del sondaggio HCOB Flash dell’indice PMI dell’Eurozona sono stati pubblicati da S&P Global la prima settimana di settembre, deludendo le aspettative degli economisti che speravano in un valore di almeno 48,8, secondo le previsioni Dow Jones.
Cosa vuol dire questo esattamente? I dati hanno mostrato che il settore dei servizi dell’Eurozona è andato in declino nel mese di agosto, registrando una brusca contrazione dell’attività. Generalmente, un valore superiore a 50 segnala una espansione delle attività economiche, mentre uno inferiore a 50 indica una contrazione. Se si escludono i mesi della pandemia di Covid, questi numeri oggi registrano il valore più basso da aprile 2013 nell’Eurozona.
L’indice PMI è un indicatore di salute dei servizi principali. Scendendo a 47,9 (da 50,9) ha registrato un valore al di sotto delle previsioni (gli esperti infatti speravano almeno in un 48,3). Questo probabilmente perché i consumatori, soprattutto quelli indebitati, stanno risentendo molto dell’aumento dei costi di finanziamento e dell’aumento del costo della vita in generale. Quindi spendono di meno e frenano la spesa.
In questo contesto, la Banca Centrale Europea dovrà fare i conti sia con le conseguenze legate alla spinta inflazionistica sia con i crescenti timori relativi allo stato di salute dell’economia della Zona Euro, sempre più concreti dopo i dati preoccupanti di agosto.
Aumenteranno i tassi di interesse?
Il prossimo mese, ad ottobre, Ia Banca Centrale Europea (BCE) deciderà se continuare ad aumentare i tassi di interesse nella sua corsa al contrasto dell’inflazione. L’inflazione dell’Eurozona è rimasta alta a luglio,registrando percentuali pari a 5,3%, ben al di sopra dell’obiettivo del 2% che la BCE voleva raggiungere, poiché la pressione di fondo sui prezzi persiste. E ora i dati PMI di agosto non rendono certo meno complicata la situazione.
Non a caso, anche gli ultimi dati sui prezzi sono stati motivo di preoccupazione, poiché l’inflazione dei prezzi di acquisto ha accelerato nel corso del mese per la prima volta da settembre 2022. Nel frattempo ad agosto la produzione di beni è scesa per il quinto mese consecutivo e ad un altro ritmo rapido, anche se in rallentamento rispetto a luglio.
Quali saranno le conseguenze per l’Italia?
Tra i grandi paesi dell’Eurozona, Germania e Francia rappresentano il problema principale, poiché è proprio lì che quest’anno le attività nel settore dei servizi si sono indebolite al ritmo più rapido. Solo l’Irlanda è in controtendenza rispetto alla tendenza generale con un rinnovato aumento dell’attività. In Italia e Spagna, invece, si è registrata una flessione relativamente lieve nel mese di agosto.
Tuttavia, a giudicare da ciò che è accaduto in Germania e Francia e dal peso che queste due realtà hanno nell’Eurozona, sembra che l’Italia non sarà in grado di evitare la recessione nel settore dei servizi. Non a caso, nel mese di agosto i prezzi dei fornitori di servizi sono aumentati al ritmo più rapido e a un tasso che è rimasto superiore a quello di lungo periodo, inoltre, c’è stato il più alto tasso di contrazione delle attività degli ultimi due anni e i fornitori di servizi italiani hanno tagliato personale per il secondo mese consecutivo.