Ddl concorrenza, Draghi gela tutti: “Mio governo finisce qui”

Un accordo ancora non è stato chiuso, resto il nodo indennizzi. Letta: "Governo non cade su questo, ma riforme vanno fatte per Pnrr".

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Redazione

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Riunione di maggioranza in Senato per fare il punto sul Ddl concorrenza. Alla riunione, convocata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, hanno preso parte il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, i relatori del provvedimento Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega) ed i capigruppo di maggioranza in Commissione. Si cerca l’intesa sui balneari che di fatto sta bloccando il ddl.

“Stiamo facendo un percorso che ci porterà a breve a iniziare le votazioni e stiamo arrivando ad una conclusione anche per quanto riguarda l’articolo 2 sul tema dei balneari”, ha detto D’Incà, al termine della riunione di maggioranza. “Reputo che la giornata di oggi sia molto positiva con un lavoro comune tra Parlamento e governo” ha aggiunto.

Deadine 30 maggio

I passi avanti sono l’avvio delle votazioni in commissione che ‘mettono in salvo’ il ddl Concorrenza e l’accordo sui tempi. Come chiesto dal premier Mario Draghi il provvedimento sarà in aula al Senato entro fine maggio, il 30 come ha stabilito la capigruppo. Resta ancora da lavorare sul nodo balneari. Si tratta e si continuerà a farlo fino all’ultimo, visto che in commissione verranno esaminati prima tutti gli altri articoli del ddl e solo alla fine l’articolo 2, quello dei balneari.

Proroga di un anno

La proroga di un anno delle gare per assegnare le concessioni balneari al 2024 vede l’accordo di tutta la maggioranza. Resta da lavorare sulla seconda parte della mediazione avanzata dal viceministro di Forza Italia: quella degli indennizzi. E il nodo è quello che riguarda l’indennizzo del “valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa”. Fonti parlamentari riferiscono che da Bruxelles hanno già fatto sapere che questo punto non potrebbe essere accettato e che anche da palazzo Chigi ci sarebbero resistenze.

E resta ferma la determinazione di Draghi sull’approvazione del ddl entro fine maggio, con o senza un accordo di maggioranza sui balneari, si spiega in ambienti parlamentari del Senato. “Comunque ad oggi siamo più vicini ad un accordo e sul punto indennizzi… insomma non si può avere tutto”, osserva un senatore Pd che segue da vicino il dossier riferendosi alla Lega e parte di Forza Italia.

Il nodo PNRR

La scorsa settimana era arrivata la mossa del Presidente del Consiglio Draghi che, dopo l’informativa sull’Ucraina, aveva convocato unCdM lampo per mettere i partiti e tutto il governo di fronte alla responsabilità di procedere con rapidità all’approvazione delle riforme che rappresentano il passaggio fondamentale per attuare il PNRR.

Durante il Consiglio dei Ministri il Premier ha segnalato la necessità “nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari”, di porre in essere tutte le iniziative per richiedere un’iscrizione in Aula del ddl concorrenza entro la fine di maggio, in modo da pervenire a una rapida approvazione e procedere alla trasmissione alla Camera.

“Il mancato rispetto di questa tempistica – aveva segnalato Draghi nell’occasione – metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di Governo”.

In particolare, appunto, nel mirino la riforma della Concorrenza e la necessità di sbloccare le concessioni per i balneari. Per questo, il capo dell’esecutivo aveva chiesto di velocizzare l’iter di approvazione del ddl concorrenza, per evitare di non rispettare le scadenze del PNRR.

Per Enrico Letta, che ieri ha duramente attaccato la Lega di Matteo Salvini che mette a rischio i fondi del Pnrr con i suoi distinguo, “il governo non cadrà” sul catasto o i balneari “ma è fondamentale che si mettano i puntini sulle i: abbiamo 200mld di euro dell’Unione europea. La questione chiave è quei soldi spenderli facendo le riforme che sono condizione per farlo”.

Draghi non si ricandida (per ora)

Secondo quanto riportato da Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, lunedì, al termine dell’incontro con Marin, Romani, Quagliariello e Toti, uno di loro l’abbia buttata lì: “Presidente, dovrebbe restare anche dopo il voto del 2023…”. Ma il “no grazie” di Draghi è arrivato a tempo di record: “La mia esperienza a Chigi finirà con questo governo”. Per ora Draghi chiude, ma in futuro chissà, vista l’esteme liquidità del sistema politico attuale, a partire dalla legge elettorale.