Concessioni balneari, Consiglio di Stato annulla le proroghe: per le spiagge arrivano le gare

Il Consiglio di Stato ha stabilito che le concessioni balneari scadono definitivamente il 31 dicembre 2023, annullando le proroghe al 31 dicembre 2024 concesse da alcuni enti locali

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Le spiagge italiane, una risorsa limitata secondo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, necessitano di un’immediata riassegnazione delle concessioni attraverso un processo competitivo. In una svolta significativa per la gestione delle spiagge italiane, il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza 03940/2024 che ordina la fine delle proroghe governative sulle concessioni balneari. Il Consiglio ha stabilito che le concessioni balneari scadono definitivamente il 31 dicembre 2023, annullando le proroghe al 31 dicembre 2024 concesse da alcuni enti locali.

La sentenza impone ai Comuni di avviare immediatamente le gare per l’assegnazione delle concessioni in un contesto di effettiva concorrenza, rispettando i termini fissati al 31 dicembre 2023.

La decisione del Consiglio di Stato

La decisione, emanata il 30 aprile 2024 dalla VII sezione del Consiglio di Stato, segue un ricorso presentato da un gestore di uno stabilimento balneare, che ha contestato la legittimità delle proroghe oltre il termine del 2023. Questa sentenza rigetta la proroga al 31 dicembre 2024 stabilita dal decreto Milleproroghe del governo, che era stato temporaneamente adottato da numerosi comuni italiani in attesa di nuove regolamentazioni.

La sentenza si basa sui principi della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, contestando la posizione del governo che, in una lettera inviata a gennaio alla Commissione Europea, difendeva il rinvio dell’applicazione della direttiva Bolkestein. Tale direttiva richiede che le concessioni per il demanio marittimo siano assegnate mediante gara pubblica. Il governo sosteneva che le spiagge italiane non fossero una risorsa scarsa, ma il Consiglio di Stato ha contraddetto questa affermazione, ribadendo la scarsità delle spiagge come già determinato in precedenti giudizi. Questa decisione sembra seguire quella spagnola sui chiringuitos.

Reazioni contrastanti

Le reazioni alla sentenza non si sono fatte attendere e, quasi inutile specificarlo, c’è stato un clima di forte tensione. Il senatore Gian Marco Centinaio, noto per il suo legame con il settore dei balneari, ha criticato aspramente la decisione: sostiene che esista una legge statale che estende le concessioni fino al 31 dicembre 2024 e che il Parlamento, detentore del potere legislativo, dovrebbe vedere rispettate le proprie leggi dalla magistratura. Allo stesso tempo, Assobalneari ha definito la sentenza “scellerata”, sottolineando il rischio per i 300 mila lavoratori già impiegati per la stagione corrente.

D’altro canto, il deputato Angelo Bonelli e il Partito Democratico hanno espresso soddisfazione, criticando il governo per aver ingannevolmente esteso le concessioni e avvertendo che tale mossa potrebbe paralizzare gli stabilimenti lungo tutte le coste italiane.

Recentemente, la ministra del Turismo Daniela Santanché ha affrontato la questione della mappatura delle spiagge, affermando che l’Italia non presenta una scarsità di risorse balneari e che è in corso un dialogo con la Commissione europea per difendere le peculiarità nazionali in questo settore. Ha enfatizzato l’importanza di proteggere le 30.000 aziende balneari, molte delle quali a conduzione familiare, rilevando l’essenzialità di questa industria per il turismo nazionale.

Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari affiliato a Fipe Confcommercio (Sib), sostiene che la sentenza conferma la necessità di prevedere un indennizzo per i concessionari attuali, senza il quale è difficile procedere con le nuove gare per le concessioni.

La situazione delle concessioni

La gestione delle spiagge attraverso le concessioni è un tema controverso e lungamente dibattuto in Italia. I proprietari degli stabilimenti balneari detengono il controllo su porzioni di litorale grazie a concessioni rinnovate quasi automaticamente da decenni a tariffe molto vantaggiose, talvolta irrisorie, e molti di questi stabilimenti vengono passati di generazione in generazione. Questa pratica contraddice la direttiva Bolkestein del 2006, che obbliga l’Italia a indire gare pubbliche per le concessioni, al fine di aprire il mercato alla concorrenza.

Nonostante l’imposizione europea, vari esecutivi italiani hanno continuato a posticipare la scadenza di queste concessioni, spesso per evitare conflitti con il potente gruppo di interesse dei balneari. L’ultimo rinvio è stato introdotto dal governo di Giorgia Meloni, che nel dicembre 2022 ha esteso la validità delle concessioni fino al termine del 2024, con la possibilità di un’ulteriore estensione al 2025.