Se sbaglia l’Agenzia delle Entrate? Ecco come denunciare

Ecco come comportarsi in caso di errore da parte dell'Agenzia delle Entrate: dalla denuncia al risarcimento del danno

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Può capitare di ritrovarsi vittima di un accertamento fiscale errato e privo di fondamenti giuridici e logici. Anche se non capita spesso, l’amministrazione può commettere degli errori.

Come ci si può comportare se l’Agenzia delle Entrate si sbaglia? In questi casi si parla di denuncia, che non corrisponde alla denuncia ai Carabinieri alla quale siamo tutti abituati, ma di “denuncia” alla magistratura competente per il danno arrecato al singolo e alla collettività. Andiamo però con ordine.

A volte decidere di denunciare l’Agenzia delle Entrate può sembrare leggermente ambizioso. Ma questo non significa che si debba rinunciare fin da subito a far valere i propri diritti. Anzi: non è obbligatorio accontentarsi delle spese processuali. Nel momento in cui si arriverà davanti ad un giudice, il ricorrente verrà dichiarato vincente nella causa di impugnazione contro l’atto fiscale. Ma non solo. La vittoria potrebbe portare al pagamento di un indennizzo da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Come denunciare l’Agenzia delle entrate

Se si pensa di aver subìto un danno da parte dell’Agenzia delle Entrate, è possibile chiedere l’annullamento dell’accertamento o della pretesa di pagamento con un ricorso in autotutela. Si tratta di una istanza che è possibile inviare con raccomandata o posta PEC all’Agenzia per contestarne l’operato e chiedere una rettifica. Non è necessaria la presenza di avvocati, ciò che conta è che l’atto indichi l’errore in cui è caduto l’ufficio.

L’ufficio è tenuto a rispondere in modo coerente, senza che altri diritti possano essere compromessi da un eventuale ritardo. La Cassazione ha evidenziato come l’Agenzia delle Entrate sia tenuta ad annullare i propri errori in via di autotutela, anche se non è stato presentato ricorso alla Commissione Tributaria.

Se però nonostante l’istanza di autotutela, l’Agenzia non risponde o nega l’annullamento, bisogna fare ricorso al giudice. Se il giudice riconosce un atto fiscale palesemente illegittimo ordina sempre una condanna alle spese processuali nei confronti del contribuente. Il giudice ordina quindi all’amministrazione di rimborsare i costi sostenuti per difendersi: dalle tasse al costo dell’avvocato.

La richiesta di risarcimento

Può anche risultare che l’Agenzia delle Entrate si sia difesa con colpa grave, ignorando regole giuridiche basilari, il giudice può condannarla al risarcimento del danno per “lite temeraria“. È una misura preventiva del codice di procedura penale per quei casi in cui la causa poteva essere evitata con buon senso.

Ad un grado superiore c’è la denuncia alla Procura della Corte dei Conti, che serve per punire il funzionario del fisco che insiste in una richiesta erariale illegittima. Il danno consiste nel pagare anche il risarcimento al contribuente oltre alle spese del processo. Di tale comportamento il funzionario dovrà quindi rispondere di responsabilità erariale innanzi alla magistratura contabile.

Nel caso in cui il contribuente dovesse riuscire a dimostrare di aver subito un danno (oltre a stress, ansia e tempo perso) dal comportamento scorretto dell’Agenzia delle Entrate, potrà rivolgersi al Tar per un risarcimento del danno. Il risarcimento non scatta in automatico ogni volta che un atto del fisco viene annullato, in quanto il contribuente deve dimostrare la violazione dei principi costituzionali che regolano il lavoro della pubblica amministrazione.