Vendemmia anticipata, si parte in Sicilia e non al Nord: è un pessimo segnale

Senza acqua e con caldo record, la Sicilia dà il via alla vendemmia: il cambiamento climatico mette a rischio i risultati al Nord

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 25 Luglio 2024 13:07

Il cambiamento climatico ha un impatto sempre più evidente sulle nostre vite. Una trasformazione che non si limita unicamente al fastidio del caldo percepito e al costo della bolletta in aumento, avendo usato il condizionatore eccessivamente.

Basti volgere lo sguardo a quanto sta accadendo in Sicilia, dove la siccità imperversa. L’impatto economico sfiora svariati settori, in primis quello turistico, ma non solo. È stata anticipata la vendemmia e l’intero equilibrio sembra ormai saltato. Ecco cosa vuole dire tutto ciò.

Perché in Sicilia si fa la vendemmia a luglio

I primi grappoli d’uva in Italia sono stati tagliati in Sicilia. La vendemmia ha avuto ufficialmente inizio e non al Nord. Non soltanto un anticipo netto sulle tempistiche, dunque, ma anche uno stravolgimento di quello che era l’equilibrio geografico del settore.

Non è una novità assoluta del 2024, sia chiaro, ma l’anticipo delle tempistiche e lo spostamento verso il Sud fanno sempre più sentire il loro peso. Stando a quanto annunciato da Coldiretti, le operazioni di raccolta della vendemmia 2024 hanno avuto inizio oggi, giovedì 25 luglio, in Sicilia, come detto.

I primi grappoli di uva Chardonnay sono stati tagliati presso l’azienda agricola Di Giovanna, in contrada Miccina Contessa Entellina. Uno step figlio del tempo che viviamo e del clima che subiamo. Il tutto è stato infatti indotto dalle temperature estremamente elevate, così come dalla crisi della siccità.

La maturazione dell’uva è stata accelerata dal caldo prolungato che i siciliani stanno patendo. Che dire invece della mancanza d’acqua. Se c’è chi protesta e punta il dito contro la gestione degli impianti, chiedendo aiuto al governo di Giorgia Meloni, dall’altra parte si evidenzia la sanità dell’uva. Le quasi assenti precipitazioni, infatti, favoriscono una generale assenza di malattie della vite.

L’impatto del clima

Con un anticipo di 15 giorni, circa, e un netto cambio regionale, la vendemmia 2024 sarà ricordata come la più precoce di sempre. Il via è stato dato infatti a luglio e non ad agosto e il Nord, alle prese con ondate di maltempo in piena estate, guarda da lontano il processo.

Guardando agli ultimi anni, l’attuale vendemmia è probabilmente quella con le maggiori incognite. Pesa sul settore l’incertezza climatica, che grava su 1,3 milioni di persone impegnate tra vigne, cantine e nel relativo settore della distribuzione.

Al meridione il caldo ha bloccato il rischio peronospora, responsabile di un calo di 11 milioni di ettolitri in tutta Italia nel 2023. Qualità delle uve ottima, dunque, in una condizione che mette però in estrema crisi le altre colture.

Il Nord fa invece i conti con nubifragi e grandinate, con i viticoltori costretti a selezionare il giusto momento per la raccolta e la lavorazione, evitando una congiuntura meteo potenzialmente disastrosa. Meteo che pesa anche sui costi di produzione, come evidenzia Coldiretti, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi.

Tutto ciò non lascia ben sperare sul fronte statistico, dopo un calo della produzione del 23,2% lo scorso anno, rivelatosi uno dei peggiori degli ultimi 76 anni. Il motivo? Proprio le piogge, responsabili del diffondersi di malattie delle viti, soprattutto del fungo della peronospora, che ha portato in alcune Regioni anche a un taglio del 70%.