Netflix in tribunale, gli attori italiani contro la piattaforma streaming: “Compensi irrisori”

Il colosso Netflix è stato citato in giudizio da Artisti 7607: la durissima protesta degli attori, a caccia di un giusto compenso

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La gigantesca diffusione delle piattaforme streaming ha modificato radicalmente il modo in cui il pubblico si approccia a determinate produzioni, cinematografiche o televisive che siano. Un impatto enorme nel sorpasso alla sala e alla Tv tradizionale è poi stato dato dal biennio 2020-21. La pandemia di Covid ha dato una spinta al noleggio/acquisto di pellicole da poco uscite in sala, ad esempio, al fine di ottenere guadagni che i cinema non garantivano più.

Questo potere concentrato nelle mani di pochi gruppi operanti nel digitale ha però generato un grave problema. Si è parlato di dati stream ben celati e stipendi garantiti ad attori e registi “minimi” rispetto alle entrate garantite dai prodotti, nell’immediato e nel corso del tempo. Dopo il maxi sciopero negli USA, dunque, non sorprende che qualcosa si muova anche in Italia: Artisti 7607 ha così citato in giudizio Netflix.

Netflix in tribunale

Artisti 7607 è una società cooperativa impegnata nella tutela dei diritti di migliaia di attori e doppiatori, non soltanto in Italia. Presso il Tribunale civile di Roma si è proceduto a citare in giudizio Netflix, dopo i falliti tentativi di ottenere dei compensi ritenuti adeguati e proporzionati.

Guardando al solo mondo dello spettacolo nostrano, sono tanti gli artisti di grande fama che ne fanno parte, da Valerio Mastandrea a Elio Germano, fino a Neri Marcorè. Quest’ultimo si è così espresso: “Quella di Artisti 7607 è una scelta doverosa per la difesa della dignità professionale, non solo degli artisti ma di tutta la categoria. Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero di attori e sceneggiatori americani. Reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi”.

Il celebre attore, da quest’anno anche regista, fa riferimento a tutte le piattaforme. Ciò lascia pensare come quello nei confronti di Netflix sia soltanto il primo passo. Un avvertimento per l’intero settore.

Si parla di svalutazione delle prestazioni artistiche, ma soprattutto di credito da lavoro, in riferimento ai diritti connessi al diritto d’autore. Elio Germano si è così espresso in merito: “Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive”.

Direttiva Copyright

Elio Germano ha parlato di normativa e di fornitura di dati dovuta e prevista. Il riferimento va alla Direttiva Copyright. Un provvedimento dell’Unione europea di enorme rilevanza, almeno teorica. L’obiettivo era quello di riuscire a regolamentare il quadro normativo (in ritardo) della comunità Ue in merito al diritto d’autore. Ciò al fine di aggiornare le regolamentazioni sulla base delle ben diffuse tecnologie digitali, che hanno aperto “nuovi” mercati ormai da anni.

Si prevede, dunque, che le remunerazioni debbano essere adeguate ai ricavi. Questi ultimi sono però “mascherati” in qualche modo. In assenza di dati precisi, gli accordi siglati sono al ribasso, lamentano gli attori di spicco, che stanno sfruttando la propria visibilità per dar voce all’intero settore. Si pensa infatti, erroneamente, che proteste di questo genere siano portate avanti da ricchi attori e attrici a caccia di più soldi. Si è invece alla ricerca del rispetto dei propri diritti, in un ambito in cui non esistono soltanto le grandi star, ma anche e soprattutto lavoratori saltuari, privi di garanzie rispetto al prossimo contratto siglato.

Una lotta per l’oggi ma soprattutto per quello che sarà il sistema di domani. Un netto rischio che in tanti interpreti hanno scelto di assumersi in prima persona. Si esprime così la presidente Cinzia Mascoli: “Artisti 7607, per tutelare gli interessi degli artisti, è costretta a ritardare i tempi di incasso e distribuzione dell’equo compenso e della copia privata, a scapito anche delle iniziative di sostegno per la categoria. Da tempo fronteggiamo prassi di mercato al ribasso ma, tenendo posizioni ferme nell’interesse di tutti, siamo riusciti ad ottenere la giusta remunerazione”.