Dopo l’annuncio, la conferma. Il governo in Francia di Michel Barnier è caduto dopo solo tre mesi con una mozione di sfiducia dell’Assemblée Nationale. A sfavore del premier hanno votato 331 deputati su 574, evento questo che non si verificava in Francia dal 1962 quando ad essere sfiduciato era stato il governo di Georges Pompidou. Così come riferito dai media francesi, il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron vorrebbe ora accelerare la nomina di un nuovo premier in vista dell’incontro con il neo eletto inquilino della Casa Bianca Donald Trump, che sarà a Parigi per la riapertura di Notre-Dame. Già due i nomi che circolano: quello del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, e del leader centrista François Bayrou. Fondamentale sarà la scelta in tal senso di Le Pen che vanta ben 143 deputati.
Chi ha votato la mozione di sfiducia
A favore della mozione di sfiducia del governo Barnier hanno votato 331 deputati, con la maggioranza che era fissata a 289. Contro il premier si sono espressi il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, Rassemblement National di estrema destra e i seguaci dell’ex Républicains Eric Ciotti.
Perché è caduto il governo in Francia
La caduta del governo in Francia dopo solo 3 mesi – l’insediamento c’era infatti stato solo il 5 settembre – è dipesa da diverse ragioni. Il premier ha anzitutto dovuto affrontare una pesante crisi finanziaria segnata da un debito pubblico di oltre tremila miliardi, un imprevisto buco in bilancio e lo spread a cifre elevate.
Per cercare di risollevare il Paese, Barnier aveva previsto una Manovra finanziaria che mirava al recupero di 60 miliardi di euro, ipotesi questa che non era affatto piaciuta a Marine Le Pen che, forte dei suoi numeri in Parlamento, ha chiesto al presidente di non gravare sui cittadini francesi con il suo intervento. Va ricordato, a tal proposito, che proprio il partito di Le Pen forniva appoggio esterno al governo, con la leader che ha deciso di far saltare il banco rimanendo insoddisfatta dalle garanzie offerte da Barnier dal punto di visto economico.
Come si è arrivati alla sfiducia
Per comprendere i motivi della caduta del governo francese è necessario ripercorre le tappe turbolente degli ultimi mesi in Francia. Barnier, per forzare l’approvazione del bilancio, ha deciso di utilizzare l’articolo 49.3 della Costituzione francese che permette al premier di bypassare il voto del Parlamento (molto diviso in questo caso). L’atto di forza ha però un effetto contrario importante: ai parlamentari vengono date 48 ore dal momento in cui il premier decide di forzare la procedura di approvazione per sfiduciare il governo, come accaduto oggi.
Un esito annunciato per molti, visto che le elezioni anticipate convocate da Macron a giugno scorso per contrastare l’avanzata del Rassemblement National avevano fornito un Parlamento molto frammentato, con la decisione di Michel Barnier alla guida del governo che non ha mai convinto del tutto le forze politiche. Dalle urne, lo si ricorda, la coalizione di sinistra Nuova Unione Popolare aveva avuto il maggior numero di seggi, ma non la maggioranza assoluta, mentre i centristi del Presidente Macron erano arrivati secondi, seguiti da Marine Le Pen.
Barnier, ricevuto l’incarico da Macron, aveva formato una coalizione di centrodestra forte di un maggior numero di seggi rispetto alla sinistra, ma lontana dalla maggioranza assoluta. Fondamentale era il ruolo ricoperto dal Rassemblement National che aveva offerto sostegno esterno, pur rimanendo discorde su alcuni temi chiave legati al welfare e alla sicurezza. Si è arrivati così alla Legge di Bilancio della discordia e alla caduta del governo.
I nodi economici non sciolti
Il bilancio proposto da Barnier aveva come obiettivo riuscire a ridurre il deficit al 5% (-1,1%) entro la fine del 2025, così come richiesto dalla Commissione europea. Naturale che per perseguire questo obiettivo occorressero tagli della spesa pubblica, stimati intorno a 40 miliardi di euro, con conseguenti aumenti fiscali per un totale di 20 miliardi. Un intervento lacrime e sangue, come diremmo in Italia, con le misure che hanno portato al conflitto interno e alle accuse di Le Pen e di Nuova Unione Popolare di gravare eccessivamente sui cittadini.
Cosa succede nei prossimi giorni
La caduta del governo rimette la palla nelle mani di Emmanuel Macron che dovrà cercare quanto prima un nuovo primo ministro. Occorre fare in fretta, soprattutto per evitare che il bilancio del Paese resti sospeso.
Secondo i media francesi Macron sarebbe intenzionato a nominare un nuovo premier già nel giro di 24 ore, con i nomi più gettonati al momento che sono quelli del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu e del leader centrista François Bayrou.