Rifò, il brand che unisce stile e sostenibilità

Tessuti riciclati e rigenerati: questo il modello del brand toscano Rifò.

Foto di Paolo Gelmi

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Negli ultimi anni l’attenzione verso la sostenibilità ambientale è cresciuta in modo significativo, sempre più persone sono alla ricerca di alternative eco-friendly per ridurre l’impatto negativo sull’ambiente, in questo contesto il brand Rifò si è fatto strada come un marchio innovatore nel settore della moda sostenibile.

Fondato nel 2017 come startup da Niccolò Cipriani in un operazione di crowdfunding in Vietnam, sarà nel 2018  che nascerà la società Rifò SRL nella città di Prato in Toscana con l’obiettivo di ridurre lo spreco di risorse e promuovere la circolarità, il nome prende vita da un’inflessione toscana del verbo “rifare” per ricalcare il metodo con cui gli artigiani più di un secolo fa rigeneravano gli abiti per creare nuovi filati, questi erano chiamati in dialetto “cenciaroli”, il brand Rifò si fa anche promotore del concetto del rifare da cui nasce il suo particolare nome.

Un brand innovatore nel settore dell’abbigliamento e della moda sostenibile, utilizza materiali di scarto per creare nuovi capi di alta qualità, concentrandosi principalmente sulla lavorazione di fibre tessili riciclate provenienti da materiali come il cotone, il poliestere e il nylon, il suo punto di forza sta nella grande capacità di trasformare i rifiuti tessili in prodotti di alta qualità utilizzando innovative tecniche di riciclaggio, inoltre ha dimostrato una spiccata sensibilità allo stile e al design dei capi prodotti avendo una visione glamour e contemporanea, il risultato delle sue collezioni d’abbigliamento e accessori prodotti con materiali riciclati e rigenerati hanno incontrato in breve tempo i gusti e le preferenze dei consumatori proprio per il loro stile fashion e contemporaneo.

Per l’occasione, QF Lifestyle ha incontrato Niccolò Cipriani, fondatore del brand, per farsi raccontare qualche dettaglio in più sul marchio da lui creato e sulle novità che ha presentato al Pitti Immagine Uomo appena terminato.

Niccolò, da cosa nasce l’idea di creare il brand Rifò?
Rifò nasce da una mia esperienza lavorativa in Vietnam dove mi occupavo di progetti di Cooperazione e Sviluppo per un’agenzia governativa Italiana. In Vietnam mi ero accorto che c’era un problema di sovrapproduzione all’interno del settore dell’abbigliamento. Si produce molto di più rispetto alle nostre necessità e si crea tanto scarto di produzione e vendita che spesso finisce in una discarica o un inceneritore. Mi sembrava evidente che si dovesse tornare a un sistema basato sulla qualità e non sulla qualità, allo stesso tempo ho sempre ritenuto fondamentale trovare il modo di rivalorizzare tutto questo scarto creato.

Quali sono le caratteristiche del suo brand?
Rifò crede che ogni rifiuto possa essere una nuova risorsa, crediamo nel cambiamento positivo e nel tornare a valorizzare i materiali che utilizziamo, i processi e soprattutto le persone coinvolte in una filiera. Rifò si contraddistingue per una produzione a basso impatto, utilizzando prevalentemente filati riciclati e riciclabili, e una comunicazione che mira a sensibilizzare le persone verso un’industria dell’abbigliamento più responsabile e equa.

Tessuti riciclati e riciclabili vogliamo approfondire l’argomento?
Volentieri, i tessuti riciclati provengono dalla trasformazione di scarti tessili o vecchi indumenti in un nuovo filato. Per la tecnologia esistente, che è prevalentemente meccanica, possiamo riciclare solo indumenti o scarti mono materici quindi che contengono almeno al 95% una sola fibra. Al momento c’è tanto investimento in ricerca per un riciclo chimico che possa dividere le fibre esistenti in una composizione ma non è ancora un processo attivo a livello industriale.

Come è cambiata la sensibilità dei consumatori nei confronti di un progetto sostenibile?
Ho percepito un notevole cambiamento dopo il Covid19, le persone si sono riavvicinate a concetti di prossimità e di spreco zero. Rispetto al nostro inizio ci sono notevoli avanzamenti sulla sensibilità delle persone verso queste tematiche. Ritengo che nell’ultimo periodo però ci sia stato, purtroppo, un ritorno ad acquistare al minor prezzo a sacrificio della sostenibilità, questo dovuto prevalentemente alla riduzione del potere di acquisto.

Qualità e sostenibilità sono due elementi compatibili?
Si, certo, sostenibilità vuol dire fare prodotti destinati a durare e non possono che essere di qualità.

Lo stato e le istituzioni in generale sostengono i progetti ecosostenibili? Se si come?
Si, sostengono soprattutto a livello di comunicazione ma non a livello finanziario, per il momento non ci sono incentivi rilevati a livello finanziario per sposare un’economia circolare.

Quali sono i suoi obiettivi per il prossimo futuro?
Vorremmo rafforzare i nostri servizi circolari, inserire nuove fibre naturali riciclate e espandere la nostra distribuzione retail in Italia o all’estero.

Cosa ha presentato al Pitti Immagine Uomo?
Ho presentato la nuova collezione estiva 2025 che ha due grosse novità: una collezione in 100% lino rigenerato e una collezione in viscosa rigenerata.

Le nuove generazioni sono più sensibili a questa filosofia?
Si, sono sicuramente più attente ai valori di Sostenibilità, Qualità e Responsabilità perché stanno capendo che il modello attuale di produzione e consumo non può essere duraturo.

Come vede il suo brand tra dieci anni?
Con gli stessi valori ma con un impatto più grande, mi piacerebbe che Rifò sia conosciuto e distinguibile in tutta Europa per la missione e visione che porta avanti.