Più che L' Arte di Vincere - il titolo del film che racconta la straordinaria esperienza del 'Moneyball' nel baseball - al Milan sembra stiano praticando l'arte di complicarsi la vita. Poche ore dopo il termine della stagione e il decisivo rinnovo di Rafael Leao fino al 2028, il club rossonero è infatti incappato in un terremoto interno che ha visto allontanarsi ulteriormente le posizioni fra la proprietà, il fondo americano RedBird gestito da Jerry Cardinale, e l'area tecnica rappresentata da Paolo Maldini e Frederic Massara, per i quali è già giunto il comunicato ufficiale del club che li solleva dal ruolo. Un terremoto che ha già avuto pesanti ripercussioni all'interno dello spogliatoio e che rischia di averne anche sulla prossima stagione. Leao è deluso, qualche altro 'senatore' anche, si rischia l'effetto domino. E il 'Moneyball' resta un'incognita. Ecco perché.
Cos'è successo
La premessa va fatta sull'estate 2022, allorché Maldini e Massara firmarono il prolungamento di contratto con la nuova proprietà (appena subentrata all'altro fondo americano, Elliott) negli ultimissimi minuti della sessione di calciomercato e per un solo anno (più opzione per il secondo). Una firma al fotofinish che già lasciava trasparire una profonda differenza di idee fra società e area tecnica su come rilanciare il club, legata soprattutto al budget a disposizione per rinforzare la rosa. Differenza di vedute che è evidentemente tornata a galla in queste ore, sancendo la rottura definitiva fra le parti.
Una mossa estemporanea
Al di là del progetto tecnico-economico di RedBird, su cui ci soffermiamo più avanti, il traumatico divorzio si porta dietro molte più conseguenze di quanto potessero probabilmente immaginare gli americani, la cui cultura sportiva è nettamente differente da quella europea e calcistica in particolare. Certo non è stato il massimo arrivare al rinnovo di Rafael Leao, il giocatore più forte e rappresentativo del Milan, sotto la garanzia di Maldini che ne è stato mentore sul piano tecnico e umano, per poi defenestrarlo a poche ore di distanza. E infatti le voci di corridoio raccontano di acque parecchie agitate dentro lo spogliatoio.
Leao sorpreso, rischio effetto domino
Il quotidiano La Repubblica racconta di una reazione veemente dello spogliatoio, quando ha appreso dell’addio ormai assodato di Maldini. La squadra si è arrabbiata e ora si rischia l’effetto domino nei saluti da parte dei giocatori. Leao ha appena rinnovato, ma Theo Hernandez, ad esempio, potrebbe chiedere la cessione e il rinnovo di Maignan si complica.
“La squadra, appena lo ha saputo, si è infuriata - si legge -: da Leao a Theo Hernandez, passando per Maignan, le stelle rossonere sono con Maldini. L’attaccante portoghese, se avesse saputo dello strappo tra il suo mentore e il club, non avrebbe mai firmato il recentissimo rinnovo del contratto. Il terzino francese adesso potrebbe chiedere di andarsene. E per il portiere, suo connazionale, il rinnovo del contratto si fa più difficile: punta ad approfittarne il Chelsea. Se la frattura non si ricomporrà, la stagione 2023-24 rischia di profilarsi per il Milan come un discreto caos. “Se la rivolta di Leao, Maignan ed Hernandez non farà cambiare idea agli americani, il divorzio è sancito”.
Problema di budget
Come detto il problema è di visione nel medio-lungo termine. Maldini ha più volte espresso la necessità di avere un budget sostenibile ma comunque sufficiente ad investire per rafforzare la squadra di anno in anno, la proprietà tende a limitare al massimo i budget per il mercato. E qui c'è stato il cortocircuito, perché la scorsa estate RedBird ha concesso a Maldini circa la metà del budget richiesto, e il DT del Milan lo ha utilizzato male, con un mercato che si è rivelato quasi del tutto fallimentare. Errori che si possono fare nell'ambito di un lavoro comunque pregevole (anche Maignan, Theo Hernandez e lo stesso Leao sono acquisti voluti da Maldini), ma che hanno inevitabilmente fatto riemergere il problema del budget e dell'autonomia decisionale. Perché Maldini ha potuto ribattere che se la società avesse aperto il portafoglio prendendo Botman e Renato Sanchez, lungamente seguiti dal Milan lo scorso anno, le cose sarebbero andate diversamente, indipendentemente dai flop De Ketelaere o Origi.
Il pomo del Moneyball
E qui torniamo a L'Arte di Vincere e al Moneyball, concetto manageriale che Jerry Cardinale ha preso pari pari dal film del 2011 (basato sul libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis) che raccontava la vera storia dei baseball Oakland Athletics e del loro general manager Billy Beane (che peraltro collabora ora con RedBird e probabilmente anche col Milan). Beane, dopo aver perso le stelle Johnny Damon, Jason Giambi e Jason Isringhausen per fine contratto, si vede negare dalla società un aumento del budget per poter competere con le squadre più ricche. Assume così un giovane laureato in economia a Yale con idee radicali sul come valutare un giocatore. Invece che affidarsi all'esperienza e all'intuizione degli osservatori, Brand seleziona giocatori basandosi quasi esclusivamente sulla OBP, ossia la percentuale che indica il numero delle volte in cui il giocatore conquista una base senza aiuto di penalità. Trovando giocatori con un'alta OBP, ma con caratteristiche che hanno portato gli osservatori a scartarli, Brand riesce a mettere insieme una squadra con molto più potenziale rispetto a quanto le casse in difficoltà degli Athletics avrebbero permesso. Nonostante forti obiezioni da parte degli osservatori, Beane supporta la teoria di Brand e mette sotto contratto i giocatori che lui ha selezionato.
Il nocciolo della questione sta qui: Cardinale è convinto che il modello possa essere replicato nel calcio, Maldini no. Del resto la partenza di Kessie lo scorso anno ha aperto una voragine a centrocampo che non è stata certo colmata da diversi altri acquisti minori (Vrankx, Adli). Per Jerry Cardinale i club sportivi sono "aziende di cultura" che devono occuparsi dei diritti tv, della vendita dei biglietti, di creare contenuti social, di seguire tutte quelle connessioni sport-moda-musica-intrattenimento che per i giovani sono naturali. Devono, ovviamente, avere anche uno stadio di proprietà.
Ma ora il problema, forse non calcolato da RedBird, investe anche la squadra. Ed è un problema che sta a Cardinale risolvere. Se il Moneyball funziona o meno nel calcio, lo si vedrà fra qualche anno.