Diritti Tv Serie A, le società presentano causa d 3 miliardi a “cartello” di media

La Serie A e oltre venti club italiani hanno citato in giudizio tre agenzie media IMG, MP & Silva e Be4 per mancati ricavi sui diritti Tv tra il 2008 e il 2018

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Un cartello di agenzie media che avrebbe sottratto 2 miliardi di dollari in diritti Tv. È l’accusa che la Lega Serie A e oltre venti club del calcio italiano, tra cui Milan, Inter, Torino, Fiorentina e Roma, rivolgono nei confronti a tre società IMG, MP & Silva e Be4, citate in giudizio di fronte a un tribunale di Milano.

Il cartello sui diritti Tv

Ne dà notizia la Reuters, secondo cui le società italiane contestano alle tre agenzie media di essersi accordate nel presentare le offerte per i diritti Tv della Serie A, facendo cartello e limitando di fatto la concorrenza.

Un comportamento che avrebbe impedito al campionato italiano di incassare 1,8 miliardi di euro di entrate dalla vendita dei diritti di trasmissione internazionale tra il 2008 e il 2018.

L’azione legale, intrapresa da oltre venti club che in quei dieci anni disputavano la Serie A, fa seguito a un pronunciamento dell’Antitrust, che nel 2019 ha certificato l’esistenza del cartello tra IMG, MP & Silva e Be4.

Secondo la sentenza dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, infatti, le tre agenzie si sarebbero messe d’accordo lungo tutto il periodo contestato per presentare offerte al ribasso sui diritti Tv del calcio italiano, limitando così la concorrenza e causando una riduzione dei ricavi potenziali destinati alle società.

La causa della Serie A

Secondo quanto calcolato dai rappresentanti legali dei club le presunte mancate entrate ammonterebbero a 180 milioni di euro per ognuna delle dieci stagioni oggetto dell’azione legale, ma i danni richiesti dalle società sarebbero più alti.

Francesco Anglani, partner dello studio legale BonelliErede che rappresenta nella causa squadre come Torino, Fiorentina e Roma, ha dichiarato, infatti, che le richieste di risarcimento dei singoli club dovrebbero superare in totale i 3 miliardi di euro.

Questa è la prima volta che un’azione per danni antitrust viene intrapresa in Italia per importi così significativi”, ha affermato alla Reuters.

“Abbiamo difese valide contro le accuse sollevate e continueremo a difenderci con vigore” ha dichiarato un portavoce di IMG a Reuters, aggiungendo che la società non può rilasciare altri commenti su una questione legale riservata.

Nessuna replica da parte delle altre due agenzie citate in giudizio, MP & Silva e Be4, entrambe in fase di liquidazione. Le tre società respingono con decisione qualsiasi addebito e già di fronte all’esito dell’istruttoria dell’Antitrust avevano negato l’esistenza di un cartello, giustificando gli incassi con il livello dei prezzi del mercato in quel periodo.

L’entità di eventuali danni sarà quantificata dagli esperti nominati dal tribunale entro aprile 2025. Sulla base delle valutazioni i giudici decideranno come procedere.

La Lega Serie A, nel frattempo, ha cercato un accordo extragiudiziale, ma le trattative non hanno portato a nessun esito. Parallelamente, non tramonta per il futuro l’idea che il massimo campionato possa includere fondi di investimento specializzati nelle operazioni di allocazione dei propri diritti Tv, coinvolgendoli anche nel capitale.

Nell’assemblea dello scorso 25 giugno, la Lega Serie A ha annunciato “l’assegnazione dei diritti della Serie A in lingua francese nella zona Africa Subsahariana, una vasta area che comprende oltre 40 territori nei quali sarà possibile seguire il massimo campionato italiano per i prossimi tre anni (2024-2027)”.

Ancora in fase di valutazione il broadcaster per i diritti del massimo campionato italiano negli Stati Uniti, dopo il mancato rinnovo con Paramount.

“Per quanto riguarda il mercato statunitense – ha scritto la Lega in una nota – proseguiranno invece nei prossimi giorni le trattative già avviate con diversi interlocutori, tra i quali figurano operatori tradizionali, piattaforme OTT, fast channels, distributori in modalità avod (advertising video on demand), oltre a un accordo di partnership con un soggetto di matrice business e finanziaria“.