Nuovo regolamento Ue sugli imballaggi: cosa sparirà dai supermercati

La Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo ha votato una serie di emendamenti al regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, il cosiddetto PPWR

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Un altro importante tassello a Bruxelles è stato fissato a favore del riuso, in particolare per la diminuzione del consumo di plastica, ma non ancora abbastanza. La Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo ha infatti votato a favore delle proposte di emendamento al regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, il cosiddetto PPWR, il cui percorso legislativo è iniziato nel novembre 2022 quando la Commissione Europea ha presentato la sua bozza di regolamento.

Il testo prevede nuovi obblighi per rendere gli imballaggi più facili da riutilizzare e riciclare, per ridurre gli imballaggi superflui e i rifiuti e per promuovere l’uso di prodotti riciclati. Ma, secondo gli esperti che si occupano di riutilizzo e riciclo, si sarebbe potuto fare decisamente di più, anche se qualcosa si è mosso comunque.

Quanti imballaggi girano per l’Europa, e come sono fatti

Facciamo prima un passo indietro. La maggior parte dei prodotti come sappiamo richiede un imballaggio in diverse fasi della vita. Tra il 2009 e il 2020 la massa totale degli imballaggi dei rifiuti prodotti nell’Ue sono aumentati del 20%, sfiorando un +13 milioni di tonnellate. Nel 2020, i rifiuti di imballaggio hanno raggiunto i 79 milioni di tonnellate (177 kg pro capite, contro 150 kg nel 2009), seppur con grandi differenze tra gli Stati membri.

Carta e cartone rappresentano il materiale di scarto da imballaggio più comune (41%), seguito da plastica (19,5%), vetro (19%), legno (15%) e metallo (5%). Plastica (+27%) e carta e cartone (+25%) sono i due flussi di rifiuti con la crescita più elevata dal 2009. Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio è aumentato leggermente, passando dal 63% nel 2009 al 64% nel 2020. Tuttavia, ha smesso di aumentare dal 2016 e da allora è tornato ai livelli del 2011. Nel 2018, la produzione di imballaggi ha generato un fatturato di 355 miliardi di euro nell’Unione.

La vecchia direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (PPWD Direttiva 94/62/CE) stabilisce già misure per prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e promuovere il riutilizzo degli imballaggi, il riciclo e altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio. Fissa anche i requisiti che devono soddisfare tutti gli imballaggi immessi sul mercato europeo. Ma poi l’Europa è andata oltre.

Il Green Deal europeo

Nell’ambito del Green Deal europeo e del nuovo piano d’azione per l’economia circolare, la Commissione ha presentato una revisione della PPWD nel novembre 2022.

L’obiettivo dell’iniziativa è garantire che tutti gli imballaggi siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente fattibile entro il 2030. Cosa serve fare per arrivarci? Rinforzare i requisiti essenziali per gli imballaggi per garantirne il riutilizzo e il riciclo, promuoverne l’adozione di contenuti riciclati e migliorare l’applicabilità dei requisiti. Sono inoltre previste misure per affrontare il problema degli imballaggi eccessivi e per ridurre i rifiuti di imballaggio.

Tantissime aziende ormai si sono poste l’obiettivo di diminuire drasticamente l’uso della plastica, o di eliminarla del tutto – persino un colosso come la Lego, che smetterà di usarla per i suoi iconici mattoncini – e sposare il riuso molto più del riciclo (qui uno studio italiano che ci spiega bene come riciclare bene la plastica). Ma non basta. Cosa cambia ora con l’approvazione degli emendamenti, posto che dovremo attendere ancora per le decisioni finali, che potrebbe subire virate anche inattese?

Cosa prevede il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi

Come prima cosa, è stato dato l’ok alla riduzione dell’obiettivo minimo di contenuto riciclato per gli imballaggi sensibili al contatto. Ad esempio, per le bottiglie destinate a bevande monouso è stato rimosso l’obiettivo del 30% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati in PET. L’obiettivo del 10% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con plastica diversa dal PET, ad eccezione delle bottiglie per bevande in plastica monouso, è stato ridotto invece al 7,5%.

Un altro emendamento approvato stabilisce che entro il 1° gennaio 2030 il 50% di tutti gli imballaggi degli operatori economici, comprese le piattaforme online, che producono grandi elettrodomestici debbano essere riutilizzabili. Il cartone sarà incluso negli obiettivi di riutilizzo, idem le pellicole di plastica flessibili per il trasporto di merci. Significa che entro il 2030 le pellicole di plastica usate oggi per il trasporto di merci all’interno o tra gli Stati membri dell’UE saranno sostanzialmente bandite.

Altre disposizioni approvate prevedono per esempio target specifici di contenuto minimo riciclato per gli imballaggi, divieto per le sostanze PFAS e bisfenolo A contenute intenzionalmente negli imballaggi a contatto con gli alimenti, e altri target da raggiungere entro il 2030 per la raccolta differenziata di alcuni materiali.

Approvato anche l’emendamento che stabilisce restrizioni sulla vendita di imballaggi monouso e il divieto di tutti gli imballaggi monouso nei ristoranti, indipendentemente dal materiale. La restrizione sugli imballaggi monouso vieterà gli imballaggi in plastica per prodotti freschi o imballaggi raggruppati, come borse di plastica molto leggere, pellicole termoretraibili e pellicole.

Seppur con alcune eccezioni e deroghe, se il nuovo regolamento verrà adottato, scatterà il divieto di immissione sul mercato di diverse tipologie di mini-imballaggi, come ad esempio gli imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, gli imballaggi monouso per condimenti, gli imballaggi monouso per alimenti e bevande riempiti e consumati all’interno dei locali del settore HORECA o i piccoli imballaggi monouso per gli hotel.

Due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento, gli operatori dei servizi di take-away nei settori del cibo e delle bevande dovranno poi consentire ai clienti di usare il proprio contenitore portato da casa.

Viene poi fissata al 31 dicembre 2025 la scadenza per la pubblicazione di una relazione che valuti la possibilità di stabilire obiettivi per l’uso di materie prime plastiche di origine biologica sugli imballaggi, conteggiandole ai fini degli obiettivi obbligatori di contenuto riciclato. In particolare, la Commissione europea vuole prendere in considerazione la possibilità di raggiungere fino al 50% degli obiettivi di contenuto riciclato utilizzando bioplastiche.

Chi è pro e chi contro

Una mossa che, però, Zero Waste Europe ha bollato come “scappatoia”: “Non ha senso integrare il pensiero circolare nella produzione di imballaggi se metà degli obiettivi possono essere raggiunti utilizzando la plastica”. Plastic Europe invece ha applaudito al riconoscimento dell’importanza delle bioplastiche, ma ha sostenuto che sono necessari anche altri obiettivi per la plastica riciclata. Altrimenti, “questo voto consentirebbe l’uso di plastica di origine biologica negli imballaggi solo come un modo per diluire gli obiettivi relativi ai contenuti riciclati”.

Zero Waste Europe ha comunque definito la bozza di regolamento Ue un “passo notevole nella direzione del perfezionamento delle politiche di riutilizzo”. “Per la prima volta nella legislazione europea sugli imballaggi viene data una possibilità alla prevenzione e al riutilizzo”, ha commentato direttore e fondatore di Zero Waste Europe Joan Marc Simon. “La decisione del Comitato ENVI consente soluzioni sistemiche in grado di raggiungere lo scopo ultimo di questa revisione: ridurre i rifiuti di imballaggio”.

Di diverso parere invece il colosso Plastics Europe, che attacca le misure europee sostenendo che questo “si tradurrà in interruzioni della catena di approvvigionamento, costi più elevati per i trasportatori e, in ultima analisi, per i consumatori, e avrà un impatto negativo sulla sicurezza dei trasporti”.

Un regolamento che non piace all’Italia

Un niet forte e chiaro è arrivato anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. “Il voto in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sul regolamento imballaggi conferma le nostre preoccupazioni” ha detto. “Si continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio. Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi comunitarie per difendere le ragioni di una filiera innovativa, che supera i target Ue con diversi anni di anticipo, che dà lavoro tutelando l’ambiente e affermando i più avanzati principi dell’economia circolare”.

Come chiarisce Confartigianato, diverse disposizioni sono state invece alleggerite rispetto al testo della Commissione Europea, riducendo alcuni oneri e obblighi. Proprio grazie a Confartigianato, ad esempio le microimprese sono state esentate da alcuni obblighi previsti. Nello specifico, è stata prevista un’esenzione per le microimprese per quanto riguarda alcuni degli obblighi per il settore HORECA e per gli obblighi di contenuto minimo riciclato per gli imballaggi in plastica.

“Molti punti restano tuttavia ancora critici, primo fra tutti l’implementazione a livello nazionale dei nuovi obblighi di riuso e riutilizzo”. Confartigianato ha infatti espresso a diverse riprese la sua preoccupazione rispetto a questo Regolamento, che non tiene sufficientemente conto – dice – dei diversi contesti nazionali e dei sistemi di riciclaggio e raccolta che ciascun Stato membro ha sviluppato negli ultimi anni, né degli impatti delle misure proposte sul nostro sistema produttivo. Confartigianato ha ribadito più volte che il riuso non dovrebbe essere visto come l’unica opzione da percorrere, ma dovrebbe aggiungersi ai modelli positivi di riciclo già esistenti.

Le regole non piacciono nemmeno a diverse associazioni di categoria italiane, soprattuto del settore ortofrutta. I limiti agli imballaggi fissati a 1 kg rischiano di cancellare dagli scaffali dei supermercati ad esempio l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete di peso inferiore al limite.

Il testo, lamenta Coldiretti, così com’è potrebbe creare problemi dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che – sostiene l’associazione – potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. “Ma si rischia anche un effetto negativo sui consumi – aggiunge Coldiretti – dove i prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani, con il pericolo di ridurne il consumo, già calato del 10% per la frutta e del 6% per gli ortaggi nel primo semestre del 2023, con un impatto pericoloso appunto anche sulla salute”.

A “salvarsi” è solo il vino, esonerato, almeno per ora, dai vincoli previsti dalle nuove regole. Sventato il rischio, spiega Coldiretti, della standardizzazione delle bottiglie per il vino e la riduzione del loro peso, eliminando di fatto il formato magnum ma anche le tipologie più “importanti”, come ad esempio quelle necessarie per i grandi vini invecchiati, dal Barolo all’Amarone.

La votazione in plenaria del testo approvato in commissione ENVI è prevista per novembre. Poi cominceranno i negoziati interistituzionali con il Consiglio per definire il testo finale del regolamento.