Allarme Superbonus 110%, finiti i soldi: chi rischia di doverli restituire

Con l'esaurimento dei fondi del Superbonus è caos tra gli istituti di credito che impongono lo stop e gli architetti che lanciano l'allarme

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Con i fondi del Superbonus 110% già prosciugati da giorni coloro che avevano programmato di fare richiesta entro il termine ultimo del 30 giugno dovranno rivedere i propri piani. Ma questo sarebbe il male minore rispetto a chi ha già avviato tutte le pratiche e firmato i contratti con le imprese edili, che adesso potrebbe vedersi bloccati i lavori. E ancora peggio potrebbe capitare ai soggetti che hanno già usufruito di parte delle agevolazioni sugli interventi di riqualificazione edilizia: se il governo non rifinanzierà la misura, non solo potrebbero subire lo stop ai cantieri, ma rischierebbero anche di dovere restituire indietro il credito incassato.

Allarme Superbonus, finiti i soldi: chi rischia di doverli restituire

Il quadro già complicato dei bonus edilizi si è ingarbugliata ancora di più negli ultimi giorni dopo che l’ultimo report di Enea ha rilevato come le detrazioni del Superbonus 110% già concesse abbiano sforato le risorse messe a disposizione dal governo per la misura: per i 172.450 interventi edilizi in corso, aggiornati al 31 maggio, sono stati spesi 33,7 miliardi di euro a fronte di 33,3 miliardi stanziati.

La rilevazione resa nota dall’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, ha scatenato l’allarme nel settore edilizio, con la reazione a catena da parte degli istituti di credito.

In una lettera inviata in questi giorni ai propri clienti, Intesa San Paolo comunica che “l’elevato flusso delle richieste pervenute” di cessioni di crediti edilizi “ha purtroppo comportato l’esaurimento della nostra possibilità di compensare” tali crediti visto che, per legge, tutti gli operatori del mercato hanno “un vincolo di compensazione” che li obbliga ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca.

Motivo per il quale la banca spiega che potrebbe riacquistare operatività in tale ambito “qualora il contesto normativo dovesse cambiare”.

A rischiare in questa situazione sono i soggetti che hanno iniziato i lavori di efficientamento energetico senza attivare clausola che vincoli l’avvio dei cantieri all’acquisto del credito da parte dell’istituto di credito.

A quel punto il rischio più che concreto è che le imprese edili decidano legittimamente di fermare gli interventi e di smantellare il cantiere. Ma i soggetti che hanno già incassato parte del credito potrebbero vedersi arrivare la richiesta di restituzione dell’importo erogato da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Superbonus: l’allarme degli architetti

Di fronte a questa situazione il Consiglio nazionale degli architetti ha ribadito la necessità già espressa sulle restrizioni per l’accesso ai crediti edilizi di sbloccare “con urgenza” la “grave situazione che si è creata nel sistema delle cessioni di credito per i bonus edilizi”.

A inizio giugno il Cna aveva lanciato l’allarme sulle 33mila le imprese artigiane a rischio fallimento o blocco dei cantieri con la possibile perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni, a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, per un danno economico da 2,6 miliardi di euro, calcolando gli sconti riconosciuti ma non monetizzati da 60mila imprese artigiane che si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità (qui abbiamo ripreso il tema delle risorse esaurite, con le regione che hanno usufruito di più del Superbonus).

Per l’ordine degli architetti è dunque “indispensabile che il Governo convochi con immediatezza un tavolo di confronto con le parti sociali e i rappresentanti del mondo professionale e produttivo. La soluzione al problema del blocco della cessione dei crediti per i bonus edilizi – cioè, quella di prorogarla di un anno – appare come assolutamente inadeguata proprio perché tra un anno la situazione non sarà cambiata in quanto le banche presenteranno gli stessi problemi di oggi.”

Nella nota il Cna invoca “altre soluzioni, in particolare è indispensabile estendere la possibilità di acquisto dalle banche già in possesso di cessioni di credito: questa misura consentirebbe sicuramente lo sblocco dell’attuale situazione e metterebbe in condizione i tecnici liberi professionisti e le imprese di superare l’attuale difficile crisi”.

Per gli architetti è “necessario, inoltre, confermare in modo chiaro e inequivocabile che chi acquista un credito, già valutato da banche attraverso i loro advisor, non può avere alcuna responsabilità evitando in tal modo che il meccanismo di cessione rimanga bloccato”.

Non può più essere tollerata questa situazione di incertezza“, urgono perciò “soluzioni efficaci, in grado di salvaguardare l’intera filiera delle costruzioni che rischia di vedere compromessi i benefici che sono stati ottenuti grazie al meccanismo dei bonus”, conclude il Cna nella nota.