Superbonus, occhio ai controlli fiscali sul 730: come prepararsi

Attenzione all'ultima delle quote di detrazione o oggetto di cessione del credito. Intanto la Confederazione degli artigiani lancia l'allarme fallimento per migliaia di imprese

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Dalla fine di aprile sono iniziati i controlli preventivi sulle opere edilizie, già completate o in fase di realizzazione, finanziate ricorrendo alle agevolazioni fiscali come quelle garantite dal Superbonus 110%. Una misura che, ricordiamo, permette di ristrutturare un edificio e ricevere, se si rispettano i requisiti stabiliti, un aiuto economico sotto forma di credito d’imposta o sconto in fattura per l’intero ammontare della spesa sostenuta (più il 10%).

Attenzione però, perché le verifiche possono arrivare anche anni dopo la dichiarazione dei redditi che contiene l’ultima delle quote di detrazione o l’ultima delle quote oggetto di cessione del credito.

Dopo quanti anni possono scattare i controlli

I controlli fiscali sull’utilizzo del Superbonus possono essere effettuati anche 5 anni dopo la dichiarazione dei redditi sopracitata.

È bene ricordare che, in caso di spese sostenute nel 2020 o nel 2021, la detrazione va calcolata in 5 quote annuali di pari importo. In caso di spese sostenute dal 2022 in poi, le quote annuali di pari importo diventano 4. Possono formare oggetto di cessione del credito anche le rate residue di detrazione. Se, ad esempio, il contribuente gode di due quote di detrazione in dichiarazione redditi, cede poi le restanti 3.

Come non farsi trovare impreparati

Iniziamo col precisare che la tempistica dei controlli fiscali è legata alla dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 e Modello Redditi e documentazione comprovante i dati inseriti. Occorre dunque conservare tutta la documentazione per i 5 anni successivi alla data di pubblicazione della dichiarazione. Riferendoci al 2022 (anno d’imposta 2021), la dichiarazione va presentata entro il 30 novembre 2022 e conservata fino al 31 dicembre 2027.

C’è un ulteriore frangente da tenere presente. Nel caso vengano inserite nel documento spese detraibili o deducibili ripartite in più anni, la scadenza va calcolata in base alla data di presentazione della dichiarazione in cui è indicata la rata.

Facendo un esempio pratico sempre legato al Modello 730 del 2022, mettiamo che nel testo siano indicate le spese da Superbonus effettuate nel 2021. La detrazione è da ripartire in 5 rate annuali di pari importo. L’ultima rata sarà dunque goduta nel Modello 730 del 2026 (anno d’imposta 2025) e bisognerà conservare tutto fino al 31 dicembre 2031.

Non solo Agenzia delle Entrate: ecco chi altro può effettuare i controlli

L’Agenzia delle Entrate non è però l’unico ente che può effettuare controlli sul Superbonus. Anche l’ENEA infatti può far scattare verifiche in relazione all’analisi del tecnico abilitato a certificare i requisiti tecnici degli interventi. I risultati vengono trasmessi al MISE a cadenza bimestrale e riguardano:

  • la conformità delle opere rispetto al progetto;
  • il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico o di miglioramento sismico;
  • la congruità delle spese sostenute per gli interventi.

Migliaia di imprese a rischio: ecco perché

Intanto la Confederazione degli artigiani lancia l’allarme sul blocco della cessione dei crediti. Secondo le stime, i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro.

L’insieme dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi migliaia di imprese. In tutto sarebbero oltre 33mila le realtà artigiane a rischio fallimento e circa 150mila posti di lavoro che si perderebbero nella filiera delle costruzioni. Secondo l’indagine della Cna, più di 60mila imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi.

Il 47,2% delle imprese esaminate dichiara infine di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti. Il 34,4% lamenta invece tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi.