Allarme Bonus, a rischio gli aiuti 2023: cosa succede

Bonus 2023 a rischio: senza decreti attuativi il pericolo è che una quantità di agevolazioni, già previste dalla Legge di bilancio, rimanga lettera morta. Alcuni provvedimenti sono già scaduti.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Gatta da pelare per il governo Meloni: a quasi quattro mesi dall’approvazione della sofferta Legge di bilancio mancano ancora diversi decreti attuativi. Situazione che, di fatto, rende inapplicabile parte delle norme licenziate.

Bonus 2023 a rischio

Senza decreti attuativi una legge è, di fatto, lettera morta. A rischio dunque diversi bonus per il 2023: l’assenza dei decreti attuativi rende impossibile sbloccare i fondi per gli sgravi e gli incentivi promessi. Problema non da poco, considerato che dei 118 provvedimenti introdotti dalla Legge di bilancio, 28 sono già scaduti e solo 18 risultano già adottati. E i provvedimenti attuativi totali sono 207: 24 sono già stati licenziati e ben 39 sono già scaduti. In ballo ci sono agevolazioni su bollette, salute, fisco e il pacchetto denominato Aiuti quater.

Decreti attuativi, governo Meloni indietro

Quello dei decreti attuativi è un annoso problema per la politica italiana, spesso impegnata a trovare la quadra per la redazione delle norme, ma che poi si perde nell’attuazione del provvedimenti. Basti pensare che, come riporta ‘Openpolis’, al suo insediamento il governo Meloni si ritrovò 371 attuazioni mancanti risalenti a norme varate nella corso della XVIII legislatura (Conte I, Conte II, Draghi). Di questo numero 228 attuazioni riguardavano il solo esecutivo Draghi. Attualmente il governo Meloni ha sul tavolo ancora 314 decreti attuativi ereditati dai governi passati e ancora da redigere. Situazione tipica di ogni esecutivo, dal momento che anche  i governi precedenti si ritrovarono a loro volta azzoppati da decreti attuativi mancanti risalenti alle legislature a loro precedenti.

Entrando nello specifico, l’attuale impasse corrisponde a 3,2 miliardi di euro che non possono essere spesi.

Secondo quanto riportato dal Dipartimento per il programma di governo di Palazzo Chigi, al 31 marzo 2023 sono stati sbloccati 725,2 milioni di euro. Risultano invece bloccati, come detto, 3,2 miliardi di euro relativi a fondi disposti dalla Legge di bilancio per l’anno in corso.

I 3,2 miliardi di euro previsti per il 2023 rappresentano la fetta più grossa degli oltre 7,5 miliardi di euro stanziati per il triennio in corso.

A chiarire dove si è impantanata la maggior parte delle risorse è il già citato Dipartimento per il programma di governo, secondo il quale oltre il 75% dei provvedimenti in sospeso riguarda la Presidenza del Consiglio dei Ministri e sette ministeri: Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Ambiente e sicurezza energetica, Economia e delle finanze, Infrastrutture e trasporti, Interno, Istruzione e merito e infine Turismo.

Quali bonus sono fermi

Per fare solo qualche esempio, al momento mancano le istruzioni operative per attuare misure come la Carta cultura giovani e la Carta del Merito, due novità pensate per i ragazzi in sostituzione della vecchia 18app, misura che all’epoca generò diverse polemiche. Manca all’appello anche la Carta risparmio spesa, misura prevista per aiutare ad acquistare beni alimentari di prima necessità chi abbia un Isee non superiore a 15 mila euro. In attesa di essere sbloccata anche la misura che prevede la distribuzione dei pacchi alimentari realizzati con l’invenduto dei supermercati. Tale disposizione è stata pensata per venire incontro ai meno abbienti e per ridurre gli sprechi. Ad essersi impantanato, fra gli altri, anche il bonus psicologo: la misura era stata pensata per contribuire alle spese di assistenza psicologica presso specialisti privati.