Luxottica, truffa da 190 milioni architettata dai dipendenti: cosa è successo

Un gruppo di dirigenti della filiale thailandese ha sottratto 190 milioni di euro dalla cassa del gruppo

Il 2019 poteva essere un anno catastrofico per Luxottica. E non tanto per i risultati economici del gruppo, particolarmente positivi come accade ormai da qualche anno a questa parte. Il gigante mondiale dell’occhialeria, che proprio nei passati mesi ha portato a termine la fusione con i francesi di Essilor, ha dovuto fare i conti con un gruppo di dipendenti molto poco fedele.

Come comunicato dalla stessa società con una nota stampa pubblicata sul proprio portale istituzionale, “la controllata Essilor International ha recentemente accertato attività finanziarie fraudolente in uno dei suoi stabilimenti in Thailandia”. E non si tratta di una truffa di poco conto: secondo le cifre diffuse dal gruppo franco-italiano, i dipendenti thailandesi sono stati in grado di sottrarre dai conti aziendali la cifra monstre di 190 milioni di euro, causando un danno economico e di immagine non indifferente.

Il gruppo ha così perso 2 punti percentuali sia alla Borsa di Milano, sia sul mercato azionario parigino (ciò, comunque, non ha impedito a Leonardo del Vecchio di veder crescere in maniera sostanziosa il proprio patrimonio personale nel corso del 2019), ma quanto meno è riuscita a bloccare il meccanismo truffaldino e avviare così il recupero delle somme indebitamente sottratte ai bilanci societari. I dipendenti che hanno architettato e messo in atto la truffa multimilionaria – pare figure apicali della filiale asiatica – sono stati ovviamente denunciati e licenziati in tronco.

Ma come è stato possibile truffare uno dei maggiori gruppi industriali al mondo e sottrarre una cifra così elevata? Lo stratagemma messo in atto dai dipendenti thailandesi infedeli è tanto semplice quanto efficace. Sfruttando la complicità di alcuni dipendenti del reparto amministrativo, sono stati effettuati pagamenti in contanti a fornitori fittizzi e inesistenti. In questo modo le cifre non erano controllabili né tracciabili e i dipendenti sono stati in grado di far sparire il denaro nel giro di pochissimo tempo.

Come accennato, il gruppo ha già fatto partire la macchina investigativa per riuscire a rientrare dell’ammanco. La speranza è quella di recuperare la somma più elevata possibile; se ciò non fosse possibile, le perdite verranno in parte coperte dalle polizze assicurative. Si tratta di un’operazione fondamentale, dal momento che un buco da 200 milioni potrebbe far scricchiolare il bilancio del gruppo, per quanto solido si sia dimostrato in questi ultimi anni.