Come richiedere gli assegni familiari e a chi spettano

Scopri quali sono i requisiti necessari per avere diritto agli assegni familiari e come richiederli

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Redazione

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Gli assegni familiari esistono nell’ordinamento italiano sin dal 1934. Fu in quell’anno che, un accordo sindacale successivo alla riduzione dell’orario lavorativo nel settore industriale, introdusse uno strumento volto a sostenere il reddito dei lavoratori chiamati a lavorare meno ore. Poi, quello stesso strumento, venne esteso ai lavoratori subordinati di ogni altro settore.

Seguirono decreti regi e normative varie, fino alla Legge n.153/1998: da quel momento si cominciò a parlare di assegno per il nucleo familiare (ANF). Un assegno che, nel 2022, diventerà un assegno unico universale destinato a tutte le famiglie con figli (non solo, dunque, ai lavoratori subordinati).

Assegni familiari arretrati, come richiederli

Il vecchio assegno familiare, dall’1 gennaio 2022, sarà sostituito dall’assegno unico universale. Ecco dunque che, le regole in vigore per l’ANF, cambieranno. Tuttavia, la legge italiana consente di richiedere gli arretrati per gli assegni familiari non goduti nei cinque anni precedenti. Poiché il cosiddetto “periodo di percezione” va da luglio a giugno dell’anno successivo, attualmente è possibile richiedere gli assegni familiari arretrati per i periodi luglio 2016 – giugno 2017, luglio 2017 – giugno 2018, luglio 2018 – giugno 2019, luglio 2019 – giugno 2020, luglio 2021 – giugno 2021.

Chi paga gli assegni familiari arretrati? Dipende da diverse variabili. Fondamentale è però sapere che gli assegni familiari sono un diritto del lavoratore. E che, nei termini previsti dalla legge, è possibile richiederli e riceverli. Solamente dopo cinque anni cadono in prescrizione: prima non vanno persi. L’importante è soddisfare i requisiti previsti dalla legge: innanzitutto, il reddito del proprio nucleo familiare deve derivare per il 70% almeno da lavoro dipendente o assimilato.

Inoltre, è necessario essere un lavoratore dipendente del settore privato, un dipendente agricolo, un lavoratore domestico o somministrato, un lavoratore iscritto alla gestione separata, un lavoratore dipendente di ditte cessate o fallite, oppure un pensionato a carico del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. La domanda per gli assegni familiari arretrati deve essere inviata esclusivamente per via telematica, autonomamente o con l’aiuto di un patronato. Bisogna però sapere che non è possibile presentare un’unica domanda: ogni periodo di arretrato ne richiede una.

Chi paga gli assegni familiari arretrati

Salvo eccezioni previste dalla legge, l’onere del pagamento degli assegni familiari arretrati è in capo al datore di lavoro presso cui il dipendente prestava servizio. Bisognerà dunque riferirsi al proprio datore di lavoro attuale solo se si lavorava presso di lui già nel periodo a cui gli assegni si riferiscono. Tuttavia, questa è la regola generale. A pagare gli assegni familiari arretrati è invece l’INPS per:

  • i lavoratori domestici
  • i lavoratori iscritti alla gestione separata
  • i dipendenti agricoli con contratti a tempo determinato
  • i lavoratori di ditte fallite (o che hanno cessato l’attività)
  • i beneficiari di altre prestazioni previdenziali

In caso la ditta presso cui si prestava servizio sia fallita, quando si avanza la domanda per gli assegni familiari arretrati è necessario allegare anche la dichiarazione di fine attività della ditta, in caso di cessazione, oppure la dichiarazione del curatore fallimentare in caso di fallimento (il lavoratore non dovrà inserire gli assegni familiari non percepiti nel passivo fallimentare).

A quanto ammontano gli assegni familiari e come richiedere gli arretrati

Ferma restando la soddisfazione dei requisiti per gli assegni familiari, è bene sapere che il loro importo viene calcolato sulla base di diversi parametri: tipologia di nucleo familiare, numero dei componenti, reddito complessivo. Dove, per reddito, non si intende solamente il reddito da lavoro ma tutti quelli assoggettabili all’IRPEF. Ogni anno, l’importo degli assegni familiari viene ricalcolato. O meglio: fino ad ora è stato così, ma con l’introduzione dell’assegno unico a partire dall’1 gennaio 2022 tutto cambierà. Gli assegni familiari arretrati spettano dunque ai lavoratori di cui sopra, il cui nucleo familiare può essere composto da:

  • richiedente (lavoratore dipendente o titolare di pensione)
  • coniuge o convivente di fatto, non legalmente ed effettivamente separato
  • figli di età inferiore ai 18 anni, anche se non conviventi
  • figli maggiorenni con inabilità assoluta e permanente, non coniugati
  • figli tra i 18 e i 21 anni, parte di nuclei familiari numerosi (e dunque con almeno quattro figli minori di 26 anni)
  • fratelli, sorelle e nipoti del richiedente se orfani di entrambi i genitori, non coniugati e privi di diritto alla pensione ai superstiti (minorenni o inabili a proficuo lavoro)
  • nipoti minori viventi a carico del richiedente

I lavoratori extracomunitari possono richiedere gli assegni familiari solo per i familiari a carico che vivono in Italia, a meno che il loro Paese d’origine non abbia stipulato con l’Italia una convenzione sui trattamenti di famiglia. Se poligami nel Paese di provenienza, i lavoratori stranieri residenti in Italia possono includere negli assegni solamente la prima moglie e i figli da ella avuti (purché residenti in Italia). Hanno invece diritto all’assegno familiare per i familiari residenti all’estero i rifugiati politici.

Ogni nucleo familiare può avere un solo richiedente.

La domanda per gli assegni familiari arretrati deve essere avanzata per ogni anno a cui si ha diritto, considerando unicamente gli ultimi cinque anni. Per inoltrarla, è necessario accedere con lo SPID al sito dell’INPS e cercare il servizio dedicato. I dipendenti agricoli devono invece presentare la domanda in formato cartaceo, consegnando al datore di lavoro il modulo ANF/DIP. I tempi di lavorazione della domanda, salvo rari casi previsti dalla legge, non possono eccedere i 30 giorni.

Assegno unico familiare, che cos’è

L’1 gennaio 2022 entra in vigore l’assegno unico familiare, una misura a sostegno di tutte le famiglie con figli minori di 21 anni (non più dunque dei soli lavoratori dipendenti) che va a sostituire i vecchi assegni familiari (ANF) ma anche:

  • il Bonus mamma domani (o Premio alla nascita), riconosciuto nella misura di 800 euro per la nascita, l’adozione o l’affidamento preadottivo di un minore
  • l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, dall’importo massimo di 1.886,82 euro: tale assegno verrà riconosciuto nel 2022 prendendo in considerazione i soli mesi di gennaio e febbraio
  • il Fondo di sostegno alla natalità, un prestito agevolato di massimo 10.000 euro rimborsabile in sette anni e concesso ai genitori di figli minori di tre anni o ai genitori di bambini adottati entro tre anni dall’adozione

Restano invece in vigore gli altri bonus a sostegno della famiglia: i congedi parentali, i permessi per allattamento, i bonus nido. Sebbene le domande possano essere inoltrate a partire dall’1 gennaio 2022, l’erogazione dell’assegno unico universale comincerà a marzo 2022. Dunque, è a partire da marzo 2022 che verranno abrogati gli assegni al nucleo familiare (ANF) e gli altri bonus. Il motivo dello slittamento sta nella necessità, per ottenere l’assegno unico, di presentare un nuovo ISEE (e molte sono le famiglie che ancora non lo hanno fatto). Tuttavia, dallo scorso luglio è in vigore un “assegno ponte”, destinato alle famiglie con ISEE fino a 50.000 euro che non hanno diritto ai vecchi assegni familiari.

L’importo dell’assegno unico familiare

L’importo dell’assegno unico familiare è commisurato all’ISEE e al numero/età dei figli (il primo scaglione dell’ISEE è fino ai 15.000 euro, l’ultimo oltre i 40.000): i redditi più bassi hanno diritto a 175 euro al mese per il figlio minore 18 anni, i redditi più alti a 50 euro al mese. Maggiorazioni sono previste per figli minori oltre il secondo, in caso a lavorare siano entrambi i genitori, per le famiglie molto numerose e le madri minori di 21 anni. Il contributo, in forma ridotta, viene riconosciuto anche per figli tra i 18 e i 21 anni (studenti o in servizio civile) e per i figli disabili maggiori di 21 anni.

La domanda per l’assegno unico familiare può essere avanzata dal 7° mese di gravidanza e fino al compimento del 21° anno (se il figlio è ancora a carico). Le domande dovranno essere inviate per via telematica, accedendo tramite SPID al sito dell’INPS (o facendosi aiutare da un patronato). Come nel caso dei vecchi assegni familiari, solamente un richiedente per nucleo familiare può avanzare la domanda. Il pagamento comincerà il mese successivo a quello di presentazione della domanda, e sarà retroattivo (le domande dovranno essere inviate entro il 30 giugno 2022).