La scuola italiana è la più stressante al mondo: ecco perché

Stress e nervosismo sono una conseguenza di troppo studio, vacanze mal distribuite nel corso dell'anno e poco tempo per le attività extra

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Redazione

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Da un nuovo rapporto sullo stato di salute della scuola italiana emerge un dato allarmante: il nostro sistema scolastico è tra i più stressanti al mondo. E la pandemia non ha fatto altro che evidenziare le carenze rispetto al resto del mondo. L’infelice fotografia è stata scattata dal progetto “Facciamo scuola – L’educazione in Italia ai tempi del Covid-19” realizzato dall’associazione WeWorld, che da 50 anni è impegnata per i diritti delle donne e dei bambini in 25 Paesi, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Perché la scuola italiana è la più stressante al mondo: cosa sta succedendo

Sono più della metà gli studenti italiani che dichiarano di essere nervosi mentre studiano. La media nel resto del mondo è del 37%. Inoltre in Italia, con 50 ore a settimana, c’è il carico di studio più gravoso. Appesantito anche dal fatto che mancano pause adeguate durante l’anno scolastico, ed è difficile per bambini e ragazzi ritagliare del tempo per dedicarsi ad altre attività e riposare.

Nervosismo e stress producono scarso interesse per la scuola, con un impatto disastroso anche a livello sociale. Le conseguenze sono infatti disagio psicologico e dispersione scolastica. Solo nel 2020 almeno una persona su 5 tra i 15 e i 24 anni non lavorava né studiava.

Secondo il report, senza interventi urgenti e mirati, i due anni di didattica a distanza potrebbe crescere del 25% la quota di studenti sotto il livello minimo di competenze, valutate tramite i test Invalsi. In particolare tra le fasce sociali più fragili, a causa del digital divide – qua il significato di questo termine.

All’inizio della pandemia di Covid, infatti, il 70% dei bambini e dei ragazzi under 18 con cui lavora WeWorld nelle periferie non aveva un pc o un tablet, né la connessione a casa. Almeno 600 mila studenti sono rimasti completamente esclusi dalla dad nel primo periodo delle limitazioni.

Le tre proposte per migliorare la scuola italiana e uscire dalla crisi

Per fare fronte ai grossi danni subiti da bambini e ragazzi negli ultimi due anni, l’associazione ha stilato un elenco di tre proposte. Che mirano a far recuperare il tempo perduto agli studenti, riempiendo le lacune accumulate durante l’emergenza sanitaria, e rafforzare il sistema scolastico, creando un ambiente meno stressante ma più costruttivo.

Estensione dell’obbligo di istruzione

Estendere l’obbligo scolastico dalla fascia dai 6 ai 16 anni a quella dai 3 ai 18 anni permette di ridurre il fenomeno dei ragazzi Neet, acronimo di Not in Education, Employment or Training, cioè che non studiano e non lavorano. Tre gli impatti di questo cambiamento.

  • Impatto culturale. L’educazione scolastica fin dalla prima infanzia permette di percepire lo studio come uno strumento di crescita personale ed emancipazione nell’età adulta.
  • Impatto di prevenzione e protezione. L’obbligo esteso dalla prima infanzia fino alla maggiore età previene la dispersione scolastica e la povertà educativa. Acquisire corrette competenze cognitive e non in età prescolare incide sulle performance scolastiche, e anche sul rischio di abbandono sul lungo periodo.
  • Impatto di sviluppo umano e sociale. Permettere a bambini e ragazzi di ricevere un’educazione di qualità e accrescere le proprie competenze influisce su tutta la società, considerando che ne aumenta il capitale umano, sociale ed economico. Ed è dunque un investimento sul futuro.

Rimodulare il calendario scolastico

La seconda proposta riguarda la modifica del calendario scolastico. Anzitutto riducendo da tre a due i mesi di vacanze estive, dunque solo luglio e agosto, e inserendo più vacanze durante l’anno, distribuite in maniera uniforme e bilanciata. A beneficio della continuità didattica e relazionale, anche in questo caso prevenendo la dispersione scolastica, ma anche prevenendo la perdita di competenze da un anno scolastico all’altro. Negli altri Paesi europei il sistema è già organizzato in questo modo. Due gli impatti.

  • Impatto di prevenzione e protezione. Ridurre il periodo delle vacanze estive permette di limitare il prolungato periodo in cui i giovani non ricevono un’istruzione e previene il rischio di dimenticare le competenze acquisite a causa dei tre mesi di fermo.
  • Impatto di uguaglianza sociale. L’estate può essere un’occasione per accrescere le competenze di bambini e ragazzi attraverso attività culturali, sportive e sociali. Tuttavia questo dipende sia dall’offerta del territorio sia dalle risorse economiche e dal background familiare. Con un calendario scolastico più bilanciato ci sarebbe più continuità dei processi di sviluppo per tutti gli studenti, con una conseguente riduzione delle disuguaglianze.

Introdurre la figura di un dirigente del tempo extra scuola

WeWorld propone infine di creare una nuova figura negli istituti scolastici. Si tratta del dirigente del tempo extrascuola, incaricato di potenziare e coordinare l’offerta formativa e l’organizzazione delle attività curricolari in collaborazione con il terzo settore. L’obiettivo è quello di colmare la carenza di esperienze attive e relazionali, aggravata dalla pandemia dai ripetuti lockdown dovuti alla pandemia di Covid, ponendo al centro l’interesse dei bambini e dei ragazzi e ottimizzando il tempo da dedicare allo studio. Con questa misura si potrebbero raggiungere due traguardi.

  • Favorire la creazione e il funzionamento dei patti educativi di comunità. Il dirigente del tempo extra scuola può creare, formalizzare e coordinare i patti educativi di comunità, sostituendosi agli enti locali, come già avviene in tante scuole in molti zone d’Italia. Ma con una figura competente e riconosciuta.
  • Accrescere il benessere complessivo di studenti e studentesse e dell’intera comunità. Un’offerta extra curricolare più ampia e strutturata, che comprende attività sportive, culturali, sociali, di orientamento, ecc., concorre alla formazione dell’individuo e del suo capitale umano, ovvero dell’insieme delle competenze spendibili nella vita. Dunque occasioni di crescita importanti, in particolare per bambini e ragazzi provenienti da contesti più marginalizzati e a rischio di esclusione sociale e povertà educativa. Della progettazione e della fruizione di queste esperienze ne beneficerebbe il territorio, grazie al coinvolgimento di tutta la comunità.

A proposito di scuola, vi abbiamo spiegato qui cosa cambia dal 1° maggio sul fronte mascherine. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo pacchetto scuola che prevede 70 mila assunzioni. Ve ne abbiamo parlato qua. E mentre le associazioni e le istituzioni cercano di capire come far evolvere il nostro sistema scolastico, c’è nell’aria anche una proposta per reintrodurre il latino già dalla scuola media, come vi abbiamo anticipato in questo articolo.