Arriva da un’azienda di Reggio Emilia la maggior parte delle forniture di un farmaco per il fegato che avrebbe rivelato delle sorprendenti proprietà anti-Covid, ed è per questo sempre più richiesto in Cina. Dopo l’esplosione della nuova ondata di contagi senza controllo, tra i cittadini della Repubblica popolare è scattata la corsa ad accaparrarsi tutti i possibili rimedi esistenti contro il Sars-CoV-2. Nelle ultime settimane sta salendo la domanda dell’Udca, l’acido ursodeossicolico, un principio attivo sviluppato per contrastare sindromi epatiche e biliari che, secondo quanto scoperto da un recente studio, potrebbe aiutare a prevenire l’infezione da Covid o a renderne i sintomi più lievi.
Covid, in Cina a ruba farmaco “italiano”: lo studio
Il farmaco è salito alla ribalta dopo lo studio di una ricercatrice italiana, Teresa Brevini, del “Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute”, centro di ricerca di Cambridge, nel Regno Unito, pubblicato insieme al collega Fotios Sampaziotis su Nature lo scorso 5 dicembre.
I due scienziati hanno rispolverato questo vecchio ed economico farmaco già in commercio, pensato per contrastare i calcoli della bile e la colangite biliare primitiva, una malattia rara epatica autoimmune.
La scoperta è arrivata in modo fortuito dal team di ricercatori guidato dal dottor Fotios Sampaziotis, primario di epatologia all’Addenbrooke’s hospital (Cambridge, UK), durante la sperimentazione in merito ad alcuni meccanismi cellulari del fegato.
È stata proprio la dottoressa Brevini, dottoranda che fa parte del gruppo di ricerca, a scoprire che l’Udca incide sul funzionamento della molecola FXR, a sua volta determinante per il funzionamento dell’ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina 2), la molecola che Sars-CoV-2 usa come “porta” per entrare nelle nostre cellule (qui per sapere perché la variante Gryphon fa così paura).
Le sperimentazioni effettuate su mini-organi realizzati in laboratorio (organoidi), poi sui criceti e veri polmoni umani non utilizzati per i trapianti, fino ad arrivare ai test clinici su dei volontari, hanno fornito dei risultati incoraggianti in merito alle capacità dell’Udca di contrastare il Sars-CoV-2.
Covid, in Cina a ruba farmaco “italiano”: l’esplosione della domanda di Udca
Anche se gli autori stessi dello studio hanno sottolineato che non ci sono prove definitive del reale effetto contro il Covid-10 dell’Udca, e che per avere conferme serve uno studio clinico molto più strutturato, tanto è bastato per fare impennare la produzione nelle case farmaceutiche che in Cina assemblano il principio attivo: l’esplosione della domanda ha portato nelle ultime settimane a rialzi dei prezzi delle azioni della Xuantai Pharma e New China Pharma tra il 53% e il 69% (abbiamo anticipato qui la scoperta del nuovo farmaco).
Fra i principali produttori mondiali di acido ursodesossicolico, c’è però una realtà italiana, la Ice Group (Industria Chimica Emiliana) di Reggio Emilia, fondata come impresa familiare nel 1949 e ceduto dai fratelli Enzo e Maurizio Bartoli nel 2019 al fondo d’investimento Advent International.
“Ove possibile – ha precisato Fotios Sampaziotis, a capo della ricerca – proponiamo che l’Udca venga utilizzato insieme alla vaccinazione, piuttosto che sostituirla. L’ovvio passo successivo è quello di condurre ampi studi randomizzati e controllati per valutarne l’efficacia in clinica“.
Secondo il professore Ernesto Carafoli, del Politecnico di Zurigo e membro dell’Accademia dei Lincei, “i recettori ACE2 sono proteine essenziali del nostro corpo, quindi disattivarli non è l’ideale: potrebbe essere un trattamento utilizzabile in caso di emergenza e per breve tempo, ma non una soluzione a lungo termine. È proprio per questo motivo – sottolinea – che abbiamo bisogno di un approccio più sistematico” (qui abbiamo spiegato come sono cambiate le regole dell’isolamento dall’1 gennaio per positivi al Covid).