Come ogni anno la stagione invernale, quella più fredda, porta con sé i malanni e l’influenza che però nell’ultimo quadriennio, sono stati fortemente collegati anche ai casi di contagio da Covid-19. Sembrava essere un virus ormai messo alla porta, con i contagi che erano diminuiti o, comunque, che non balzavano agli onori della cronaca, ma non è così. Perché vedendo i numeri degli ultimi monitoraggi emerge sempre più un numero consistente di italiani che risultano positivi al SARS-CoV-2, un virus che è mutato nel tempo.
Ed è oggi infatti sempre più complicato distinguere influenza da Covid, con i sintomi che sembrano ormai essere identici. Il metodo per capire se si tratta di una o dell’altro è il tampone, l’unico strumento in grado di rilevare la positività. E con l’arrivo del Natale il rischio di un nuovo boom di casi è dietro l’angolo.
Nuovo picco Covid, i rischi a Natale
Come vi abbiamo già detto, infatti, con l’arrivo del Natale il rischio dell’aumento dei contagi da Covid-19 è concreto. Lo è soprattutto perché i sintomi con l’influenza sembrano uguali e spesso sottovalutati.
Può quindi capitare di andare ai cenoni o pranzi da positivi senza saperlo e rischiare di contagiare l’intera famiglia. Motivo per il quale gli esperti lanciano l’appello: “Se avete febbre e tosse, rinunciate al pranzo di Natale in famiglia, soprattutto se tra gli invitati ci sono persone fragili- ha detto Gianni Rezza a Il Messaggero-. E questo vale anche se al tampone risultate negativi”.
Rezza, infatti, sottolinea: “Se abbiamo la febbre, è un dovere civico restare in casa”. Un po’ come succedeva anni fa, quando il Covid non esisteva e con qualche linea di febbre o con sintomi influenzali si preferiva stare a casa per evitare di contagiare il resto della famiglia.
Influenza o Covid, i sintomi che colpiscono di più
Secondo l’ultimo monitoraggio sul Covid-19 del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, relativo alla settimana 7-13 dicembre, sono in lieve calo i nuovi casi positivi (pari a 56.404, -3,8% rispetto alla settimana precedente quando erano 58.637) e scende anche l’incidenza (94 casi per 100.000 abitanti), ma aumentano i decessi (316, +1%) e anche i ricoveri. Il tasso di occupazione in area medica relativo al 13 dicembre è infatti pari all’11,9% (7.426 ricoverati) rispetto al 10, 7% del 6 dicembre e il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 2,7% (240 ricoverati) rispetto al 2,5% (219 ricoverati) del 6 dicembre.
I casi stimati di sindrome simil-influenzale in Italia nell’ultima settimana sono invece circa 653.000 (contro i 630mila della settimana precedente), per un totale di circa 3.628.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza. In aumento i casi di influenza vera e propria.
E come distinguere le due sindromi? I sintomi che colpiscono di più in caso di Covid sono il campanello d’allarme: rinite, tosse stizzosa, faringite, laringite e febbricola. Ricordiamo, però, che ci sono anche varianti in arrivo con Pirola JN.1 che hanno tra i sintomi anche febbre e brividi, tosse, stanchezza, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, dolore muscolare, mal di testa, perdita del gusto oppure dell’olfatto, congestione nasale e diarrea.
Attenzione dunque, perché di varianti in circolo in Italia ce ne sono parecchie. Al momento in Italia la principale variante diffusa è Eris, discendente di Omicron che rappresenta quasi il 60% dei casi, seguono altre sottovarianti della stessa Omicron, ovvero JG.3, XBB.15 (Kraken), XBB 1.9, HV.1 e BA.2.86 (Pirola).