Dengue in Italia, in estate allerta massima: dallo spray al vaccino

Cresce il livello d'allarme in Italia e aumentano i controlli sul trasporto merci e passeggeri: i consigli per l'estate 2024 e i possibili scenari

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 27 Febbraio 2024 12:09

Prosegue l’allerta Dengue in America Latina e non solo. Così come accaduto per il Covid, lo sguardo è rivolto agli spostamenti verso altri Paesi. L’Italia, ad esempio, ha aumentato i controlli sui vettori provenienti da nazioni come il Perù, a partire dallo scorso 14 febbraio. Cresce la preoccupazione in vista dell’estate 2024.

Dengue in Italia, i controlli

Abbiamo già avuto modo di parlare del rischio Dengue, soffermandoci nello specifico sul riconoscimento dei sintomi. Nella circolare diffusa dal ministero della Salute si raccomanda a tutti gli uffici di sanità marittima aerea e di frontiera di controllare mezzi e merci in arrivo da determinati Paesi. Il riferimento va a quelli in cui il rischio è alto o endemico.

In due settimane sono state effettuate numerose operazioni, con 16 vigilanze presso l’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino, a Roma, al fine di verificare la presenza del “certificato di disinsettazione residua”. Il tutto su aerei provenienti da Argentina, Messico, Cile, Maldive, Brasile ed Etiopia. Eseguita un’ispezione presso l’aeroporto di Bari, così come sono state svolte due attività di vigilanza su navi a Catania provenienti da Tunisi, dopo aver fatto tappa anche a Madeira e Limassol.

Allarme estate 2024

L’allerta resta comprensibilmente elevata, soprattutto in attesa dell’aumento delle temperature. La calda estate 2024 potrebbe portare con sé problematiche ben maggiori di quelle attuali. Tentare di fare previsioni oggi, però, è alquanto complesso.

Si è così espresso Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Verona: “Il primo caso autoctono in Italia fu nel 2020 a Verona. Facile da bloccare, perché era un cluster familiare. Nel 2023 abbiamo avuto invece 4 focolai, uno in Lombardia e tre in Lazio. In questi casi non si è riusciti a risalire al caso indice. È chiaro che nel 2024 possa verificarsi una epidemia di Dengue. Direi Dengue-Chikyngunya, che ha già visto diverse epidemie in passato”.

Sono due le modalità di risposta, spiega l’esperto, da combinare necessariamente. Da una parte un focus sui viaggiatori, intercettando i casi in arrivo. Dall’altra, invece, un processo di formazione e informazione di tutti i medici, soprattutto di famiglia e del pronto soccorso: “Dinanzi a una febbre alta e strana, un collega dovrà pensare oggi a influenza, Covid e, nella stagione calda, alla Dengue, essendo il periodo della presenza della zanzara tigre”.

Spray anti zanzare e vaccino

In casi del genere, in cui il timore si fa largo tra la popolazione, la voce degli esperti risuona con grande forza. Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio.

I Paesi in cui l’allerta è massima sono Argentina e Brasile, che registrano milioni di casi. In quei territori è presente la zanzara Aedes aegypti, vettore specifico del virus Dengue. In Italia invece la trasmissione passa attraverso la zanzara tigre.

La preoccupazione aumenta per l’estate 2024, per la quale lo spray anti-zanzare potrebbe divenire uno dei prodotti più richiesti e venduti: “Siamo passati dai disinfettanti alle mani ai repellenti per le zanzare. L’attenzione maggiore bisognerà averla a partire dai mesi più caldi, quando aumenterà il numero di insetti”.

Il virologo si è poi espresso in merito alla questione vaccino. Un tema sempre delicato in Italia, date le durissime polemiche sui sieri anti Covid. Si fa bene ad acquistarlo, ha spiegato Pregliasco, ma è utile per i viaggiatori intenzionati a raggiungere le zone a rischio. Per loro sono previste due dosi, distanziate una dall’altra di tre mesi: “Si potrebbe pensare a una vaccinazione di massa, in questo momento, soltanto evidenziando dei focolai autoctoni importanti”.