Marcia indietro di Valditara su Paola Concia: chi non la vuole a scuola per l’educazione alle relazioni

Il ministro dell'Istruzione Valditara ha revocato la nomina delle garanti per l'educazione sentimentale a scuola. Paola Concia è stata impallinata sia da destra che dai suoi alleati di sinistra

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La politica, di destra e di sinistra, ha avuto un sussulto ed è andata all’attacco. Così il ministro Valditara ha revocato la nomina di Paola Concia, suor Monia Alfieri e Paola Zerman a garanti per il progetto sull’educazione all’affettività a scuola. Il piano bipartisan è naufragato sotto la pressione degli interessi di entrambe le fazioni, con buona pace del ponte che Elly Schlein e Giorgia Meloni avevano inteso creare a fine novembre nella lotta contro la violenza di genere, sotto la pressione emotiva e mediatica seguente all’omicidio di Giulia Cecchettin.

La politica contro Paola Concia

Paola Zerman, avvocata dello Stato ed ex candidata per il Popolo della famiglia di Mario Adinolfi, e suor Anna Monia Alfieri sono finite sotto la sassaiola della sinistra che temeva avrebbero potuto spingere il progetto verso posizioni conservatrici, antiabortiste e omofobe.
Al centro del fuoco incrociato si è però trovata Anna Paola Concia: le destre hanno temuto che la ex parlamentare del Partito Democratico, essendo femminista e omosessuale, avrebbe potuto aprire alle tematiche gender; e le sinistre non hanno accolto con favore l’apertura di una loro esponente a un progetto intavolato dall’esecutivo Meloni.

“Sono sconcertata. Anche il ministro Valditara lo è”. Questo il commento con il quale Anna Paola Concia ha descritto il suo stato d’animo. Raggiunta dal Corriere della Sera, Concia ha raccontato il passo indietro del ministro dell’Istruzione: “Correttamente mi ha chiamato prima di scrivere il comunicato. Lo hanno sottoposto a una pressione alla quale non si è potuto sottrarre. Lo hanno messo alle corde“. Per Concia è stata tutta colpa dei “massimalisti di destra e di sinistra. Hanno criticato anche la nomina di suor Monia. Lei è stata criticata da sinistra. Io… da tutti“. E ancora: “Non faccio nomi. Ma mi spiego. Da destra sono stata attaccata perché lesbica e femminista. Dalla sinistra massimalista LGBT perché sono una persona dialogante, ho sempre dialogato, ho sempre costruito ponti”.

Oltre al progetto sull’educazione sentimentale, il ministro Giuseppe Valditara ha recentemente presentato un piano per cambiare il ruolo dell’insegnante a scuola.

Chi è Paola Concia

Anna Paola Concia è di Avezzano, in provincia dell’Aquila. Ha iniziato la sua carriera politica nelle fila del Partito Comunista Italiano. Negli anni successivi ha abbracciato varie realtà del centro-sinistra fino ad approdare al Pd. Dopo il suo coming out avvenuto oltre 20 anni fa, ha iniziato a impegnarsi per i diritti civili delle persone LGBT.

Il curriculum politico di Concia vede già la partecipazione a un ponte fra destra e sinistra contro la violenza di genere: “La prima legge sullo stalking l’ho fatta insieme a Mara Carfagna, quando era ministra per Forza Italia. Anche con Giorgia Meloni ho lavorato molto. Con lei c’è stato sempre un confronto molto tranquillo soprattutto sull’omofobia”, ha ricordato Paola Concia.

Sinistra contro Paola Concia

A sinistra, però, non hanno dimenticato i suoi attacchi al disegno di legge contro l’omobitransfobia. Così come la sinistra più estrema non accoglie con favore la posizione di Concia sull’utero in affitto: “Il ddl Zan l’ho criticato: era formulato male, anche se ero favorevole alla legge”, ha spiegato Concia. “Alla maternità surrogata non sono favorevole. Per il riconoscimento dei diritti dei bambini assolutamente sì. Ma non farei mai una battaglia per la legalizzazione della maternità surrogata”.

In passato Concia è già stata attaccata da sinistra: la sua partecipazione a una tavola rotonda organizzata da Casapound le è costata l’attacco dei centri sociali.