Ai piedi del colle Pincio, nell’area che a Roma tutti riconducono al rione benestante di Prati, si estende Piazza del Popolo, una delle più belle di tutta la capitale. Per dovere di precisione, spulciando le carte catastali della Città metropolitana, viene collocata nel quartiere di Campo Marzio, ma poco importa: il suo fascino ha monopolizzato l’attenzione di milioni di turisti nel corso dei decenni, accorsi in massa per osservare lo spazio in cui sorge la Fontana del Nettuno, a pochi passi dal boschetto di pioppi pertinente alla tomba dell’imperatore Nerone.
Ebbene, nella storia della politica italiana, è questo il luogo designato per decretare il successo o il fallimento di un’iniziativa di partito. Se un leader riesce a riempire la piazza, significa che il suo consenso è trasversale e consolidato, quantomeno all’interno del suo schieramento. Viceversa, Piazza del Popolo può mettere a nudo fragilità e debolezze di una coalizione: occuparla in tutti i suoi 17mila metri quadri non è cosa semplice nemmeno per gli organizzatori più scaltri e navigati del nostro panorama politico nazionale.
Elly Schlein raduna il Partito Democratico in Piazza del Popolo: il racconto della giornata
E così, arriviamo all’attualità. C’è il sole in Piazza del Popolo nel pomeriggio di sabato 11 novembre, precisamente alle ore 15, quando Elly Schlein – da inizio 2023 segretaria del Partito Democratico – dà appuntamento a dirigenti e militanti del suo partito provenienti da ogni angolo d’Italia. Il suo fedele collaboratore Igor Taruffi (con cui ha un lungo passato comune nelle stanze del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, dove entrambi hanno lavorato sotto la presidenza di Stefano Bonaccini) ha gestito l’organizzazione dell’evento in maniera maniacale, quasi dispotica, contattando quotidianamente i volti di riferimento sui territori per mettere in moto decine di pullman alla volta di Roma.
Non sembra essere del tutto sincera, dunque, la segretaria, quando al termine della giornata che ha visto oltre 50mila persone ritrovarsi sotto il suo palco (ma c’è chi dice molto meno), afferma quasi commossa che “non ci potevamo neanche aspettare una partecipazione così forte“. Il rischio di fallire e di ritrovarsi con i fucili puntati sulla schiena da parte (soprattutto) dei suoi oppositori interni era dietro l’angolo. Ma la sua leadership – di cui molti elettori sono ancora alla ricerca, soprattutto tra i meno giovani – pare aver suonato la melodia giusta in questo “autunno militante“, ponendosi come contraltare di un governo di centrodestra alle prese con la composizione di una complicata legge di Bilancio.
PD in piazza contro il governo di Giorgia Meloni: chi c’era tra i leader di opposizione
La manifestazione si è svolta all’insegna di due chiavi di lettura. La prima, quella dell’unità delle forze di opposizione, sembrava quasi obbligata, in virtù di un’intesa sempre più strutturata con il Movimento 5 stelle, presente in piazza con il presidente Giuseppe Conte (“dovevo ricambiare il favore di Elly, che è venuta alla nostra iniziativa la scorsa volta”). Dopo la vittoria alle amministrative di Foggia dello scorso ottobre, i due partiti correranno insieme anche un’altra partita ben più importante, quella delle elezioni regionali in Sardegna, dove i dem hanno scelto di appoggiare la candidata grillina Alessandra Todde, in uno schieramento che vede le adesioni anche di Sinistra Italiana e di Europa Verde (presenti in Piazza del Popolo con i rispettivi segretari).
Il secondo liet motiv della giornata è stato quello di un contrasto duro e puro all’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni. Prima Schlein lo ha delineato con un attacco alla riforma costituzionale del premierato, definita “un’arma di distrazione di massa”; poi con un affondo senza mezzi termini rivolto proprio alla presidente del Consiglio, tacciata di “non voler governare, ma comandare, smantellando la Repubblica secondo la logica dell’uomo (o della donna, nda) solo al comando”. Un meccanismo che “storicamente non ha pagato”, secondo la capa del Nazzareno.
Elly Schlein in Piazza del Popolo contro Giorgia Meloni (con qualche assente di peso)
Una fiondata, quella di Schlein, a cui la leader di Fratelli d’Italia ha voluto rispondere di persona, tramite un messaggio diffuso sulle sue pagine social. “Cara Elly – si legge sull’account X di Giorgia Meloni prima che il sole cali sulla Capitale – noi vogliamo semplicemente che siano i cittadini ad avere più potere, dando così maggior forza e stabilità all’Italia. Cioè quello che dovrebbe sostenere ogni sincero democratico“. Una rivendicazione senza sé e senza ma, che però può essere letta come sintomo inequivocabile di un riconoscimento reciproco non scontato fino alla scorsa estate.
Tra le assenze più rumorose in Piazza del Popolo, spiccano quelle dei due partiti che non sostengono la maggioranza parlamentare, ma che non possono vantare nemmeno un buon rapporto con il Partito Democratico, ossia Italia Viva dell’ex premier Matteo Renzi e la compagine di Azione che fa capo a Carlo Calenda. Ma la sfida più importante per Schlein era quella di compattare il fronte interno: pare esserci riuscita, come sottolineato dallo stesso Stefano Bonaccini (oggi presidente nazionale del partito e suo avversario alle primarie), che l’ha lodata per la capacità di unire le varie anime su battaglie comuni.
Scontro Schlein-Meloni, le prossime tappe di una sfida per la guida del Paese
Prima del discorso di Schlein, al microfono si sono alternati diversi esponenti del mondo del lavoro e della società civile, dal medico in crisi per le incertezze sulla pensione, passando per l’operaio che non arriva a fine mese, il ryder con una paga da fame e la studentessa fuorisede che non trova una sistemazione in affitto ad un prezzo accettabile. Ma i temi citati sono stati davvero tanti, a partire dal conflitto tra Israele e Palestina, su cui gli organizzatori temevano infiltrazioni estremiste con striscioni e cori pro-Gaza in platea (non verificatesi). Per concludere con l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, definito dalla segretaria “nemico della Costituzione”.
Giunti nel tardo pomeriggio, Piazza del Popolo decreta il successo dell’adunata, mentre dalle casse collocate agli angoli del recinto risuonano a decibel spianati le note di Bella Ciao. L’entusiasmo è palpabile, ma la storia ci insegna che il plebiscito alle urne non passa solo da queste iniziative. Ci vuole chiarezza nei discorsi e presenza scenica, cose che al momento sembrano mancare ad Elly Schlein. Che però, dopo la scorpacciata d’affetto romana, può guardare con un pizzico in meno di preoccupazione ai prossimi appuntamenti elettorali.