Addio Terzo Polo, Renzi si separa da Calenda e lancia un nuovo partito

Il leader di Italia Viva ufficializza la separazione dall'ex partner di Azione, fondando così un nuovo partito

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Matteo Renzi annuncia la fine della sua collaborazione con Carlo Calenda in modo definitivo. Nel suo comunicato sulla E-news di Italia viva, il leader ha dichiarato: “Stiamo formalizzando oggi la nostra separazione dai colleghi di Azione. Abbiamo cercato fino all’ultimo di collaborare per creare una lista comune, ma la risposta di Calenda è stata negativa e sgarbata. Rispettiamo le diverse prospettive e preferiamo evitare polemiche. Quindi, auguriamo il meglio a tutti mentre intraprendiamo strade diverse. Preferiamo concludere questa situazione anziché diventare il bersaglio delle critiche di mezza Italia. Il nostro obiettivo è fare politica, non essere coinvolti in dispute legate a regolamenti e rancori personali.”

Renzi ha anche specificato che i gruppi parlamentari di Camera e Senato adotteranno il nome “Italia viva – il Centro – Renew Europe”, come spiegato dall’ex primo ministro.

Cosa ha portato alla rottura nel Terzo Polo

Il cambiamento di nome è stato ufficialmente ratificato dall’assemblea dei senatori del gruppo, ottenendo l’approvazione a maggioranza con sette voti favorevoli su undici, senza la partecipazione dei sostenitori di Carlo Calenda, i quali considerano questa decisione priva di validità. In merito a ciò, il partito ha dichiarato: “Contrariamente a quanto dichiarato pubblicamente dal senatore Renzi, nessuna delibera è stata adottata oggi per la separazione dei gruppi di Italia viva e Azione. Invitiamo il senatore Renzi a prendere l’iniziativa, dato che ha annunciato la separazione molte volte. Per quanto riguarda la delibera sul cambio di nome, abbiamo scritto al Presidente del Senato per segnalare una doppia violazione dello statuto commessa oggi dal capogruppo del gruppo Azione – Italia viva – Renew, Enrico Borghi.” Il partito ha specificato che la prima violazione riguarda l’inclusione della senatrice Dafne Musolino nel gruppo senza la proposta cofirmata da Borghi e Gelmini (vicecapogruppo di Azione), come previsto esplicitamente dallo statuto del gruppo. La seconda violazione riguarda la mancanza dei due terzi dei voti necessari per deliberare un cambiamento dello statuto, anche considerando impropriamente la presenza della senatrice Musolino.

Tuttavia, queste affermazioni sono state prontamente contraddette da Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva, che ha dichiarato: “A differenza di quanto affermato da fonti di Azione, la senatrice Dafne Musolino è parte integrante del gruppo parlamentare a tutti gli effetti. Inoltre, Carlo Calenda stesso ha accolto personalmente Dafne attraverso messaggi di benvenuto nella chat dei senatori, e la senatrice Musolino ha partecipato in aula a nome del gruppo e durante il question time.”

Con il recente arrivo di Dafne Musolino da Sud chiama Nord, i renziani a palazzo Madama sono così diventati sette, uno in più dei sei necessari, mentre i quattro calendiani dovrebbero finire nel Misto (presieduto da Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra).

Le altre crisi

La crisi, che era già emersa in estate, è stata ulteriormente accelerata da una lettera firmata da tutti i senatori di Italia viva, indirizzata al capogruppo Borghi (che era un ex membro del Partito Democratico), in cui si chiedeva effettivamente di mettere fine all’esperienza parlamentare del cosiddetto “Terzo polo” Il pretesto per questa rottura è stato una dichiarazione apparentemente banale fatta da Calenda durante un evento al Foglio: “Azione non parteciperà alle elezioni europee insieme a Italia viva“, ha dichiarato l’ex ministro, formalizzando ciò che era già noto a tutti coloro che seguono la politica. Renzi aveva precedentemente lanciato il marchio “il Centro” in vista delle elezioni europee, un’iniziativa volta a creare una lista unitaria e assicurarsi un posto nel Parlamento europeo.

Dietro questa rottura si nasconde anche la corsa alle elezioni europee, con Renzi che ora afferma con convinzione: “Alle elezioni otterremo un risultato significativo. Ne sono certo.” Inoltre, Renzi annuncia una sorta di campagna autunnale: “Dopo il congresso, è il momento di ripartire. All’inizio di novembre, formalizzeremo incarichi e responsabilità, come previsto dallo Statuto. Nel frattempo, però, desidero intraprendere un tour in dieci città del Paese per incoraggiare i nostri sostenitori, e non solo, a impegnarsi in politica. Questo è ciò che sappiamo fare e ciò che dobbiamo fare.”

Il caso dei 400mila euro

Come spesso accade nei casi di separazione, l’ufficializzazione del divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda sta suscitando polemiche. Questo è dovuto, in parte, al fatto che Italia viva ha sette parlamentari al Senato, il che gli consente di costituire un gruppo parlamentare, mentre Azione non ha lo stesso numero di parlamentari al Senato. Alla Camera dei Deputati, non ci sono problemi di numeri.

Tuttavia, la separazione dei gruppi parlamentari potrebbe comportare una riduzione dello spazio televisivo assegnato ad Azione da parte della Rai. Tuttavia, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la realtà è che il divorzio è ancora in gran parte simbolico. Questo è stato spiegato proprio da Carlo Calenda ai suoi colleghi, mentre ha etichettato Renzi come “infantile” e ha aggiunto che sarebbe Renzi a dover andarsene, non lui. Calenda sostiene che Renzi non vuole farlo perché teme di perdere il finanziamento residuo della legislatura precedente, pari a 400.000 euro. Calenda, tuttavia, ha dichiarato che non gli toglierà quei soldi.

Carlo Calenda va oltre nel suo commento sulla situazione, sostenendo che il cambio di nome del gruppo sia un’invenzione di Matteo Renzi. Calenda afferma che per apportare tale modifica al nome del gruppo, sarebbe necessaria l’autorizzazione dei due terzi dei senatori, e questa autorizzazione non esiste. Di conseguenza, secondo Calenda, il gruppo si chiama ancora Azione-Italia Viva-Renew Europe. Inoltre, Calenda afferma con decisione che se Renzi decidesse di andarsene e cambiare il nome del gruppo in “Il Riformista Saudita” o qualsiasi altra cosa, lui non si muoverebbe. Calenda ha anche dichiarato di aver presentato un ricorso e che attende di vedere come si svilupperà la situazione.

Inoltre, Calenda fa notare con una certa malizia che potrebbe essere passato per la mente di Renzi il sospetto che quest’ultimo abbia scelto di recitare questa “pantomima” perché ha notato che parte di Italia viva del Nord si sta schierando con Rosato e Bonetti, e quindi con Azione. Calenda sottolinea che in giorni precedenti, Renzi aveva offerto un accordo per le elezioni europee ad Azione. D’altra parte, Rosato aveva annunciato la sua uscita da Italia viva, specificando che non si sarebbe unito ad Azione.