Le dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario alla Cultura sono argomento all’ordine del giorno nel panorama politico italiano, con tanti che si chiedono quale futuro attenderà il 71enne. A tendergli la mano è l’amico Stefano Bandecchi, leader di Alternativa Popolare e sindaco di Terni, che gli ha proposta di candidarsi alle prossime elezioni Europee che andranno in scena l’8 e il 9 giugno. La risposta di Sgarbi? Bandecchi non si sbilancia, ma è certo che con il critico è possibile raggiungere la tanto ambita soglia del 4% che aprirebbe al suo partito le porte di Strasburgo.
Bandecchi propone Sgarbi alle Europee
Amicizia e solidarietà per Vittorio Sgarbi, nelle ultime ore travolto dalle polemiche e costretto a dimettersi dall’incarico di sottosegretario alla Cultura con tanto di lettera inviata alla premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio l’ha spiazzato, accettando per direttissima la sua rinuncia, e ora Sgarbi si guarda intorno. Lo fa, però, con la consapevolezza di avere nello scenario politico alleati e amici.
Uno di questi è Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e leader di AP, che subito dopo le dimissioni l’ha chiamato per proporgli un nuovo percorso, quello delle Europee. Intervistato da Il Fatto Quotidiano, il politico ha infatti sottolineato di aver alzato subito la cornetta del telefono chiamando l’ormai ex sottosegretario.
“L’ho chiamato alle dieci e mezzo, lui non mi ha risposto e poi mi ha richiamato” ha svelato il sindaco di Terni, che nella chiamata a Sgarbi ha proposto la candidatura alle prossime Europee. “Mi ha detto che ci avrebbe riflettuto, ma io un posto per lui ce l’ho sempre libero”.
Bandecchi, nel corso dell’intervista, ha lodato il critico, sottolineando di essere pronto a candidarlo ovunque lui voglia, perché pur sembrando un’operazione complicata quella di arrivare al 4%, per il leader AP “per un’operazione impossibile serve uno che la pensa possibile”.
Le indagini e il conflitto di interessi
E nel corso del colloquio con Il Fatto, Bandecchi ha difeso Sgarbi, considerando forse troppo frettolosa la sua scelta di dimettersi. Dimissioni che sono state presentate e subito accettate dopo l’apertura delle indagini dell’Antitrust per aver operato in regime di conflitto di interessi partecipando a eventi come presentazioni, mostre e lezioni.
A Quarta Repubblica lo stesso Sgarbi si è difeso sottolineando che era stata la stessa Meloni a sceglierlo in base al suo operato, ad averlo chiamato “in quanto Sgarbi”, politico che riveste 19 incarichi tra cui il sindaco di Arpino, il prosindaco di Urbino oltre che presidente di vari musei.
Ma ora a Vittorio Sgarbi viene contestato di aver esercitato la professione in contemporanea alla carica di sottosegretario alla Cultura, sfruttando probabilmente l’incarico per avere più visibilità. “In che modo nasce il conflitto di interessi? Quando utilizzo la carica di sottosegretario per avere altri incarichi, e nessuno mi ha mai chiamato se non perché sono Sgarbi” ha sottolineato.
E Bandecchi su questo lo difende: “Il discorso che è venuto fuori è ridicolo. Levare a Sgarbi la possibilità di fare dei convegni o conferenze è come tagliare le ali a un’aquila. Il sottosegretario non è una professionalità, lui non ha fatto un lavoro continuativo”.