Vittorio Sgarbi annuncia le dimissioni da sottosegretario alla Cultura e attacca il ministro Sangiuliano

Con un "colpo di teatro" Vittorio Sgarbi si è infine dimesso dalla carica di sottosegretario. Durante l'annuncio ha accusato il ministro Sangiuliano di aver girato lettere anonime all'Antitrust

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Vittorio Sgarbi ha annunciato le dimissioni da sottosegretario alla Cultura del governo Meloni. Sgarbi è da tempo al centro delle polemiche per una serie di questioni: le sue consulenze a pagamento, i debiti col Fisco, il giallo del quadro che ha spinto la magistratura a indagarlo per riciclaggio di beni culturali e le numerose polemiche con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario alla Cultura

Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”, ha detto Vittorio Sgarbi a margine di un evento a Milano. “Mi dimetto e lo faccio per voi. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario”, ha aggiunto. “L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”, ha polemizzato Sgarbi.

Sgarbi ha ricevuto una risposta dall’Antitrust: “Questa conferenza – ha spiegato – secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge”. Quindi, “per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario”.

“È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo”, ha spiegato.

L’attacco a Sangiuliano

“Il ministro Gennaro Sangiuliano non l’ho sentito”, ha detto Sgarbi. “Non ci parliamo dal 23 ottobre quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”.

Le consulenze e gli eventi

Vittorio Sgarbi ha fatto consulenze e partecipato a eventi. Per esse l’ormai ex sottosegretario ha percepito ricchi gettoni di presenza. A chi gli contestava il conflitto di interessi fra le sue attività a pagamento e il ruolo di membro del governo, Sgarbi aveva risposto di avere informato per tempo l’Antitrust e di essere disposto a interrompere ogni attività in caso di incompatibilità. Sgarbi ha infine optato per le dimissioni.

Sgarbi e il quadro

Vittorio Sgarbi è indagato dalla procura di Macerata per sospetto riciclaggio di un bene culturale, in concorso con un restauratore al momento ignoto. Secondo la procura, Sgarbi avrebbe sottratto il quadro “Cattura di San Pietro” di Manetti, poi lo avrebbe fatto restaurare per alterarlo, ne avrebbe preso possesso e lo avrebbe esposto a Lucca nel 2021.

Fra tutti i membri del governo Meloni indagati, Vittorio Sgarbi è stato l’unico a dimettersi.

Sgarbi e i debiti col Fisco

Vittorio Sgarbi negli anni ha accumulato un debito di circa 700.000 euro con il Fisco. Il critico d’arte ha spiegato di non essere un evasore fiscale, ma di avere avuto difficoltà economiche a causa delle querele accumulate negli anni. Sgarbi ha annunciato di voler pagare tutto il dovuto tramite un piano di rateizzazione.

Sgarbi contro Fatto Quotidiano e Report

Per queste questioni, Vittorio Sgarbi è più volte entrato in polemica con il Fatto Quotidiano e Report, due fra le testate che hanno seguito con più attenzione le sue vicende. Il critico d’arte non ha risparmiato diluvi verbali e invettive contro i redattori che cercavano di intervistarlo.

“Se lei muore in un incidente stradale io sono contento“, aveva tuonato contro un giornalista di Report.

“Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, ha detto Sgarbi a margine dell’evento La Ripartenza, tenutosi a Milano. L’ex sottosegretario rispondeva a chi gli chiedeva conto degli insulti ai giornalisti. “Ovviamente, io sono noto per le mie imprecazioni e per le ‘capre’. Non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno. Mi scuso – ha aggiunto – con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: ‘Vorrei che tu morissi’. Mi scuso, per chi l’ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un’intervista non autorizzata, non voluta”.
“Non essendo un’intervista – ha aggiunto Sgarbi – io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche il sottosegretario. D’ora in avanti – ha concluso – augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario”.