Sgarbi, Meloni accetta le dimissioni. Antitrust: violate regole concorrenza

Per l'Agcm Sgarbi avrebbe operato in regime di conflitto di interessi. Il sottosegretario dimissionario chiede alla premier Meloni di accertare l'operato degli altri membri del governo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

L’Antitrust certifica che Sgarbi avrebbe svolto attività incompatibili con il suo ruolo di sottosegretario alla Cultura. In sintesi, Vittorio Sgarbi avrebbe operato in regime di conflitto di interessi partecipando a eventi come presentazioni, mostre e lezioni.

La premier Giorgia Meloni, dal Giappone, rispondendo sul caso Sgarbi ha detto di accettare a questo punto le sue dimissioni: “Trovo corretta dopo il pronunciamento dell’Antistrust la scelta di dimettersi, per cui accolgo le dimissioni“.

Nel suo bollettino settimanale, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha scritto che “il Sottosegretario di Stato alla Cultura ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione dell’articolo 2, comma 1, lettera d) della legge 20 luglio 2004, n. 215″ ovvero la Legge Frattini sul conflitto di interesse”.

Le dimissioni di Vittorio Sgarbi

La pubblicazione del testo segue di pochi giorni le dimissioni di Vittorio Sgarbi, annunciate durante un evento a Milano. Le dimissioni sono state accettate dalla premier Giorgia Meloni, in missione in Giappone.

Durante quello che il diretto interessato ha definito “un colpo di teatro”, Sgarbi ha polemizzato con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accusandolo di non avere dignità. La colpa di Sangiuliano: avere ricevuto due lettere anonime che accusavano Sgarbi e averle girate all’Antitrust anziché al critico d’arte.

La lettera di Vittorio Sgarbi a Giorgia Meloni

L’affaire Sgarbi è poi proseguito con una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni. Nel testo non veniva utilizzata la parola “dimissioni”, ma si polemizzava ipotizzando un eventuale conflitto di interessi anche per altri esponenti del governo .

“Cara Presidente – scrive Sgarbi – non sono d’accordo con la delibera dell’Agcm, farò ricorso al Tar. Ma la delibera è chiara: non posso fare la vita che ho fatto per cinquant’anni, non posso essere me stesso ed essere sottosegretario”. Sgarbi ha attaccato frontalmente l’Autority parlando di una “forzata motivazione, di una decisione tanto ‘politicamente corretta’, quanto giuridicamente scorretta”.

“Nessun vero giurista – argomenta Sgarbi – comprende infatti per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando una incompatibilità con la funzione ministeriale, al punto da distorcerne il senso”.

Vittorio Sgarbi ringrazia poi Giorgia Meloni per il basso profilo tenuto nella vicenda, ma si tratta di un espediente per attaccare altri, ovvero anonimi “agguerriti oppositori” che “hanno imbastito una vera persecuzione giornalistica e televisiva (con la Tv di Stato!)”. Chiaro il riferimento a Report, che insieme al Fatto Quotidiano ha seguito con maggiore attenzione la vicenda.

Poi l’attacco a Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura con il quale Sgarbi è in rotta di collisione dallo scorso ottobre: “Però se il Governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro) ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del Governo (peraltro in base alla lettera anonima di un pluripregiudicato) è giusto che io chieda all’antitrust (scritto in minuscolo, ndr) che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni con gli stessi criteri“.

L’ultimo attacco è nuovamente per l’Antitrust, accusata di non avere rispettato l’articolo 21 della Costituzione che difende la libertà d’espressione.