L’insolita carriera politica di Gianluigi Paragone

Come Gianluigi Paragone è passato dall'essere un giornalista e conduttore a un capo di partito con Italexit: ecco il suo percorso

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La carriera di Gianluigi Paragone non ha avuto inizio nel mondo della politica, bensì in quello del giornalismo, dopo essersi laureato in giurisprudenza. Nato a Varese nel 1971, nel 2005 viene scelto per guida la Padania, testata ufficiale della Lega Nord. Passa in seguito a Libero e inizia a condurre i suoi primi programmi televisivi. Per assistere alla sua discesa in politica occorre attendere ancora svariati anni. Il suo è stato un percorso decisamente poco convenzionale, che di seguito analizziamo nel dettaglio.

Gianluigi Paragone e il Movimento 5 Stelle

Il passo cruciale del percorso politico di Gianluigi Paragone è stato di certo l’avvicinamento al M5S. Si lega particolarmente ad alcune battaglie, come quella in contrasto con il decreto sulla vaccinazione obbligatoria della ministra Beatrice Lorenzin.

Sempre più inserito nei meccanismi del movimento, divenuto partito vero e proprio, al punto da condurne la festa ufficiale, Italia 5 Stelle, quando nel 2017 Luigi Di Maio, al tempo vicepresidente della Camera, viene indicato come nuovo capo politico, oltre che candidato premier.

Nel 2018 Paragone è pronto alla sua discesa vera e propria, candidandosi alle politiche nel collegio uninominale di Varese. Battuto da Stefano Candiani, centro destra in quota Lega, ma eletto senatore grazie al listino proporzionale.

Nel 2019 ha inizio la profonda crisi, che lo ha poi portato all’espulsione. Molto duro nelle sue esternazioni su Luigi Di Maio, dopo le elezioni europee deludenti per il M5S. Si astiene poi dal voto di fiducia al governo Conte, scettico sull’accordo con il PD, e arriva a votare contro la legge di bilancio 2020. La sua espulsione diventa inevitabile e così prosegue la carriera politica da indipendente.

Nasce Italexit

Aveva spiegato che nelle sue previsioni il Movimento 5 Stelle, e nello specifico Di Maio, lo avrebbe riaccolto, ma così non è stato. A giugno 2020 si è detto pronto a fondare un suo partito, Italexit, il cui nome spiega ampiamente il piano cruciale: portare l’Italia fuori dall’Ue e dall’euro.

Durante la pandemia di Covid vive la sua maggior esposizione mediatica online, provando a intercettare il pensiero dei tanti scettici delle scelte del governo. Critiche ai vaccini e al certificato digitale Ue, e non solo. Nel 2021 prova a mettere in pratica il consenso racimolato, ma le cose non vanno come sperato.

Il giornalista annuncia la candidatura a sindaco di Milano. Ottiene il 2,99% dei voti e non raggiunge il ballottaggio. Resta fuori, per poco, anche dal consiglio comunale. Come detto, però, la carriera politica di Paragone è molto sui generis. Decide infatti di presentare ricorso al TAR, chiedendo un nuovo conteggio delle schede. A suo dire, i voti mancanti sarebbero appena 43, ma la prefettura di Milano ne ha evidenziati 1541 e il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Altra “disavventura” giunge nel 2022. In vista delle elezioni politiche anticipate, Gianluigi Paragone svela il raggiungimento di un’intesa con Pino Cabras del gruppo parlamentare Alternativa, che però cinque giorni dopo scioglie il tutto. La campagna elettorale di Italexit però parte lo stesso. Un percorso che si conclude con l’1.9% dei voti alla Camera e l’1.87% al Senato, meno della soglia dello sbarramento. Dopo aver puntato il dito contro l’astensionismo, gestisce una bufera interna al suo partito e decide di cambiargli nome. Ora è Per l’Italia con Paragone.