L’Unione europea si allarga: quali saranno i prossimi Paesi a entrare

Nel suo discorso al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno sulla guerra della Russia, il premier Draghi ha parlato anche di allargamento dell'Unione

Pubblicato: 23 Giugno 2022 10:00

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Nel suo discorso al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno sulla guerra della Russia di Vladimir Putin e gli scenari plausibili per l’Europa, Mario Draghi è tornato anche sul tema caldissimo dell’allargamento dell’Unione, all’Ucraina in primis.

“Il Consiglio di fine mese rappresenta un’occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell’Unione, i suoi confini, la sua sicurezza, il suo sviluppo economico”, ha detto il premier dopo aver posto l’attenzione sulla strategia da adottare subito, in Europa, per contrastare la crisi del gas e del grano.

Cosa ha detto Draghi sull’allargamento

Negli ultimi decenni l’allargamento dell’Unione europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L’allargamento ha trasformato l’Unione europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5% e 6% della popolazione e circa un sesto del Pil globale. Ora, con l’Ucraina, si apre anche il capitolo della ricostruzione post-guerra.

Draghi ha ricordato come l’allargamento abbia creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza: campo energetico, trasporti, sicurezza alimentare, salute, studio, lavoro, solo per citare i principali. “Ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un’economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione. Ha esteso diritti e tutele, diritti e tutele sul lavoro assenti ancora oggi in altre parti del mondo. Ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica, al rispetto della dignità umana e dello stato di diritto” sottolinea il premier.

Come scritto nel Trattato sull’Ue, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell’Unione. L’adesione a questi principi non è una considerazione secondaria, è alla base del progetto europeo, rimarca.

Ma l’allargamento dell’Unione Europea comporterà “certamente” anche una “riflessione profonda” sulle regole che disciplinano il suo funzionamento, in politica estera, di sicurezza, in politica economica e in politica sociale. Per questo, Draghi insiste sulla opportunità di convocare “al più presto” una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida.

Quali saranno i prossimi Paesi a entrare nella Ue

Durante il Consiglio europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Già il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 aveva espresso la propria determinazione a sostenere pienamente la prospettiva europea dei Balcani occidentali. Durante la riunione del Consiglio europeo del dicembre 2006, i leader dell’Ue hanno ribadito che il futuro dei Balcani occidentali è nell’Unione europea.

I Balcani occidentali diventeranno parte integrante dell’Ue quando avranno pienamente soddisfatto i criteri di adesione e le condizioni stabilite nel processo di stabilizzazione e di associazione. Ma già il parere positivo della Commissione europea sull’adozione dell’euro da parte della Croazia a partire dal 2023 viene definito un “ottimo segnale, che naturalmente l’Italia accoglie con favore”.

A marzo 2020 i ministri degli Affari europei hanno dato il loro ok all’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania e la Repubblica di Macedonia del Nord. Il governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con questi due Paesi.

Nella discussione, che inizierà a questo Consiglio europeo, inoltre il presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito lo stesso Macron, questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato.

A giugno 2019 il Consiglio “Affari generali” ha adottato conclusioni sulla politica di allargamento dell’UE, che comprende Montenegro, Serbia e Turchia e sul processo di stabilizzazione e di associazione, che comprende Repubblica di Macedonia del Nord, Albania, Bosnia-Erzegovina e Kosovo.

La storia della Ue per allargamenti

I Paesi fondatori della Comunità europea, prima del Carbone e dell’Acciaio e poi via via divenuta Unione, sono 6: Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. Attualmente i Paesi membri dell’Ue sono 27. Ecco i successivi allargamenti:

  • 1973: Danimarca, Irlanda e Regno Unito (oggi il Regno Unito è uscito per via della Brexit)
  • 1981: Grecia
  • 1986: Portogallo e Spagna
  • 1995: Austria, Finlandia e Svezia
  • 2004: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria
  • 2007: Bulgaria e Romania
  • 2013: Croazia.

Il nodo Turchia

Un capitolo particolare riguarda la Turchia: la Turchia ha ottenuto lo status di Paese candidato in seguito al Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999. A dicembre 2004 il Consiglio europeo ha deciso che il Paese guidato da Recep Tayyip Erdogan soddisfaceva sufficientemente i criteri per l’avvio dei negoziati di adesione. Che sono partiti nell’ambito di una conferenza intergovernativa il 3 ottobre 2005. Il 18 febbraio 2008 il Consiglio ha adottato il partenariato per l’adesione riveduto con la Turchia.

A marzo 2016, i leader dell’Ue e la Turchia hanno convenuto di accelerare l’adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti, con l’obiettivo di abolire l’obbligo del visto per i cittadini turchi entro la fine di giugno 2016, a condizione che tutti i parametri di riferimento venissero soddisfatti.

Nell’aprile e agosto 2020 alcuni Stati membri hanno sollevato la questione del deterioramento della situazione nel Mediterraneo orientale e delle relazioni con la Turchia.

L’1 e 2 ottobre 2020 il Consiglio europeo ha ribadito piena solidarietà a Grecia e Cipro e sottolineato che è nell’interesse strategico dell’Ue avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia.

Nella riunione tenutasi due settimane dopo, i leader dell’Ue hanno deplorato le rinnovate azioni unilaterali e provocatorie della Turchia nel Mediterraneo orientale. Nel novembre 2020, in videoconferenza durante la pandemia, i leader dell’Ue hanno nuovamente condannato l’azione unilaterale della Turchia nel Mediterraneo orientale.

Criteri di adesione

Qualsiasi Paese europeo che rispetti i valori dell’Ue illustrati nel trattato sull’Unione europea e che si impegni per la loro promozione può chiedere di diventare membro dell’Ue.

La prima tappa per ogni Paese interessato consiste nel soddisfare i criteri di adesione che sono stati definiti nel 1993 durante la riunione del Consiglio europeo di Copenaghen e sono spesso indicati come i “criteri di Copenaghen“.

Questi stabiliscono una serie di condizioni democratiche, economiche e politiche per i paesi che intendono aderire all’Ue:

  • istituzioni stabili che garantiscano democrazia, Stato di diritto, diritti umani, nonché rispetto e tutela delle minoranze
  • un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Ue
  • la capacità di assumere gli obblighi risultanti dall’adesione – in particolare l’adesione agli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria – e darvi seguito in modo efficace

Quali vantaggi

Ma quali vantaggi concreti ha un Paese nel fare ingresso nell’Unione europea? Eccoli riassunti:

  • maggiore prosperità per tutti gli Stati membri: scambi commerciali tre volte superiori tra i nuovi e i vecchi Stati membri, 5 volte superiori tra i nuovi Stati membri
  • maggiore stabilità in Europa
  • maggiore peso dell’Ue sulla scena mondiale.