La guerra del gas fa tremare l’Italia di Draghi: tetto sul prezzo e razionamenti in arrivo?

La guerra in Ucraina è chiaramente anche una guerra del grano, e del gas. Tetto sul prezzo e razionamenti in arrivo?

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La guerra in Ucraina rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni “straordinarie”. Le forniture di grano sono a rischio nei Paesi più poveri del mondo (abbiamo parlato qui approfonditamente della crisi del grano), ma il problema non è solo questo. Sul tema è tornato il premier Draghi nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

La crisi del grano

Già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire.  Draghi sottolinea, ancora una volta, come questa guerra sia inevitabilmente di tutti.

Mentre il premier già pone le basi, almeno concettuali, della ricostruzione post-bellica (qui trovate cosa ha detto nello specifico), ricorda anche che i recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Mykolaiv, che secondo le autorità ucraine conteneva tra 250 e 300mila tonnellate di cereali.

Le proiezioni fornite dall’Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Per questo è assolutamente necessario liberare le scorte che sono in magazzino, in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre.

Nell’immediato – spiega ancora Draghi – è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. “Dopo vari tentativi falliti, non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l’ONU garantisca sotto la propria egida la sua esecuzione”.

La crisi del gas

Come sappiamo non c’è solo il grano, ma anche e soprattutto il gas. Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Europa, compresa l’Italia. Questa è, a tutti gli effetti, anche una guerra del gas.

In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio in Italia l’inflazione ha raggiunto il 7,3%, ma, se si escludono i beni energetici e alimentari, è meno della metà (qui abbiamo parlato della nuova ondata di rincari in arrivo, e a quali prodotti fare attenzione in particolare).

La settimana è partita con un ulteriore rialzo sulla piazza di Amsterdam: i contratti futures sul mese di luglio sono schizzati del 7,86% a 127 euro al MWh. Una speculazione evidente quella cui stiamo assistendo, perché il costo del gas è artificialmente più alto del suo effettivo valore di mercato.

La Russia chiuderà completamente il gas all’Italia e all’Europa?

E ora la possibilità che si arrivi a uno stop totale delle forniture di gas dalla Russia sta diventando concreta. Vladimir Putin, che sta minacciando l’Europa con la chiusura a singhiozzo dei rubinetti, potrebbe decidere di usare il blocco del gas per fare pressione verso i leader europei il prossimo inverno.

A delineare questo possibile scenario drammatico è stato il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), Faith Birol, in un’intervista al Financial Times. Si tratterebbe, come ovvio, di una svolta epocale. La Iea, che è finanziata principalmente dai membri dell’Ocse, l’anno scorso è stata uno dei primi organismi ufficiali ad accusare pubblicamente la Russia di manipolare le forniture di gas all’Europa, in vista dell’invasione dell’Ucraina.

“L’Europa dovrebbe essere pronta nel caso in cui il flusso il gas russo fosse completamente interrotto”, ha avvertito Birol, aggiungendo che più ci avviciniamo all’inverno, “più comprendiamo le intenzioni della Russia”.

I tagli al gas, sostiene Birol, sono orientati ad evitare che l’Europa riempia i depositi con gli stoccaggi e ad aumentare la leva della Russia nei mesi invernali. Una leva che potrebbe arrivare all’utilizzo estremo: la chiusura totale dei rubinetti del gas da parte di Mosca.

Il piano di Draghi per proteggere famiglie e imprese

E’ molto più possibile che arriveranno misure sempre maggiori e profonde sulla domanda, senza escludere il ricorso a veri e propri razionamenti.

Dall’inizio della guerra, il governo italiano si è mosso per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Draghi è riuscito a stringere accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall’Algeria all’Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti, anche nelle energie rinnovabili (qui abbiamo parlato approfonditamente delle nuove forniture di gas all’Italia e delle possibile soluzioni in caso di stop al gas russo).

Grazie a queste misure – ha chiarito Draghi – potremmo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall’anno prossimo.

Ma per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini, è essenziale agire anche – “e sottolineo ‘anche’, perché i campi di intervento sono vari e non si limitano a questo” precisa – sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia.

“I governi hanno gli strumenti per farlo”: la soluzione che Draghi propone da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, il cosiddetto price cap, che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca.

Il tetto europeo al prezzo del gas è una misura indispensabile per fermare la corsa al rialzo delle quotazioni naturalmente, ma è anche uno strumento forte per affermare una posizione netta dell’Europa contro la guerra di Putin. Il limite è una misura che non può essere assunta a livello di singoli Paesi, perché genererebbe uno svantaggio per chi la adotta: deve essere quindi frutto di una posizione comune europea.

Il piano italiano prevede il divieto di commerciare gas tra operatori in tutti i Paesi europei a un prezzo superiore agli 80 euro per megawatt ora (MWh). Nessuno così vorrebbe importarlo a cifre superiori, perché sarebbe anti-economico. La proposta italiana di un tetto compreso fra 80 e 90 euro al MWh verrà discussa proprio a Bruxelles.

Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. “Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente”.

Sul fronte aiuti a famiglie e imprese, intanto, dall’anno scorso l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche, che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi.

“Con questa misura abbiamo dunque chiamato le imprese che hanno beneficiato di rincari eccezionali a compartecipare a costi che tutta la società sta sopportando, una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità” ha precisato il premier.