Russia e Corea del Nord, l’alleanza che fa paura: cosa sappiamo sui soldati in Ucraina

L'alleanza militare fra Putin e Kim spaventa Kiev e Washington, che tuttavia definisce "disperata" la mossa del Cremlino. In terra russa sono stati addestrati e dispiegati 8mila militari nordcoreani. Cosa c'è dietro tutto questo?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 2 Novembre 2024 07:31

L’Ucraina è da quasi tre anni il tragico teatro di una guerra per procura. Non soltanto degli Stati Uniti contro la Russia, ma anche all’inverso dell’intero blocco anti-occidentale contro l’egemone americano. Un pezzo della terza guerra mondiale, come ha sapientemente notato Papa Francesco. E nel blocco anti-americano, che raccoglie la maggioranza dell’umanità e grandi potenze nucleare, figura anche la Corea del Nord.

L’alleanza fra Mosca e Pyongyang fa paura proprio per la sua “natura atomica”, oltre che per i timori di colpi di testa irrazionali da parte dei leader dei due Paesi. La notizia dell’arrivo di migliaia di truppe nordcoreane in terra russa ha riacceso i riflettori su questa amicizia di comodo. E che viene coltivata da tanto tempo.

Ci sono davvero soldati nordcoreani in Russia?

La risposta breve è: sì, circa 8.000 soldati nordcoreani sono stati trasferiti in territorio russo per partecipare ai combattimenti contro gli ucraini. Gran parte è posizionato nei pressi del confine meridionale, puntati verso Kharkiv e Kursk, oblast russo divenuto famoso perché piattaforma di una bruciante quanto fragile invasione da parte delle truppe di Kiev. Secondo le intelligence americana e ucraina, molte truppe nordcoreane avrebbero già partecipato ai combattimenti. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, ritiene che Pyongyang abbia inviato in Russia un totale di 10mila soldati, dispiegandoli prima nelle basi di addestramento nell’Estremo Oriente Russo e poi trasferendone la maggior parte nella regione di Kursk. Gli addestratori di Mosca hanno insegnato ai cooperanti della Corea del Nord come utilizzare artiglieria e droni e come condurre operazioni di fanteria di base, inclusa la bonifica delle trincee. L’intenzione del Cremlino sarebbe utilizzare queste forze straniere in prima linea.

Non una novità per l’esercito russo, che ha ampiamente cooptato e impiegato forze provenienti da altri Paesi, il più delle volte costringendo immigrati ad arruolarsi in cambio di cittadinanza (una tipologia “debole” di cittadinanza) e promesse di paghe per le loro famiglie in caso di morte in battaglia. In questo caso, la Corea del Nord ha invece inviato con cognizione di causa le proprie truppe, per diversi motivi. Il primo è prettamente geopolitico: il piccolo Stato asiatico è il socio di minoranza dell’alleanza con un grande impero, che sostiene economicamente e materialmente il regime di Kim Jong-un. La capacità nucleare della Corea del Nord è cresciuta negli ultimi anni proprio grazie alla tecnologia e al know-how dei russi, che hanno fornito anche aiuti essenziali come carburante e perfino cibo. Ed è questo il secondo motivo della cooperazione: in alcune zone del Paese asiatico centinaia di famiglie muoiono di freddo e fame, anche se il regime cerca di oscurare ogni segno di debolezza.

Nei fatti, i soldati nordcoreani sono stati inviati per fare esperienza di combattimenti autentici. Terribile, ma ineffabile realtà. Perché, a dispetto delle continue e tonanti minacce, la Corea del Nord non ha letteralmente mai fatto la guerra a nessuno. Ai tempi del conflitto di Corea (1950-1953), non esisteva ancora come Stato sovrano. Da questo punto di vista, potremmo addirittura definirlo il Paese più pacifico del mondo. Non certo pacifista, chiaramente. Soprattutto di questi tempi, in cui Pyongyang lancia missili balistici nel Mar del Giappone, contribuendo all’instabilità del quadrante più strategico per gli Stati Uniti: l’Indo-Pacifico. In questo senso l’alleanza fra Vladimir Putin e Kim potrebbe rivelarsi un grande tassello della tempesta perfetta, in un momento storico in cui l’America è stanca e impegnata su troppi fronti caldi.

Kim al fianco di Putin “fino alla vittoria”

Anche sul piano della propaganda, la Corea del Nord ha dimostrato di aver imparato dal grande partner. La ministra degli Esteri Choe Son Hu ha confermato ulteriormente l’asse fra il Paese e Mosca in un incontro nella capitale russa con l’omologo Sergei Lavrov. E ha tuonato che Pyongyang sarà “sempre saldamente al fianco dei compagni russi” nel conflitto in Ucraina “fino alla vittoria”. La diplomatica ha sottolineato come, “fin dall’inizio dell’operazione militare speciale”, Kim Jong-un abbia dato istruzioni “di sostenere e fornire assistenza all’esercito russo e al popolo russo con coerenza e forza”, mentre gli Usa e i Paesi occidentali “stanno cercando di scatenare una guerra totale”. Ovviamente non è giunto alcun riferimento esplicito alle truppe nordcoreane dispiegate nella regione di Kursk, sotto attacco ucraino, ma una dichiarazione di unità di intenti che non lascia spazio a fraintendimenti.

La ministra nordcoreana ha poi ribadito che la Corea del Nord “continuerà a rafforzare il suo arsenale nucleare” e non cambierà “in nessun modo” la sua rotta in merito. Anche Lavrov ha confermato i contatti “molto stretti” fra i vertici militari e dei servizi di sicurezza dei due Paesi. Il ministro ha poi dato sfogo alle consuete minacce, dichiarando che Russia e Usa sono “sull’orlo di un conflitto militare diretto”.

Una situazione destinata a non cambiare a prescindere da chi sarà il prossimo presidente americano. “Non vediamo alcuna prospettiva che la linea anti-russa degli Stati Uniti possa cambiare”. Intanto a dicembre il ministro degli Esteri russo potrebbe recarsi per la prima volta in un Paese dell’Unione europea dall’inizio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022. Lavrov infatti, come confermato dalla portavoce del ministero Maria Zakharova, si recherà a Malta per partecipare a una riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Osce.

Soldati nordcoreani affidati a tre generali fedelissimi di Kim Jong-un

Operazioni speciali, intelligence militare e logistica: Kim Jong-un ha inviato tre generali, suoi strettissimi collaboratori, a coordinare le principali attività che potrebbero vedere impegnati gli ottomila soldati nordcoreani inviati in Russia. La mossa del dittatore, in adempimento del patto di mutua difesa siglato a giugno a Pyongyang con Putin, coinvolge due militari di alto rango ben noti, Kim Yong-bok e Ri Chang-ho, e il maggiore generale Sin Kum-cheol, poco coperto dai report dei media dello Stato eremita, secondo l’intelligence di Seul. Il ruolo di questi ufficiali di vertice segnala il serio impegno della Corea del Nord nel supportare il Cremlino.

Kim Yong-bok, in auge da anni, è salito al grado di colonnello generale ed è vice capo dello Stato maggiore dell’Esercito popolare coreano, con la piena responsabilità delle Forze per le operazioni speciali (Sof). Oltre a far parte del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, Kim è il comandante della Grande unità combinata del Kpa (nota come “taeyonhap pudae”), nell’ambito dell’XI Corpo d’armata (i cosiddetti “Storm Corps”). La sua nomina è stata resa pubblica nell’aprile del 2015, in occasione di un ciclo di grandi esercitazioni militari guidate da Kim Jong-un. La promozione a colonnello generale e dell’aprile del 2017, anno di grandi manovre delle forze per le operazioni speciali (Sof).

Il tenente generale Ri Chang-ho, invece, è a capo del Reconnaissance General Bureau, la potente intelligence militare, grazie a una nomina decisa dalla plenaria dell’ottavo Comitato centrale del giugno del 2022. Ri, colpito dalle sanzioni di Seul a causa del suo coinvolgimento in attacchi informatici, ha accompagnato Kim Jong-un a diversi eventi significativi nel corso del 2024. A Sin Kum Cheol, capo della direzione operativa principale, farebbe capo invece il settore della logistica.

Gli affari Russia-Corea del Nord e la posizione degli Usa

La mossa nordcoreana rischia di chiamare in causa la Corea del Sud, satellite degli Stati Uniti e finora restia a inviare armi più potenti all’Ucraina, nonostante abbia fornito larga parte delle munizioni utilizzate dalle truppe di Kiev. Secondo un rapporto dell’Institute for National Security Strategy, un think tank gestito dalla principale agenzia di spionaggio di Seul, oltre a inviare forniture militari alla Russia per aiutarla nella guerra d’Ucraina, la Corea del Nord avrebbe anche incrementato l’export di manodopera e altre attività illecite per ottenere valuta estera. Il tutto in barba alle sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo senso sono ben più di un’avvisaglia i propositi di cooperazione nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’estrazione mineraria e di promuovere ulteriormente il turismo russo in Corea del Nord.

Come all’epoca della visita di Putin in Corea del Nord, a giugno 2024, Washington ha sottolineato la “disperazione” della Russia, costretta a ricorrere a soldati di un altro Stato per sopperire alle grandi difficoltà della guerra in Ucraina. Se da un lato è innegabile che Mosca, nonostante gli importanti successi bellici che sta conseguendo nel 2024, non riesca a piegare la resistenza ucraina, dall’altro è tuttavia evidente come la cooperazione russo-nordcoreana sia un messaggio fortissimo all’Occidente globale. Il resto del mondo è contro di voi e può unirsi anche militarmente con grande facilità, attraverso le sperdute e insondabili pianure dell’Asia Centrale. Con la collaborazione del più grande rivale degli Usa, la Cina, sebbene non veda di buon occhio una relazione così stretta fra Mosca e Pyongyang. La convenienza di mantenersi ambigua ha spinto però il ministero degli Esteri cinese a dire letteralmente che i crescenti legami tra Pyongyang e Mosca “sono fatti loro”. Al momento tutte le altre potenze del pianeta sono alleate in funzione anti-americana. Ed è un grosso, grossissimo problema per la nostra pacificata e post-storica parte di mondo.

Oltre a Pyongyang, a fornire armi, soprattutto droni, a Mosca è stato anche l’Iran. Altro grande impero impegnato in una guerra per procura contro gli Stati Uniti sull’altro fronte caldo del nostro tempo: il Medio Oriente. Intanto le tensioni nella penisola coreana sono inoltre al punto più alto degli ultimi anni, con il ritmo dei test sulle armi di Kim e delle esercitazioni militari combinate che coinvolgono Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone che si intensifica sempre di più. Le Coree si sono anche impegnate in una guerra psicologica in stile Guerra Fredda, con la Corea del Nord protagonista del lancio di palloncini contenenti tonnellate di spazzatura sul Sud. Seul, da parte sua, trasmette propaganda anti-nordcoreana tramite altoparlanti.

L’amicizia fra Mosca e Pyongyang durerà?

Il sodalizio fra Russia e Corea del Nord è figlio del suo tempo, potremmo dire usando una frase fatta. Figli e tempi però muoiono, prima o poi. Tenuti insieme dalla necessità narrativa di mostrare un fronte compattamente anti-occidentale, per dare architettura a un modello alternativo alle democrazie occidentali, i due Paesi mostrano piedi d’argilla. Innanzitutto Mosca ha bisogno di armi e munizioni in questa specifica fase della guerra, caratterizzata da un enorme sforzo militare e industriale, ma ben presto la conversione in economia di guerra voluta da Putin aumenterà la capacità russa di produzione di armi e missili. Senza contare che i proiettili nordcoreani sono utilizzabili solo dagli apparecchi più datati della Federazione, di produzione sovietica, che saranno accantonati col progredire del conflitto.

Nonostante la contesa con gli egemoni Stati Uniti e la vicinanza a Pyongyang, Mosca ha continuato a intrattenere rapporti economici e commerciali con l’avversa Corea del Sud. Molti scambi si sono però interrotti, e la Russia vorrà prima o poi tornare a trattare in libertà con quello che, prima dell’invasione, era il quinto mercato per il suo export.

L’Ucraina ha soldati per altri 6-12 mesi di guerra

Sul fronte ucraino, le cose non vanno affatto bene. Soltanto negli ultimi sette giorni, le forze russe hanno conquistato oltre 150 chilometri quadrati di territorio nel Donetsk, cementando ancor di più il vantaggio tattico che sarà decisivo in fase di negoziati. Gli Stati Uniti considerano la mancanza di personale militare il problema principale di Kiev. Probabilmente ci saranno sufficienti soldati per altri 6-12 mesi di guerra, ha evidenziato il New York Times citando funzionari del Pentagono. L’Ucraina ha drasticamente ridotto il primato della Russia nell’uso dell’artiglieria, grazie al fatto che i difensori ucraini usano i droni d’attacco per distruggere i veicoli corazzati degli invasori. Tuttavia si sta sempre più palesando per il Paese un problema di carenza di soldati.

Fra meno di un anno, dunque, l’Ucraina si troverà con un numero di effettivi insufficiente a proseguire una guerra così estesa e sanguinosa. Kiev ha inviato alcune delle sue brigate di nuova creazione per sostenere l’offensiva nell’oblast di Kursk, piuttosto che per essere utilizzate per rafforzare la difesa nei quadranti orientale e meridionale o per creare riserve per una controffensiva prevista nel 2025. Secondo le stime più attendibili, il Paese avrebbe perso oltre 57mila soldati nei combattimenti. E, sebbene “le perdite della Federazione Russa siano il doppio”, questo è un numero significativo per un Paese molto più piccolo. Secondo i funzionari statunitensi, il Cremlino sta subendo enormi perdite e alcune parti del fronte sono diventate un tritacarne per i soldati russi. Tutto lascia insomma presagire che il conflitto proseguirà ancora a lungo, e che i prossimi negoziati resteranno lettera morta. Come tutti gli altri.