Benzina a 2 euro, bufera Meloni: la promessa mancata di Salvini

Il prezzo della benzina non accenna a calare e le promesse politiche fanno sentire il proprio peso: ecco perché Salvini non può fare ciò che ha garantito

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Prosegue l’allarme carburante, considerando come il prezzo della benzina abbia nuovamente raggiunto la soglia dei 2 euro per litro. In alcuni casi superata. Tutto ciò ha riportato alla mente le parole del ministro Matteo Salvini, che risalgono a febbraio di quest’anno. Una chiara promessa che oggi appare impossibile da mantenere.

Le promesse di Salvini

Procedere con la riduzione delle accise su benzina, gasolio e GPL fa parte del programma elettorale della Lega. È infatti ben segnalato tra le proposte, indicando ciò come parte di una generale politica di riduzione del carovita.

Il ministro Salvini ha poi avuto modo di riconfermare questa proposta, mostrandosi certo della possibilità di attuare tale misura. Un procedimento che però sarebbe scattato soltanto in caso di nuovi aumenti del costo del carburante, e non a prescindere per “ridurre il carovita”.

Mesi fa aveva spiegato come la speranza fosse di vedere il carburante stabile a 1.8 euro al litro ma, nel malaugurato caso di un aumento, il governo sarebbe intervenuto. Ecco, gli aumenti da allora sono stati regolari e il fatto che oggi si torni a parlare di queste promesse è soltanto perché si è superata una soglia psicologica, quella dei 2 euro al litro. La situazione però di certo non era più rosea una settimana fa o ancor prima, con il costo medio superiore a 1.9 euro al litro.

Sui social non mancano i video che ricordano al governo i tanti annunci, il che genera un gravoso malcontento nei confronti dell’esecutivo di Giorgia Meloni, insieme ad altri argomenti caldi. Ma quindi le accise possono essere tagliate? In merito si è espresso il ministro Adolfo Urso, che ad Agorà ad agosto scorso ha detto chiaramente come un taglio del genere costerebbe un miliardo di euro.

“Riproporre quanto fatto dal governo Draghi costringerebbe a trovare 12 miliardi di euro all’anno in altro modo, cioè più di quanto costava il Reddito di Cittadinanza”. Promesse che si sgretolano dinanzi alla realtà dei fatti, dunque.

Il programma del governo Meloni

Speranze sulle accise a parte, qual è il piano del governo di Giorgia Meloni per intervenire sul costo in aumento del carburante? Le ipotesi sono diverse e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato come la più avvalorata sia oggi una nuova social card. Qualcosa di molto simile all’iniziativa Dedicata a te, indirizzata alla spesa alimentare.

Un aiuto per le famiglie in difficoltà, più che un intervento generalizzato per tendere la mano al Paese. Il contributo, qualora venisse confermato, verrebbe assegnato in maniera automatica a chiunque dovesse rientrare nei requisiti previsti. Non ci sarebbe dunque nessuna necessità di presentare una domanda specifica.

In merito si è espresso anche il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha rassicurato tutti spiegando come dal prossimo Consiglio dei ministri si affronterà la materia. Saranno due i provvedimenti, ha spiegato, per famiglie e imprese. Altri invece saranno inseriti nella finanziaria.

L’ammontare di questa social card sarebbe di 150 euro, circa, ma ad oggi è molto presto per poter parlare di numeri. La soglia ISEE dovrebbe venir fissata intorno ai 25mila euro annui e la somma sarebbe utilizzabile per benzina, gasolio, GPL, metano e ricariche elettriche.